G20 alle battute finali: l’accordo sul clima è difficile


G20, alla Nuvola dell’Eur si cerca l’accordo sul clima: la cronaca della seconda giornata a Roma iniziata con il lancio di una monetina a Fontana di Trevi

Clima, Covid e aiuti ai Paesi poveri: a Roma inizia il G20

È cominciata con un incontro a Fontana di Trevi la seconda e ultima giornata del G20 a Roma. I leader del summit che riunisce le venti maggiori potenze mondiali, accompagnati dal presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, hanno fatto una breve passeggiata e una foto di rito. Prima di recarsi alla Nuvola dell’Eur, sede del consesso, i
grandi della Terra hanno partecipato anche al lancio della monetina nella Fontana di Trevi, considerato di buon auspicio. La moneta da 1 euro lanciata dai leader mondiali è speciale: è stata coniata in Italia e sul retro è raffigurato l’uomo vitruviano, simbolo di questo G20.

DAI GAS SERRA ALLE CENTRALI A CARBONE, IL G20 ALLA PROVA

L’impegno per contenere l’aumento delle temperature entro 1,5 gradi, la data limite per garantire la neutralità delle emissioni di gas serra, lo stop alla costruzione di centrali a carbone e la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili: questi i punti stamane al centro dei negoziati del G20 sul clima, in coincidenza con l’apertura a Glasgow della Cop26.
Il tema della difesa del pianeta e della transizione energetica è stato al centro al forum di un discorso del presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, che ha parlato di “sfida decisiva dei nostri tempi” sottolineando che “agire in ritardo” potrebbe voler dire “pagare poi un prezzo molto più alto”. L’appello è stato rilanciato a Roma dal principe Carlo d’Inghilterra, che ha invitato ad “ascoltare la voce disperata dei giovani del mondo, che ci vedono come coloro che hanno in mano il loro futuro”.

Stando a una bozza di dichiarazione citata da fonti della stampa internazionale, però, al G20 il negoziato resta difficile. Alla data del 2050 come limite massimo entro il quale raggiungere la neutralità in materia di emissioni potrebbe essere sostituito un più generico riferimento alla “metà del secolo”. Se Draghi ha insistito ancora oggi sulla necessità di alzare l’asticella degli obiettivi climatici, fissando a 1,5 gradi e non a due il limite da non oltrepassare, “perché lo dice la scienza”, su altri punti potrebbero essere utilizzate formule generiche. Le fonti citano la possibilità di un impegno a “fare il massimo” per bloccare la costruzione di centrali a carbone per la fine degli anni Trenta. Sulla riduzione della dipendenza dei combustibili fossili l’impegno sarebbe invece “nel medio termine”.

Dalle scelte del G20 dipenderà anche la Cop26, in corso in Scozia fino al 12 novembre. I Paesi del forum sono responsabili di circa l’80 per cento delle emissioni di gas serra. Tra i pesi massimi, insieme con gli Stati Uniti e la Germania, ci sono Cina e India, potenze di industrializzazione più recente, fortemente dipendenti dal carbone e con fabbisogni energetici in crescita. Difficile capire se e come alle loro esigenze possa essere legato un altro capitolo, decisivo per i Paesi meno attrezzati ma più colpiti dalla crisi climatica: il trasferimento di fondi, per 100 o 150 miliardi di dollari l’anno, per aiutarli a fronteggiare il rischio della ‘catastrofe’.

DRAGHI: “LA LOTTA AL CAMBIAMENTO CLIMATICO È LA SFIDA DECISIVA”

Aprendo i lavori della seconda giornata del summit, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha subito ricordato l’importanza del tema ambientale sul tavolo del G20, dopo che ieri è emersa distanza tra i leader su misure immediate per contrastare il riscaldamento globale. “La lotta contro il cambiamento climatico è la sfida decisiva del nostro tempo. O agiamo adesso, affrontando i costi della transizione e andando verso un’economia più sostenibile, o interveniamo in ritardo, pagando poi un prezzo molto più alto e rischiando il fallimento“, ha detto il premier. “La lotta ai cambiamenti climatici coinvolge quasi letteralmente il mondo intero. Siamo uniti nel successo e nel fallimento”.

