Il Covid può aiutare a migliorare le cure oncologiche


La pandemia da Covid può aiutare a migliorare le cure per i malati di tumore grazie alle innovazioni sanitarie derivate dall’emergenza

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La pandemia di COVID-19 può aver messo il mondo in pausa, ma ha anche mostrato alla comunità medica come sia possibile un rapido progresso, con la giusta concentrazione e collaborazione.

Durante il vertice “Defining the ‘New Normal’ 2021 and the State of Cancer Care in America”, del Virtual Oncology Policy Summit del National Comprehensive Cancer Network (NCCN), cinque relatori hanno analizzato come applicare ai trattamenti oncologici le innovazioni sanitarie derivate dalla pandemia, compresa l’evoluzione delle cartelle sanitarie elettroniche (EHR), delle tecnologie per telemedicina e dei dati e analisi in real-world.

Cartella sanitaria elettronica: un’altra forma di assistenza virtuale

La tecnologia alla base della cartella sanitaria elettronica può non essere cambiata significativamente in risposta alla pandemia, ma è stata modificata l’interazione tra pazienti e operatori, afferma Jennie R. Crews, MD, MMM, Vice Presidente e Direttore medico dei Seattle Cancer Care Alliance Community and Network Programs. Nel momento in cui sono state messe in atto le restrizioni agli spostamenti a causa del COVID-19, aggiunge la dott.ssa Crews, le cartelle sanitarie elettroniche sono diventate un mezzo di comunicazione e istruzione tra medico e paziente, piuttosto che solo un registro di cure mediche. E spiega: “Con la cartella sanitaria elettronica possiamo occuparci virtualmente in tempo reale dei problemi dei pazienti e fornire loro informazioni che li aiutino a gestire la situazione in modo efficace, senza interazioni faccia-a-faccia”.

Gwen Darien, Vice Presidente Esecutivo della National Patient Advocate Foundation, sottolinea che l’utilizzo delle cartelle sanitarie elettroniche come mezzo di comunicazione può favorire la responsabilizzazione del paziente e la raccolta di informazioni in tempo reale. “In definitiva, i registri sono nostri e le informazioni anche”, afferma Darien. “La cartella sanitaria elettronica rappresenta un’opportunità di collaborazione tra i pazienti e gli operatori sanitari anche dopo la pandemia.”

Secondo Jeff Allen, PhD, Presidente e Amministratore delegato di Friends of Cancer Research, la cartella sanitaria elettronica da strumento amministrativo ed efficiente si è trasformata in un mezzo che ha migliorato la comunicazione tra il caregiver e il paziente. Il prossimo passo, tuttavia, sarà il suo utilizzo come ulteriore strumento di ricerca.

“Abbiamo imparato tanto dalla pandemia, cercando di comprendere rapidamente l’evolversi delle informazioni relative a popolazioni molto ampie, cosa che non avremmo potuto fare in un registro osservazionale formalizzato o in uno studio clinico”, dichiara il dott. Allen. “La cartella sanitaria elettronica può aiutare la ricerca aggregando i dati in un modo che non era tecnologicamente possible anni fa. In futuro potrebbe anche aiutarci a progettare meglio gli studi clinici”, conclude.

Opzioni avanzate di telemedicina

La diffusione della telemedicina ha permesso la continuità di cura durante la pandemia, ma la tecnologia è più di un semplice rimedio temporaneo. Secondo Timothy Kubal, MD, MBA, Senior Medical Director, Moffitt Cancer Center, la telemedicina diventerà una presenza fissa in oncologia.

“Quando è iniziata la pandemia, i miei pazienti hanno smesso di presentarsi, ma in seguito, con la telemedicina, i contatti sono ricominciati”, afferma il dott. Kubal. “In Florida, il 50% dei miei pazienti usa ancora la telemedicina, anche quelli che abitano vicino al centro. Gli esami vengono fatti in strutture locali e controllati il giorno dopo con la telemedicina. Non è necessario presentarsi di persona”.

