Covid, allarme della Fondazione Gimbe: “Si rischiano 2 milioni di casi”


Covid, nuovo allarme della Fondazione Gimbe: “Rischiamo i due milioni di casi, limitare i contatti e incrementare lo smart working”

Il Consiglio dei ministri proroga lo stato di emergenza: obbligo di test negativo per chi arriva dai Paesi Ue fino al 31 gennaio. Per i non vaccinati anche una quarantena di cinque giorni

“La situazione dei numeri non ci incoraggia particolarmente, ma ci sono anche buone notizie. Abbiamo una quantità enorme di casi, mai vista, tanto che molti hanno definito la omicron come il virus più contagioso della storia e i numeri che stiamo vedendo la dicono chiaro in questo senso. Abbiamo in media mobile circa 100mila casi al giorno”. Lo ha detto il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, ospite della trasmissione ‘L’Italia s’è desta’, contenitore di Radio Cusano Campus.

Cartabellotta ha poi aggiunto: “La buona notizia è che al crescere dei nuovi casi non corrisponde un parallelo incremento dei ricoveri. Ovviamente crescono anche questi numeri, ma le percentuali rispetto al totale dei positivi si riducono progressivamente. Ogni 100mila persone positive, 1100 vengono ricoverate in area medica e 120 in terapia intensiva“. Il presidente della Fondazione Gimbe ha poi sottolineato che “sicuramente è dovuto all’aumento delle dosi booster e ci auguriamo anche alla minore virulenza della variante omicron. C’è una congestione degli ospedali meno veloce, però comunque l’impatto c’è e con questo tasso di crescita rischiamo di arrivare a 2 milioni di positivi e se anche il tasso dei ricoveri fosse l’1% avremmo 20mila persone in ospedale. Bisogna dunque provare ad abbassare la circolazione del virus. Il 6,8% di positività dei tamponi antigenici dimostra che c’è una grandissima circolazione virale”.

Secondo Cartabellotta, però, “tutte le misure messe in campo finora dal governo sono una sommatoria di pannicelli caldi che non riescono a rallentare la circolazione. Adesso vediamo cosa verrà fuori dal prossimo consiglio dei ministri. Bisogna limitare i contatti sociali, magari incrementando lo smart working. Mi preoccupa che si prenda tempo prima di assumere decisioni, perché i numeri sono già evidenti”.

Interpellato sulla scuola, spiega la Dire (www.dire.it), Cartabellotta ha infine dichiarato che “la scuola rappresenta un bacino di contagi. È chiaro che non avendo lavorato sugli aspetti strutturali, possiamo modificare quanto vogliamo le modalità di screening e quarantena, ma con questa circolazione virale così alta bisogna fare delle valutazioni. Se decidiamo di tenere aperte le scuole bisognerà chiudere qualcos’altro perché non abbiamo tanti margini per far circolare il virus”, ha concluso.