Il G20 fissa come proprio obiettivo il contenimento dell’aumento delle temperature globali entro 1,5 gradi e non due “perché così dice la scienza”, ha sottolineato Draghi. Secondo il padrone di casa del summit di Roma, “l’ultimo rapporto del Panel intergovernativo dell’Onu sul cambiamento climatico mostra che per scongiurare conseguenze catastrofiche dobbiamo attuare subito tagli significativi e rapidi delle emissioni“. Draghi ha aggiunto: “Dobbiamo ascoltare i moniti che arrivano dalla comunità scientifica globale, contrastare la crisi climatica in questa decade e onorare l’Accordo di Parigi e l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”.

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“I GOVERNI NON POSSONO FARE TUTTO, PRIVATI FACCIANO LA LORO PARTE”

Il premier italiano ha proseguito: “Il passaggio all’energia pulita è fondamentale per ottenere le necessarie riduzioni delle emissioni di gas serra. Non possiamo più rimandarlo. Questa transizione richiede uno sforzo significativo e i governi devono essere pronti a sostenere i propri cittadini e le imprese attraverso di essa. Ma offre anche opportunità per stimolare la crescita, creare posti di lavoro e ridurre le disuguaglianze. Sia il settore pubblico che quello privato devono fare la loro parte”.

Per Draghi è decisivo che all’azione dei leader mondiali seguano interventi da parte dell’imprenditoria: “I governi possono fissare obiettivi a breve e lungo termine e garantire stabilità politica, finanziaria e normativa. Ma non possono fare tutto. Le aziende private accelerano la diffusione delle tecnologie pulite, promuovono l’innovazione e promuovono la produzione su larga scala. Il finanziamento pubblico aiuta ad attrarre finanziamenti verdi e a ridurre i rischi per gli investimenti del settore privato. I partenariati pubblico-privato uniscono i due. Dobbiamo sostenere iniziative private che inseriscono priorità sociali e ambientali nei loro modelli di produzione, come l’iniziativa di Sua Altezza Reale il Principe Carlo sui mercati sostenibili”, ha spiegato il premier.

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“LE OPINIONI DEI PAESI SONO DIVERSE, MA BISOGNA AGIRE”

Draghi non ha nascosto le difficoltà di trovare un accordo che soddisfi tutte le parti in causa: “In questa stanza, abbiamo opinioni diverse su quanto rapidamente dobbiamo iniziare ad agire e sulla velocità con cui dobbiamo cambiare rotta. Le economie emergenti provano risentimento per i Paesi ricchi, per quanto hanno inquinato in passato, e chiedono aiuti finanziari per essere sostenuti in questa transizione. Si chiedono anche se gli impegni che prenderemo siano davvero credibili, visti i nostri fallimenti precedenti. Dobbiamo ascoltare queste preoccupazioni e agire di conseguenza, ma non possiamo sacrificare la nostra ambizione collettiva”.

“SERVE UNA CAMPAGNA PERMANENTE SUL CLIMA”

Il presidente del Consiglio ha continuato: “Le decisioni che prendiamo oggi avranno un impatto diretto sul successo del vertice Cop26 di Glasgow e, in definitiva, sulla nostra capacità di affrontare la crisi climatica. Ma la Conferenza Onu sul clima deve segnare l’inizio di una campagna permanente. Ogni anno dovremmo chiederci se abbiamo fatto abbastanza per cambiare rotta. E se le generazioni future ci guarderanno con gratitudine o risentimento“.

AL TAVOLO ANCHE IL PRINCIPE CARLO: “NON POSSIAMO NON ASCOLTARE LA VOCE DISPERATA DEI GIOVANI”

Per l’occasione, Draghi ha invitato anche il principe Carlo, nel giorno in cui a Glasgow si aprono i lavori della conferenza Cop26 delle Nazioni Unite. “Non si può non ascoltare la voce
disperata dei giovani del mondo
, che ci vedono come coloro che hanno in mano il loro futuro”, ha dichiarato il principe di Galles nel corso di un side event del G20 dal titolo ‘Il ruolo del settore privato nella lotta contro il cambiamento climatico’. Carlo, erede al trono della regina Elisabetta II, ha aggiunto che “in anni di attività di sensibilizzazione e consapevolezza rispetto ai rischi di una crisi ambientale ho deciso principalmente di ascoltare gli altri, perché è la cosa più importante”.

