Covid: uno studio indaga la presenza nelle stanze dei pazienti


Covid: un nuovo studio ha analizzato le superfici della stanza dei pazienti prima, durante e dopo l’occupazione ospedaliera

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In una stanza ospedaliera con pazienti Covid, la presenza di Sars-CoV-2 sulle superfici è notevole, ma non ci sono prove che il virus così rilevato sia in grado di infettare, secondo quanto riferisce uno studio pubblicato su Microbiome. I ricercatori hanno tamponato le superfici della stanza dei pazienti prima, durante e dopo l’occupazione e hanno ripetutamente raccolto campioni dalla pelle, dal naso e dalle feci dei pazienti stessi e degli operatori sanitari. In totale, sono stati testati 972 campioni in due mesi.

“Anche se sembra che viviamo con questo virus da molto tempo, lo studio delle interazioni tra Sars-CoV-2 e altri microbi è nuovo e abbiamo ancora molte domande. Più sappiamo su come un virus interagisce con il suo ambiente, meglio possiamo capire come viene trasmesso e come possiamo interrompere al meglio la trasmissione”, spiega Sarah Allard, della University of California San Diego School of Medicine e dello Scripps Institution of Oceanography, co-autrice senior dello studio.

Gli esperti hanno rilevato il virus sui pavimenti accanto ai letti dei pazienti con Covid-19 (39% dei campioni testati), sui pavimenti fuori dalle stanze dei pazienti (29%) e sulle superfici all’interno delle stanze (16%). Il rilevamento di Sars-CoV-2 tendeva ad essere più elevato durante i primi cinque giorni dopo l’insorgenza dei sintomi di un paziente. Gli autori sottolineano che solo perché è possibile rilevare le firme genetiche del virus su una superficie, ciò non significa che esso sia in grado di infettare le persone, e che è ormai ben documentato che Sars-CoV-2 si diffonde principalmente attraverso strette interazioni umane.

A conferma di questo, nessuno degli operatori sanitari che si sono occupati attivamente dei pazienti nello studio è risultato positivo al virus. Lo studio si è concentrato su un ospedale, ma i ricercatori si aspettano di trovare risultati simili in qualsiasi altra struttura che tratti pazienti con Covid-19. Gli esperti hanno anche scoperto che un particolare tipo di batterio del genere Rothia è stato rilevato moltissime volte insieme a Sars-CoV-2, indipendentemente dal sito di raccolta. “I batteri aiutano il virus a sopravvivere o viceversa? O questi batteri sono associati alle patologie mediche di base che mettono i pazienti a maggior rischio di Covid-19 grave? Questa è un’area aperta per la ricerca futura”, concludono gli autori.

Bibliografia

Microbiome 2021. Doi: 10.1186/s40168-021-01083-0

FONTE: AIOM