Steatoepatite non alcolica: speranze da BIO89-100


Steatoepatite non alcolica: il nuovo agente sperimentale BIO89-100 riduce il volume della milza e il grasso epatico

Steatoepatite non alcolica: il nuovo agente sperimentale BIO89-100 riduce il volume della milza e il grasso epatico

Nei pazienti con steatoepatite non alcolica, BIO89-100, un analogo sperimentale del fattore di crescita 21 dei fibroblasti glicopegilato a lunga durata d’azione, ha ridotto il volume della milza correlato a una riduzione del grasso epatico, del volume del grasso epatico e dei livelli di PRO-C3. I risultati di uno studio di fase Ib/IIa sono stati presentati al The Liver Meeting Digital Experience.

BIO89-100 è in fase di sviluppo e studio per il trattamento della steatoepatite non alcolica (NASH), una forma cronica e progressiva di steatosi epatica per la quale attualmente non esistono trattamenti approvati. Milioni di americani sono affetti da questa condizione e si stima che i tassi continueranno ad aumentare, quindi la ricerca per potenziali nuove opzioni di trattamento è fondamentale.

Con lo scopo di studiare l’effetto di BIO89-100 sul volume della milza, i ricercatori hanno analizzato 20 pazienti (età media 47,6 anni) con NASH confermata dalla biopsia e grasso epatico maggiore del 10%, sottoposti a due diversi dosaggi del farmaco (27 mg a 8 pazienti e 36 mg ad altri 8) o placebo (4 pazienti) per 12 settimane.

Riduzione del volume della milza e del grasso epatico
Il volume della milza è stato valutato mediante risonanza magnetica al basale e al giorno 50. Nei pazienti trattati con attivo ma non con placebo il volume si è ridotto, e la riduzione era correlata con una diminuzione percentuale del grasso epatico (r = 0,58), del volume del grasso epatico (r = 0,59) e del Pro-C3 (r = 0,41), un nuovo e più preciso marker del collagene per la fibrosi epatica.

«I dati presentati all’American Association for the Study of Liver Diseases (AASLD) sono un’analisi post hoc dello studio proof-of-concept di fase Ib/IIa che ha valutato BIO89-100 in pazienti con NASH. La sottoanalisi che ha studiato la correlazione tra grasso epatico e volume della milza ha dimostrato che il trattamento con la nuova molecola ha ridotto il volume della milza in media dell’11,8% in questi soggetti» ha affermato l’autore dello studio Rohit Loomba, professore di medicina nelle divisioni di gastroenterologia e epidemiologia presso l’Università della California, a San Diego. «Questi sono risultati nuovi e hanno mostrato qualcosa di interessante su cui indagare, perché prima di questo studio le associazioni tra l’aumento del volume della milza e i miglioramenti nella NASH non erano stati valutati in modo sistematico».

Salvaguardare il flusso sanguigno portale
Il messaggio più importante che emerge dalla ricerca è che i dati presentati mostrano che l’aumento del grasso epatico e l’infiammazione possono portare a un peggioramento subclinico del flusso sanguigno portale, che quindi porta a un aumento del volume della milza nei pazienti con NASH senza fibrosi avanzata.

«Questa sottoanalisi ha dimostrato che BIO89-100 è stato in grado di ridurre il volume della milza rispetto al placebo, che è anche correlato al miglioramento del grasso e del volume del fegato. Pertanto, il flusso portale può essere migliorato con un trattamento che riduce significativamente il grasso epatico» ha aggiunto Loomba.

BIO89-100 ha le potenzialità per essere un trattamento ottimale per i pazienti con NASH. In futuro Loomba ritiene che valga la pena di continuare a studiare il meccanismo alla base della diminuzione del volume della milza, dato che potrebbe comportare più di un effetto sul grasso epatico. Inoltre, dovrebbe essere ulteriormente studiato il ruolo della misurazione del volume della milza come strumento non invasivo per la valutazione della pressione portale e il significato clinico dell’aumento subclinico della pressione portale nei pazienti con NASH.

BIO89-100 è in valutazione nello studio clinico di fase IIb ENLIVEN attualmente in corso per il trattamento di pazienti con NASH e fibrosi epatica di stadio 2 o 3. «Al momento non esistono terapie approvate per il trattamento di pazienti con NASH. Sono necessari farmaci efficaci, sicuri e tollerabili per trattare questa malattia cronica e progressiva. I ricercatori di tutto il mondo stanno lavorando instancabilmente per trovare opzioni nuove e innovative» ha concluso. «Questi risultati mostrano che abbiamo ancora molto da imparare e da capire sulla malattia del fegato grasso, ma siamo ottimisti per il futuro mentre la ricerca continua e vengono generati più dati».

Bibliografia

Loomba R et al. Treatment with BIO89-100 led to decreased spleen volume that was correlated with relative change in liver fat volume and PRO-C3 level in a phase 1b/2a, placebo-controlled, double-blind, NASH proof of concept (POC) study. Presented at: The Liver Meeting Digital Experience; Nov. 12-15, 2021 (virtual meeting).