Tra le voci ascoltate al Principe, anche quelle “dei leader dei Paesi del Commonvwealth, le cui comunità sono le più vulnerabili rispetto al cambiamento climatico in assoluto”. Fondamentali anche “gli attori del settore privato”, ha evidenziato l’esponente della famiglia reale britannica. “Oltre 3mila amministratori delegati di tutti i comparti, compresi i servizi finanziari, detengono in asset ben oltre 60 trilioni di dollari“, ha sottolineato il principe. “Questi dirigenti si sono dimostrati molto sensibili sia alle opinioni dei consumatori, sia a quelle dei loro azionisti: entrambi chiedono un cambio di politica rispetto al clima”.

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“PER LA TRANSIZIONE ECOLOGICA SERVONO TRILIONI DI INVESTIMENTI OGNI ANNO”

“Se vogliamo raggiungere il vitale obiettivo climatico di 1,5 gradi – un obiettivo che salverà le nostre foreste e fattorie, i nostri oceani e la fauna selvatica – abbiamo bisogno di trilioni di dollari di investimenti ogni anno per creare le nuove infrastrutture necessarie alla transizione verso la sostenibilità. I governi da soli non possono raccogliere questo tipo di somme. Ma il settore privato può farlo, lavorando in stretta collaborazione con i governi e la società civile”. Così il principe Carlo sulla ricetta per contrastare il cambiamento climatico.

L’erede al trono della Regina Elisabetta II interverrà in settimana anche alla 26esima Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (Cop26), al via oggi a Glasgow. Il principe ha fondato quasi due anni fa la Sustainable Markets Initiative per un mercato più sostenibile. Nel quadro di questa iniziativa, sono emerse alcune necessità da parte del settore privato nell’ottica della lotta al cambiamento climatico e per la transizione verso la sostenibilità. Tra queste, ha evidenziato Carlo, quella di avere “chiari segnali di mercato dai governi, in modo da poter pianificare a lungo termine“, ma anche “l’allineamento delle tabelle di marcia dei Paesi, delle industrie e degli investimenti. In questa ottica, ha aggiunto l’erede al trono, “le banche multilaterali di sviluppo hanno un ruolo fondamentale da svolgere nella creazione di un ambiente favorevole agli investimenti che supporti un futuro sostenibile”.

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UE-USA SOSPENDONO DAZI SU ACCIAIO E ALLUMINIO

Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha espresso “grande soddisfazione per l’accordo raggiunto da Unione europea e Stati Uniti sui dazi su acciaio e alluminio. La decisione, che coincide con il Summit G20 di Roma, conferma l’ulteriore rafforzamento in atto delle già strette relazioni transatlantiche e il progressivo superamento del protezionismo degli scorsi anni”. Così una nota di Palazzo Chigi dopo la decisione di Ue e Usa di sospendere i dazi su acciaio e alluminio voluti dal predecessore di Joe Biden, Donald Trump, nel corso della sua presidenza.

DI MAIO VEDE IL MINISTRO DEGLI ESTERI INDIANO

“Relazioni bilaterali, intensificazione del dialogo e cooperazione in materia di transizione energetica e situazione afghana. Questi i temi al centro di un incontro
bilaterale tra il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, e l’omologo indiano S. Jaishankar, che si è tenuto a margine del G20 in corso a Roma”.
Lo comunica in un tweet la Farnesina.

Successivamente, il ministro degli Esteri, ricordando le parole del principe Carlo (“Abbiamo un’enorme responsabilità nei confronti delle generazioni che ancora devono nascere”), ha aggiunto su Facebook: “L’Italia sta dando il massimo sulla lotta agli stravolgimenti climatici, e dobbiamo essere sempre più ambiziosi. Il nostro impegno è evidente, ovviamente serve una spinta coraggiosa da parte di tutti i Paesi“.

