Semestre bianco di Mattarella al via: partiti al bivio


Oggi inizia il semestre bianco di Sergio Mattarella: a regolarlo è l’articolo 88 della Costituzione. Il dilemma dei partiti: o le ferie o i voti di fiducia

Oggi inizia il semestre bianco di Sergio Mattarella: a regolarlo è l'articolo 88 della Costituzione. Il dilemma dei partiti: o le ferie o i voti di fiducia

Inizia il 3 agosto il semestre bianco, e i partiti lo inaugurano con malumori neppure troppo sopiti sui passaggi parlamentari prima della pausa estiva.

Si inizia alla Camera con la riforma della giustizia e una sola domanda: quanti nel M5s si sfileranno? Omaggiato a parole, l’accordo che ha portato al ritiro degli emendamenti lascia l’amaro in bocca ai Cinque Stelle. E non solo a loro, spiega l’agenzia di stampa Dire (www.dire.it).

Dopo il voto di questa sera a Montecitorio, si preannuncia una nuova fiducia anche al Senato. Anche se i contiani presidiano il gruppo M5s di Palazzo Madama, sono troppo stretti i tempi per chiudere prima delle vacanze con una discussione di merito sulla riforma. Più che probabile dunque che l’esecutivo ponga la fiducia anche nel passaggio al Senato. Anzi a quanto apprende la Dire la ministra Marta Cartabia avrebbe già sondato il terreno, con una consultazione informale dei gruppi parlamentari. Ma a sorpresa avrebbe ottenuto una risposta non perfettamente in linea con l’entusiasmo manifestato dai partiti dopo il via libera alla riforma a Palazzo Chigi.

Doppia sorpresa: a reclamare un po’ più di attenzione ci sarebbero non solo i M5s del Senato, diversamente recalcitranti. Ma anche i Dem, gran parte dei quali non ci sta a passare per una sorta di votificio del governo. Di qui il consiglio che sarebbe venuto a Palazzo Chigi: “Ma non si può rinviare a settembre il via libera definitivo?”

No, non si può. Perché la difesa delle prerogative del Parlamento si scontra con un dato di fatto incontestabile dalla stessa maggioranza: la volontà del presidente del consiglio Mario Draghi. Considerata incoercibile dai partiti. Basti ricordare l’epiteto che in molti affibiano al premier nei conciliaboli di Transatlantico. “Sua Santità ha detto no”, dicono tra il serio e il faceto per ricordare a se stessi l’impotenza del Parlamento e la potenza del premier.

Ma ora il semestre bianco potrebbe cambiare le carte in tavola. E non solo perché Matteo Salvini sollecita le maniere forti del governo sull’immigrazione, pena il ritiro del sostegno leghista. Più significativo è forse il campanello d’allarme suonato al Quirinale sulle conseguenze di una condotta davvero troppo indisciplinata da parte della larga e strana maggioranza. Non a caso, viene fatto notare, Mattarella ha chiuso la lettera sulle leggi di conversione ricordando la possibilità, sancita prima di lui da Napolitano, per cui di fronte a un testo rinviato alle Camere, il governo può reiterare il decreto originario così come corretto dal Quirinale senza incorrere nel divieto costituzionale. In maggioranza hanno visto rinsaldarsi ancora di più quell’asse Palazzo Chigi-Colle che finirebbe per bilanciare – soffocare? – le pretese dei partiti.

Sta di fatto che persino il decreto Brunetta sulle assunzioni nella Pa è sacrificato dalla logica dei tempi stretti: in scadenza l’8 agosto, verrà approvato dalla Camera dopo il voto sulla Cartabia nel testo corretto dal Senato. “Ormai siamo al monocameralismo”, si lamentano i più sensibili.

Anime belle. Alle rimostranze della politica il premier Draghi ha offerto una via d’uscita: lavorare fino a Ferragosto. “Signori, io sono a vostra disposizione”, avrebbe detto a un ministro che gli faceva presente la necessità di prenotare aerei e treni per il 7 del mese. Come dire: se volete lavorare, noi ci siamo. Altrimenti fatevi le ferie, e votate le fiducie.

La parentesi estiva potrebbe decidere anche il destino del ddl Zan. Domani la capigruppo del Senato deciderà sulle ferie dei senatori e sui tempi e modi con cui esaminare la norma contro l’omotransfobia. Italia viva propone un lodo che consiste nel mettere al sicuro la parte di testo condiviso con una doppia rapida approvazione. Significherebbe continuare a lavorare almeno un’altra settimana. Tra i renziani c’è la convinzione che il Pd non accetterà l’offerta: “Vogliono arrivare a dopo le amministrative del 3 e 4 ottobre”, spiegano, intendendo che a quel punto l’affossamento del disegno di legge non farebbe più male dal punto di vista elettorale. Occhio non vede, voto non duole.

Che cos’è il semestre bianco

Con questo nome si indicano gli ultimi sei mesi del mandato di sette anni del Presidente della Repubblica, durante i quali il Capo dello Stato “perde” la facoltà di poter sciogliere le Camere. Una norma questa, considerata come una ‘precauzione’, che impedisce al presidente in carica di prolungare il suo mandato sciogliendo le Camere, dando vita a nuove elezioni, o di ‘sbarazzarsi’ di un Parlamento poco favorevole alla sua rielezione o all’elezione di candidati a lui vicini.

Il semestre bianco è regolato dall’art. 88 della Costituzione: “Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse. Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura”.

1991, l’ingorgo istituzionale con Francesco Cossiga

Sull’art. 88 s’intervenne una sola volta. L’episodio risale al 1991, quando il semestre bianco dell’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga, coincideva con gli ultimi sei mesi della X Legislatura.  Cosa voleva dire? Che senza lo scioglimento delle Camere da parte del Capo dello Stato, non si poteva procedere alle nuove elezioni e di conseguenza alla nascita di nuovo governo. Ecco allora che venne aggiunta una deroga alla legge: in sostanza, il presidente può sciogliere le Camere nel semestre bianco, solamente se i suoi ultimi sei mesi coincidono “in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura”.

Perché nasce il semestre bianco nella Costituzione?

Quando la legge fondamentale dello Stato italiano (la Costituzione), venne scritta dai 75 membri della Commissione Costituzionale, tra il ’46 e il 48, tutta l’Italia era reduce dalla seconda guerra mondiale e dal ventennio fascista. Lo spettro della dittatura era ancora molto presente e per questo tutti gli articoli del documento sono basati sui principi di equilibrio tra poteri e rappresentatività. Tra questi, dunque, non poteva mancare una particolare attenzione al ruolo del Presidente della Repubblica.