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Artrite reumatoide: olokizumab efficace sui sintomi

Artrite acuta sindrome metabolica

Il trattamento con olokizumab si associa a miglioramenti significativi dei segni, dei sintomi e della funzione fisica nei pazienti con artrite reumatoide

Il trattamento con olokizumab si associa a miglioramenti significativi dei segni, dei sintomi e della funzione fisica nei pazienti con artrite reumatoide e risposta non soddisfacente a MTX. Queste le conclusioni di un trial recentemente pubblicato su ARD.

Razionale e disegno dello studio
“La citochina pro-infiammatoria IL-6  gioca un ruolo significativo nella patogenesi dell’AR – ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio – Due anticorpi diretti contro il recettore di IL-6 si sono dimostrati relativamente sicuri ed efficaci contro la malattia e sono già approvati per il trattamento di questa condizione”.

Olokizumab (OKZ) è un inibitore di IL-6. A differenza di tocilizumab, anticorpo monoclonale diretto contro il recettore dell’IL-6, OKZ è un inibitore della citochina stessa; tale inibizione blocca selettivamente l’assemblaggio finale del complesso di segnalazione, incaricato di mediare la risposta pro-infiammatoria.

“I primi studi clinici condotti su olokizumab avevano documentato la capacità della molecola di ridurre rapidamente i livelli di IL-6 e di CRP, effetti che si sono prolungati nel tempo in ragione dell’emivita elevata della molecola pari, approssimativamente, a 31 giorni”.

Per analizzare l’efficacia e la sicurezza di olokizumab in pazienti con AR attiva nonostante il trattamento con MTX, i ricercatori hanno condotto un trial multicentrico, controllato vs. placebo, di fase 3.

Nello specifico, sono stati reclutati 428 pazienti adulti provenienti da 42 centri ospedalieri dislocati in Russia, Bielorussia e Bulgaria. Questi sono stati randomizzati, secondo uno schema 1:1:1, a trattamento con olokizumab 64 mg sottocute a cadenza quindicinale o a cadenza mensile, oppure a trattamento con placebo.
Tutti i partecipanti allo studio era stati trattati con MTX.

L’endpoint primario di efficacia era dato dalla proporzione di partecipanti che aveva soddisfatto la risposta ACR20 a 12 settimane. Tra gli endpoint secondari vi erano la percentuale di partecipanti che aveva raggiunto un punteggio DAS28CRP< 3,2, il punteggio di disabilità HAQ-DI a 12 settimane, la risposta ACR50 e un punteggio CDAI uguale o inferiore a 2,8 a 24 settimane.

I ricercatori hanno anche valutato la safety e l’immunogenicità nel corso dello studio.

Risultati principali
Dai dati è emerso che le risposte ACR20 erano più frequenti nei gruppi trattati con olokizumab – 63,6% tra quelli sottoposti a trattamento con la molecola ogni 2 settimane e 70,4% tra quelli trattati a cadenza mensile – rispetto al placebo (25,9%; p<0,0001 per entrambi i confronti).

In aggiunta, ci sono state differenze significative in tutti gli endpoint secondari di efficacia tra i pazienti trattati con olokizumab e quelli del gruppo placebo.

Per quanto riguarda la safety, invece, sono stati documentati in un maggior numero di pazienti trattati con olokizumab eventi avversi seri. Di questi, i più importanti erano rappresentati dalle infezioni. Nessun partecipante al trial, infine, ha sviluppato anticorpi anti-farmaco.

Implicazioni dello studio
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno sottolineato come “…in questo primo trial di fase 3 sull’impiego di olokizumab in pazienti con AR attiva nonostante il trattamento con una dose adeguata di MTX, olokizumab ha dimostrato miglioramenti significativi di segni e sintomi di AR, comprese le misure di disabilità e di qualità della vita, rispetto al placebo. Olokizumab, inoltre, è risultato ben tollerato fino a 24 settimane, in assenza di emersione di nuovi segnali inattesi di safety”.

Bibliografia
Nasonov E, et al.  Olokizumab, a monoclonal antibody against interleukin 6, in combination with methotrexate in patients with rheumatoid arthritis inadequately controlled by methotrexate: efficacy and safety results of a randomised controlled phase III study. Annals of the Rheumatic Diseases Published Online First: 03 August 2021. doi: 10.1136/annrheumdis-2021-219876. Leggi

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