Tumori femminili: Insieme contro il Cancro avvia lo studio Catalina


Tumori femminili: lo Studio Catalina è il nuovo progetto scientifico sostenuto dalla Fondazione Insieme contro il cancro

Tumore al seno triplo negativo metastatico: sacituzumab govitecan migliora la qualità della vita rispetto allo standard di cura

Ogni anno sono oltre 181mila le donne colpite da un tumore nel nostro Paese. La pratica di uno sport almeno tre volte a settimana migliora la qualità della vita e, per alcuni tumori, riduce il rischio di recidiva.

Nasce per questo lo Studio Catalina, il nuovo progetto scientifico sostenuto dalla Fondazione Insieme contro il cancro che ha visto la collaborazione di strutture sanitarie, associazioni di volontariato oncologico e circoli sportivi per definire insieme la migliore esperienza di cura per le malate oncologiche. Come costruire un patient journey che integri oncologia, nutrizione, psicologia e sport in modo da migliorare prognosi e qualità della vita è obiettivo dello studio. Lo studio è stato co-disegnato da medici e pazienti seguendo la metodologia Human Centered Design per il migliore coinvolgimento delle malate, a partire da iniziative assunte dall’Associazione italiana malati di cancro (Aimac) e dall’esperienza dell’associazione Rosaremo, che da 5 anni, su impulso della sua presidentessa Simona Lavazza, offre alle donne con tumore al seno percorsi di canottaggio. Promossa dalla prof.ssa Silvia Novello (Presidente di WALCE – Women Against Lung Cancer in Europe e Ordinario di Oncologia all’Università di Torino) che ne è il responsabile scientifico.

Il progetto impegnerà 100 pazienti nella pratica del canottaggio per 12 mesi, con lo scopo di misurarne i benefici in termini di outcome (PROM) e di esperienza di cura (PREM) e di sperimentare in che modo organizzare il percorso di cura valorizzando la collaborazione fra le diverse specializzazioni mediche, le associazioni di volontariato ed i circoli di canottaggio. La partecipazione del CONI e della Federazione Italiana Canottaggio permetterà al progetto di individuare anche quali nuovi percorsi formativi sviluppare a supporto di nuove figure che aiutino i malati oncologici nella corretta pratica di un’attività sportiva. La pratica sportiva può incidere positivamente sugli effetti collaterali delle terapie anti-tumorali, sull’ansia e sulla percezione del dolore. Inoltre, può migliorare l’umore, l’energia e favorisce l’inserimento sociale combattendo così la solitudine e depressione, purtroppo tipiche in chi sta affrontando un tumore. Il canottaggio potrà aiutare le partecipanti allo studio nel recupero dei movimenti di braccia e tronco, con vantaggi anche nel caso di gravi neoplasie in pazienti che mantengano un discreto performance status.

Sono stati coinvolti nel progetto e arruolate le pazienti di: l’AOU San Luigi Orbassano di Torino, l’Humanitas Gavazzeni di Bergamo, l’IOV di Padova, l’Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena” di Roma, all’Asl Roma, l’Ospedale Perrino di Brindisi, l’Istituto Nazionale Tumori Pascale di Napoli. Per lo svolgimento delle attività di canottaggio sono stati coinvolti: il Circolo dei Canottieri di Caprera di Torino, il Circolo Aniene e Deportivo di Roma, il Circolo Savoia di Napoli, il Circolo dei Canottieri di Padova, la lega Navale italiana sezione di Barletta. Saranno coinvolte nel reclutamento e accompagnamento delle malate: Rosaremo, Cuore di Donna, WALCE e altre associazioni che vorranno aggregarsi al progetto. FAVO (Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) patrocina l’iniziativa. Le condizioni di salute delle donne, anche dal punto di vista nutrizionale e psicologico, saranno analizzate attraverso uno screening iniziale, e poi rivalutate a 3, 6 e 12 mesi.