La telemedicina è ancora in fase di sviluppo, ritiene Darien, ma la riorganizzazione dell’assistenza sanitaria, se fatta correttamente, potrebbe avvantaggiare tutte le parti interessate. “Abbiamo l’opportunità di trasformare la telemedicina in una chiamata a domicilio, che permette agli operatori di comprendere le problematiche e le difficoltà affrontate dai pazienti e il contesto sociale in cui vivono i loro problemi di salute”, aggiunge.

Tuttavia la telemedicina non è soltanto un consulto da remoto. La dott.ssa Crews mette in evidenza anche la potenzialità di monitorare il paziente da remoto. “È una grande opportunità”, afferma la dottoressa, che ha notato come numerose aziende stiano oggi sviluppando nuovi prodotti. “Tuttavia, perchè siano utili all’equipe medica, sono necessarie l’interoperabilità e la capacità di interfacciarsi con le cartelle sanitarie elettroniche”.

Secondo Crews, l’intelligenza artificiale aiuterà gli operatori a gestire i livelli di intervento richiesti, sulla base dei dati ottenuti da remoto. Se è necessario l’auto-intervento, per esempio, si possono fornire ai pazienti materiale educativo e promemoria, mentre i casi più urgenti possono essere demandati a un’equipe sanitaria, afferma.

Un maggiore utilizzo della telemedicina ha creato nuove possibilità di assistenza sanitaria, ma ci sono anche disparità di accesso che è necessario affrontare. Darien dichiara che gli operatori devono essere certi di non tralasciare inavvertitamente le popolazioni vulnerabili mentre i servizi sanitari continuano ad evolversi.

“Non è solo importante avere un iPhone o un Android aggiornati”, aggiunge. “Il problema è anche il divario tra le comunità rurali, che non hanno accesso alla banda larga, e quelle urbane che solitamente hanno un accesso a internet migliore.”

Sfruttare le evidenze del mondo reale per migliorare la conoscenza

Un’altra importante tendenza che emerge dalla pandemia è l’utilizzo dei dati real-world per ampliare la conoscenza, oltre a quella della tipica popolazione che partecipa agli studi clinici. Come spiega il dott. Allen, il COVID-19 and Cancer Consortium, avviato all’inizio della pandemia, era un’iniziativa globale per raccogliere informazioni sui pazienti oncologici risultati positivi al COVID-19.

“È straordinaria la rapidità con cui siamo riusciti ad ottenere importanti informazioni dai dati raccolti”, continua il dott. Allen. “In pochi mesi abbiamo raccolto dati dal mondo reale che hanno fatto la differenza nella gestione dei pazienti oncologici da parte degli oncologi e della comunità. Spero che si possa mantenere questo slancio per continuare a rispondere ai numerosi e scottanti interrogativi che interessano attualmente il settore dell’oncologia”, aggiunge.

Secondo Sarah Alwardt, PhD, Vice Presidente di Real World Research, Ontada, l’impatto globale del COVID-19 può essere sconosciuto, ma l’importanza dei dati del mondo reale negli studi clinici è un risultato chiaro. “Abbiamo raggiunto il punto di svolta nell’utilizzo dei dati real-world per accelerare la progettazione degli studi clinici e abbiamo la dimostrazione che questi dati sono affidabili”, afferma la dottoressa.

Anche se l’utilizzo dell’evidenza real-world può risultare di beneficio per alcuni pazienti, Darien sottolinea l’importanza di non tralasciare tutti gli altri malati. “L’impatto dell’evidenza del mondo reale è valido solo come rappresentazione delle persone colpite da queste malattie e questo è un problema costante e complesso”, afferma. “Dobbiamo essere certi di utilizzare i dati real-world e le analisi in modo equo per colmare le lacune nelle cure”.

FONTE: AIOM