Medicina di laboratorio, la base per le terapie


Il Covid ha messo in evidenza il fondamentale ruolo della medicina di laboratorio sia nel fare diagnosi che nel dare le indicazioni per migliore cura dei pazienti

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La recente esperienza del COVID 19 ha messo in evidenza il fondamentale ruolo del laboratorio sia nel fare diagnosi che nel dare le indicazioni per la migliore cura possibile per tutti i pazienti e cittadini ricoverati in ospedale o curati a domicilio. Ma ancora nessun rappresentante della società è presente in commissioni e altri organi di consiglio come invece avviene in molti altri paesi.

La riflessione emerge dai lavori del 53° congresso nazionale della Società Italiana di Biochimica Clinica  e Medicina di Laboratorio.   “La nostra società scientifica è l’espressione di migliaia di professionisti, medici, biologi, chimici, tecnici di laboratorio che eseguono centinaia di migliaia di esami di laboratorio quotidianamente valutando le condizioni di salute  di tantissimi cittadini e capaci di determinare il 70% di tutte le decisioni cliniche” afferma la presidente SIBIOC Laura Sciacovelli  – un enorme lavoro  di  diagnostica di laboratorio che ha un costo molto ridotto, quantificabile  nel 2% della spesa sanitaria su base nazionale.”

“Questi dati indicano che siamo un investimento e non un costo. La pandemia lo ha dimostrato: la medicina di laboratorio  rappresenta una disciplina caratterizzata da grande efficienza e valore quotidiano per i cittadini, i pazienti sia curati in ospedale che a domicilio – spiega il presidente designato Tommaso Trenti  –  ma purtroppo, a fronte del forte impatto sulla salute dei cittadini e della presenza di importanti figure di riferimento appartenenti alla Medicina di Laboratorio protagoniste anche sullo scenario internazionale, nessun professionista di Medicina di Laboratorio è attualmente presente in Commissioni, Task Forces, Comitati o Consigli che riguardino la pandemia ed in generale la salute dei cittadini- questa “assenza” ha creato molta confusione nell’ambito dell’utilizzo delle varie opzioni di diagnostica sia molecolare, sierologica o antigenica, con importanti ricadute sulla diffusibilità del virus, la diagnosi precoce.”

“Il Laboratorio clinico è sempre più la ‘core activity’ del processo diagnostico-terapeutico, una componente irrinunciabile nella pratica medica e non un semplice servizio ancillare – prosegue il dr. Sergio Bernardini, past president di SIBIOC e prossimo presidente del Congresso Mondiale del 2023 – Siamo di fronte a un processo di innovazione organizzativa e culturale mai vista prima, un nuovo modello di Laboratorio che vede il crollo delle barriere tra le diverse area della Medicina diagnostica in cui Chimica Clinica, Ematologia, Microbiologia, Virologia, Genetica quali entità a se’ stanti in una “vecchia logica dei silos” vengono superate per portare “i bisogni del paziente al centro”, senza distinzioni ma promuovendo l’integrazione tra le diverse storiche discipline di laboratorio.”

Altro argomento di grande interesse è la sempre maggiore prossimità ai cittadini. “L’esecuzione dell’esame deve  avvenire in prossimità del paziente, modalità diagnostica che sarà ed è già parte dell’alleanza terapeutica nella medicina territoriale insieme al medico curante in particolare di medicina generale, allo specialista, al caregiver” sottolinea la dr.ssa Sciacovelli.

Infine, ampio spazio a digitalizzazione, e-health, telemedicina, Intelligenza Artificiale. Spiega il presidente eletto Trenti: “L’e-health, la digitalizzazione in sanità, la telemedicina, l’applicazione dell’intelligenza artificiale, la mobile-health sono fortissimi strumenti d’integrazione delle informazioni, in particolare di diagnostica, per determinare un nuovo modello di sanità capace di collegare i bisogni del cittadino in tutti i suoi momenti e percorsi di cura. L’efficacia dell’informazione diagnostica è centrale quando è integrata in tutti i luoghi di cura dal domicilio, al ricovero in strutture sanitaria a bassa intensità di cure o nelle strutture ad alta intensità di cure creando un ambiente capace di dare significato concretamente operativo ai nuovi modelli di cura.

Sarà così possibile utilizzare i Big Data, tanto ora proposti, per l’acquisizione di una grande mole di dati per singolo paziente capaci di generare algoritmi diagnostici predittivi, preventivi,  diagnostici   e di follow up, ovvero una diagnosi più precisa in tempi sempre più ristretti per generare salute.”

“Un processo evolutivo che vede l’Italia già punto di riferimento per tutti i pasi del Mediterraneo – conclude il dr. Bernardini –  riconoscendo il valore dei nostri professionisti e la grande produzione scientifica dei nostri ricercatori. Anche grazie all’utilizzo di  tecnologie emergenti, della Medicina Personalizzata, le Omiche quali Genomica, la Proteomica e la Metabolomica”.