“Lo sport può essere considerato un “farmaco”, un attore principale nella prevenzione oncologica primaria e terziaria e un coadiuvante nel trattamento oncologico – spiega la prof.ssa Silvia Novello-. E’ ormai scientificamente provato da numerose ricerche condotte negli ultimi anni. Con lo Studio Catalina vogliamo offrire un contributo tangibile alla ricerca con uno studio che prospetticamente valuta se sia possibile aiutare le donne nel loro percorso di malattia attraverso uno sport bellissimo come il canottaggio. I tumori interessano in totale oltre 1 milione e 900 mila pazienti. I tassi di sopravvivenza sono fortunatamente in aumento e questo dato rende sempre più necessari progetti di ricerca che possano garantire una migliore reazione alle terapie e una più efficace riabilitazione, per poter garantire qualità oltre che quantità di vita. Alcune forme di tumore sono in aumento soprattutto tra le donne. Vanno quindi trovate nuove soluzioni per sostenere le donne anche nella prevenzione terziaria e nella riabilitazione”. “Sempre più donne riescono a sconfiggere i tumori – conclude Francesca Traclò, Vicepresidente Fondazione “Insieme contro il cancro” -. L’Helpline nazionale di Aimac riceve ogni giorno molte richieste da parte di malati e caregiver sulla possibilità o meno di fare sport durante e dopo le terapie. E’ evidente quindi che questa opportunità deve essere meglio analizzata attraverso studi specifici”.

Il programma sportivo previsto dal progetto è l’Attività Fisica Adattata (APA o AFA) che è stata l’estensione del progetto scientifico. Si tratta di esercizi regolati sulla base delle esigenze del singolo paziente, per tipologia, quantità, durata, frequenza e intensità. Un coach accompagnerà le partecipanti per tutta la durata dell’iniziativa, con un piano personalizzato di allenamenti. In caso di necessità specifiche sarà disponibile anche un fisiatra. “Siamo entusiasti di partecipare a questa iniziativa, perché da sempre ci occupiamo della promozione dell’attività fisica in tutta la popolazione – spiega Carlo Mornati, Segretario Generale CONI -. Lo sport è sempre più importante per il nostro Sistema Pase in quanto può avere non solo una valenza sociale ma anche medica. Va perciò contrastata a 360 gradi la sedentarietà che è una “malattia” ancora troppo diffusa. E questo deve avvenire anche in una categoria di persone molto particolare come le pazienti oncologiche”.

“Sport e salute rappresentano un connubio rilevante – sottolinea Giuseppe Abbagnale, Presidente della Federazione Italiana Canottaggio -. E’ necessario scoprire come l’attività fisica possa interagire con la medicina, affiancandola e migliorando la qualità di vita delle persone. Speriamo che questo studio potrà dare risposte importanti per molte donne. Al tempo stesso contribuirà a promuovere la nostra disciplina sportiva ad un numero maggiore di persone”. “Il canottaggio è uno sport misto sia aerobico che e anaerobico – aggiunge il prof. Attilio Parisi, Rettore Università di Roma Foro Italico -. Può essere molto impegnativo a livello cardiovascolare e respiratorio e perciò offre moltissimi benefici a livello muscolo-scheletrico mettendo in movimento quasi tutto il corpo allo stesso momento”.

“Merita quindi di essere meglio analizzato anche da un punto di vista di aiuto che può fornire alla prevenzione oncologica terziaria – conclude il prof. Francesco Cognetti, Presidente di Insieme contro il Cancro -. Per esempio il carcinoma polmonare risulta in crescita a causa dell’incremento del vizio del fumo tra le donne. E molte pazienti non riescono a smettere nemmeno dopo la diagnosi. Altre neoplasie invece, come quello al seno, interessano una parte molto particolare del corpo femminile. Lo sport può rappresentare sempre un alleato del benessere femminile anche per quello di chi sta affrontando una neoplasia”.