Corsa al Quirinale: vertice di centrosinistra alla Camera


Alla Camera vertice del centrosinistra per il Quirinale: Partito democratico, Movimento 5 stelle e Leu a confronto

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È iniziato da poco il vertice alla Camera, in sala Berlinguer, tra i leader del centrosinistra sul Quirinale. Presenti tra gli altri, spiega la Dire (www.dire.it), il segretario dem Enrico Letta e le capigruppo di Camera e Senato, Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, il leader M5S Giuseppe Conte con i capigruppo Davide Crippa e Mariolina Castellone e il segretario di Leu Roberto Speranza con i presidenti di Camera e Senato Federico Fornaro e Loredana De Petris. 

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L’ESITO DEL VERTICE

Il centrosinistra proporrà un tavolo con tutti i gruppi parlamentari. La coalizione tornerà a riunirsi domani mattina per decidere il comportamento di voto. È probabile che alla prima votazione Pd-Leu-M5s votino scheda bianca.

Questo il testo del documento condiviso da Enrico Letta, Roberto Speranza, Giuseppe Conte. “Nell’incontro delle delegazioni M5s, Pd e LeU, tenutosi questa mattina alla Camera dei Deputati, si è preso atto con soddisfazione del venir meno della candidatura più rappresentativa dell’intero centrodestra. Quanto avvenuto conferma che in questo Parlamento nessuno da solo elegge il Presidente della Repubblica. Come abbiamo sempre sostenuto, servono candidati di alto profilo, largamente condivisi e che siano in grado di rappresentare non una parte ma tutti gli italiani, a maggior ragione in questo particolare e difficile momento per il Paese. Nelle prossime ore promuoveremo i confronti necessari per arrivare ad un tavolo con tutti i gruppi parlamentari al fine di individuare il nome condiviso. Si è deciso che le delegazioni congiunte di M5s, Pd e LeU siano convocate in via permanente. Nella riunione di domani mattina sarà concordato il comportamento per la prima votazione”. Alla riunione di oggi a Montecitorio hanno partecipato anche i capogruppo Debora Serracchiani e Simona Malpezzi per il Pd, Federico Fornaro e Loredana De Petris per Leu.

RICCARDI IN CAMPO MA SI RAFFORZA DRAGHI

Dal vertice di centrosinistra esce Andrea Riccardi come possibile candidato della coalizione. Ma il nome di Mario Draghi esce rafforzato in vista del confronto con gli altri gruppi parlamentari. Enrico Letta, Roberto Speranza e Giuseppe Conte, coi rispettivi capigruppo, hanno definito il metodo per arrivare a un candidato di alto profilo che non sia identificabile con una sola parte politica. Decisivo un tavolo con gli altri gruppi parlamentari che dovrebbe tenersi nelle prossime ore. Si attende una risposta in tal senso da Matteo Salvini, che alle 18 e 30, dopo le riunioni coi grandi elettori della Lega, parlerà alla stampa. Il nome su cui il centrosinistra punta in prima battuta è quello di Andrea Riccardi, storico, docente universitario, già ministro, fondatore della comunità di Sant’Egidio. Oggi al vertice Letta, Speranza e Conte hanno deciso di tenerlo al riparo e non ‘bruciarlo’ nelle prime votazioni. Probabile dunque che si vada alla scheda bianca, in attesa di un’intesa politica, come detto. “Andrea Riccardi non è un nome di bandiera”, dicono infatti Federico Fornaro e Loredana De Petris, capigruppo di Leu a Camera e Senato. E un apprezzamento esplicito nei confronti di Riccardi viene anche da Giuseppe Conte: “È una candidatura che ha le caratteristiche che noi vorrremmo”, dice il presidente M5s. Il fondatore di Sant’Egidio deve tuttavia superare lo scoglio Salvini. Non è un mistero che la sua impostazione nelle politiche migratorie è radicalmente divergente da quella del leader leghista. Pur apprezzato da tutti nel centrosinistra, Riccardi potrebbe cadere per il veto del centrodestra. Fonti parlamentari, pur seganalando la candidatura di Riccardi, spiegano alla Dire che dopo la riunione di Montecitorio si rafforza l’ipotesi Draghi.

Lo stesso Conte al termine della riunione di questa mattina ha messo in chiaro che su Draghi non c’e’ un veto M5s. “Non poniamo veti, facciamo proposte”, ha detto il presidente pentastellato ai cronisti. Ed anche nella riunione che si è tenuta nella sala Berlinguer del gruppo Pd, a quanto apprende l’agenzia Dire, pur invitando “a non tirare Draghi per la giacchetta”, Conte ha molto ridimensionato la sua richiesta che il premier resti a Palazzo Chigi. Decisivo è l’orientamento che sta emergendo nei gruppi parlamentari M5s, e che vedono solo in Draghi l’uomo in grado di assicurare un governo per il dopo-voto sul Colle.