Tumore del polmone: atezolizumab allunga la vita


Tumore del polmone non a piccole cellule in stadio iniziale: resecato, atezolizumab in adiuvante aumenta la sopravvivenza libera da malattia

Tumore del polmone non a piccole cellule: l'immunoterapia associata a cicli limitati di chemioterapia riduce mortalità e rischio di progressione della neoplasia

Nel tumore del polmone non a piccole cellule in stadio iniziale, resecato, il trattamento adiuvante con l’anti-PD-L1 atezolizumab estende significativamente la sopravvivenza libera da malattia (DFS) rispetto al miglior trattamento di supporto, dopo la chemioterapia adiuvante. Lo dimostrano i primi risultati dello studio di fase 3 IMpower010 presentati al meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO).

In particolare, nei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule in stadio II-IIIA PD-L1-positivi (con livelli di PD-L1 pari all’1% o superiori), atezolizumab ha ridotto il rischio di recidiva o di morte del 34% rispetto alla migliore cura di supporto.

I risultati di questo studio aprono una nuova strada per i pazienti con malattia in stadio iniziale che vedono ritardare ancora di più l’insorgenza di recidive.

«Anche se la chirurgia può essere curativa in alcuni pazienti con cancro al polmone in stadio iniziale, la recidiva della malattia è ancora molto comune. Prima di questo studio, l’unico trattamento conosciuto in grado di aiutare la maggior parte di questi pazienti a ridurre tale rischio era la chemioterapia (oppure l’inibitore tirosin-chinasico osimertinib per il piccolo gruppo di pazienti affetti da tumori con mutazioni del gene EGFR)» ha affermato l’autrice principale del trial Heather Wakelee, dello Stanford University Medical Center. «Questi dati dimostrano che nei pazienti che hanno un tumore che esprime il biomarcatore PD-L1, la medicina personalizzata con atezolizumab può ridurre la possibilità che il tumore si ripresenti dopo l’intervento chirurgico».

«Per la prima volta, stiamo osservando l’efficacia di un immunoterapico utilizzato per trattare il cancro al polmone in stadio iniziale. Lo studio IMpower010 dimostra che, per alcuni pazienti, atezolizumab può ritardare la progressione verso la malattia avanzata, e forse anche la necessità di una terapia più aggressiva. Questo potrebbe rappresentare un importante passo avanti nella nostra comprensione dell’immunoterapia e un passo avanti per molti pazienti con un tumore del polmone» ha dichiarato Julie R. Gralow, Chief Medical Officer ed Executive Vice President dell’ASCO.

Lo studio IMpower010
IMpower010 (NCT02486718) è uno studio multicentrico randomizzato, in aperto, il cui obiettivo è valutare in pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule in stadio iniziale, che possono essere a rischio di recidiva dopo l’intervento chirurgico, l’efficacia e la sicurezza di atezolizumab, che ha dimostrato di offrire un beneficio in pazienti con tumore in stadi più avanzati.

Il trial ha arruolato in totale 1280 pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio da IB (≥4 cm) a IIIA completamente resecato (4-12 settimane prima dell’arruolamento) e un performance status ECOG pari a 0-1.

Complessivamente, 1269 pazienti sono stati sottoposti a una chemioterapia a base di cisplatino (più pemetrexed, docetaxel, gemcitabina o vinorelbina) per un massimo di quattro cicli di 21 giorni ciascuno. Di questi, 1005 sono stati poi assegnati secondo un rapporto 1:1 al trattamento con atezolizumab 1200 mg ogni 3 settimane o le migliori cure di supporto.

Il disegno dello studio prevedeva che l’endpoint primario, rappresentato dalla DFS valutata dallo sperimentatore, e l’endpoint secondario, rappresentato dalla sopravvivenza globale (OS), fossero valutati gerarchicamente: in primo luogo la DFS nel sottogruppo con malattia in stadio II-IIIA e con espressione di PD-L1 ≥1% sulle cellule tumorali, successivamente la DFS in tutti i pazienti randomizzati con malattia in stadio II-IIIA, in seguito la DFS nella popolazione Intent-To-Treat (ITT) (stadio IB-IIIA) e, infine, l’OS nella popolazione ITT.

Le valutazioni dell’efficacia sono state effettuate sui tutti i pazienti randomizzati, mentre la sicurezza è stata valutata in tutti i pazienti che hanno ricevuto almeno una dose di atezolizumab o nei pazienti per i quali è stata effettuata almeno una valutazione della sicurezza dopo il basale, se assegnati al braccio trattato con la migliore terapia di supporto.

I risultati di efficacia
Le caratteristiche di base erano generalmente bilanciate tra i bracci.

Alla data di chiusura dell’analisi (21 gennaio 2021), il follow-up mediano nella popolazione ITT è risultato di 32,2 mesi.

Atezolizumab ha mostrato di produrre un beneficio di DFS statisticamente significativo rispetto al braccio di controllo nella popolazione di pazienti in stadio II-IIIA con espressione di PD-L1 ≥1%; in questo sottogruppo, infatti, la DFS mediana non è ancora stata raggiunta nel braccio trattato con atezolizumab, mentre è risultata di 35,3 mesi nel braccio trattato con la migliore terapia di supporto, con una riduzione del 34% del rischio di recidiva della malattia o decesso nei pazienti trattati con l’anti-PD-L1 (HR stratificato 0,66; IC al 95% 050-0,98, two sided P = 0,0039).

Nell’intera coorte di pazienti in stadio II-IIIA, coloro che hanno ricevuto atezolizumab hanno mostrato una riduzione del 21% del rischio di recidiva della malattia o decesso rispetto al trattamento con la migliore terapia di supporto , con una DFS mediana pari, rispettivamente, a 42,3 mesi contro 35,3 mesi (HR stratificato 0,79; IC al 95% 0,64-0,96; two sided P = 0,0205).

Invece, in questa analisi ad interim DFS, la differenza di DFS fra i due bracci di trattamento non ha raggiunto la significatività statistica nella popolazione ITT (HR stratificato 0,81; IC al 95% 0,67-0,99; two sided P = 0,0395).

Al momento dell’analisi, non è stato possibile valutare i dati di OS in quanto ancora immaturi.

Profili di sicurezza coerente con quello già noto
Il profilo di sicurezza di atezolizumab si è dimostrato coerente con quanto già emerso negli studi precedenti.

Come atteso, gli eventi avversi, sia quelli di qualsiasi grado sia quelli severi, sono stati più frequenti nei pazienti trattati con l’anti-PD-L1.

Infatti, gli eventi avversi di qualsiasi grado hanno avuto un’incidenza del 92% nel braccio trattato con l’anti-PD-L1 e 70,7% nel braccio di confronto, mentre quelli di grado 3/4 un’incidenza rispettivamente del 21,8% e 11,5%.

Inoltre, il 18,2% dei pazienti trattati con il farmaco immunoterapico ha sviluppato eventi avversi che hanno richiesto l’interruzione del trattamento.

Bibliografia
H.A. Wakelee, et al. IMpower010: Primary results of a phase III global study of atezolizumab versus best supportive care after adjuvant chemotherapy in resected stage IB-IIIA non-small cell lung cancer (NSCLC). J Clin Oncol 39, 2021 (suppl 15; abstr 8500); doi: 10.1200/JCO.2021.39.15_suppl.8500. Link