JOHNSON: “REGNO UNITO DONA 50 MILIONI PER LE DONNE AFGHANE”

“Abbiamo la responsabilità di aiutare coloro che in Afghanistan sono più a rischio sotto il regime dei talebani, in particolare donne e ragazze. Il Regno Unito donerà 50 milioni di sterline a tal fine e esorto il G20 a dare priorità ai diritti delle donne e delle ragazze in tutti i nostri sforzi di sviluppo internazionale”. Lo scrive su Twitter il primo ministro britannico, Boris Johnson, da ieri a Roma per partecipare alla due giorni di lavori del G20.

A margine del summit l’inquilino di Downing Street ha incontrato oggi anche il presidente francese Emmanuel Macron in un vertice bilaterale. I due leader hanno concordato di lavorare su “misure pratiche e operative” per risolvere una controversia sui diritti di pesca seguita alla Brexit, come rendono noto media francesi rilanciando dichiarazioni dell’ufficio di Macron.

VERTICE TRA BIDEN ED ERDOGAN: “PREOCCUPATI PER I MISSILI RUSSI”

A margine degli incontri in programma alla Nuvola dell’Eur, si è tenuto un vertice bilaterale tra il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Ieri Erdogan aveva incontrato, tra gli altri, il premier Mario Draghi. Un bilaterale poco gradito agli attivisti curdi, che hanno accusato il governo italiano di “complicità” nel conflitto tra Turchia e curdi.

“Preoccupazione” per il “possesso” da parte della Turchia del sistema missilistico S-400 russo, oltre che un una particolare “enfasi sul rispetto dei diritti umani, delle istituzioni democratiche e dello stato di diritto”. A esprimerle è stato il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, nel corso del bilaterale con l’omologo turco. A renderlo noto con un comunicato è stata la Casa Bianca, come si legge sul portale dell’emittente Cnn.

Nonostante le questioni in sospeso con Ankara, Biden, si legge nella nota, “ha ribadito la partnership in materia di difesa con la Turchia e l’importanza di quest’ultima come alleato nel contesto della Nato”. Il Paese mediorientale dispone di un S-400 di fabbricazione russa, un sistema d’arma antiaereo di nuova generazione progettato per neutralizzare diversi tipologie di minacce militari, dal luglio 2019. L’anno scorso, durante l’amministrazione dell’ex presidente Donald Trump, Washington aveva anche annunciato delle sanzioni contro Ankara a causa di questo acquisto da Mosca.

MACRON: “PARTENARIATO EUROPA-AFRICA DURANTE PRESIDENZA UE ALLA FRANCIA”

“In termini di economia, mobilità, sicurezza ed ecologia, condividiamo tante sfide! Sì, il partenariato Europa-Africa sarà uno degli obiettivi della Presidenza francese del Consiglio dell’Unione europea. La data è fissata: primo semestre 2022”. Lo ha scritto su Twitter il presidente della Francia, Emmanuel Macron, che sta partecipando ai lavori del G20 in corso a Roma. In settimana l’inquilino dell’Eliseo aveva già annunciato l’intenzione di arrivare a un accordo tra Europa e Africa in fatto di immigrazione, sempre nell’ambito della presidente francese del Consiglio dell’Ue al via a gennaio 2022.

FAKI (UNIONE AFRICANA): “GIORNATA PRODUTTIVA, AGIRE CON URGENZA SU VACCINI E CLIMA”

“Una prima giornata produttiva qui al summit del G20 di Roma. Ho esortato i leader mondiali ad agire con urgenza in fatto di equità vaccinale e giustizia climatica, al fine di garantire la ripresa economica globale”. Così su Twitter, spiega la Dire (www.dire.it), il presidente della Commissione dell’Unione Africana (Ua,), Moussa Faki Mahama, che sta partecipando ai lavori del forum dei grandi in corso nella Capitale. Il principale organismo multilaterale africano, che comprende al suo interno tutti i 55 Paesi del continente, sta prendendo parte al G20 su invito della presidenza italiana.