La cenere dell’Etna diventa souvenir e fertilizzante


Il riciclo della cenere dell’Etna, che da settimane continua la sua attività eruttiva, è una necessità per gli agricoltori siciliani

il Presidente della Coldiretti di Catania, Andrea Passanisi, con i souvenir di cenere e lapilli usciti dall’Etna

Dai souvenir ai fertilizzanti, così gli agricoltori trasformano la cenere dell’Etna in una risorsa dopo i danni subiti con le ultime eruzioni. Lo rende noto la Coldiretti in riferimento all’ultimo studio dell’Università di Catania sull’utilizzo della polvere nera e dei lapilli che nelle ultime settimane hanno coperto di una patina nera alberi e ortaggi.

La cenere infatti – spiega la Coldiretti – viene considerata anche un integratore per i terreni grazie alle sostanze contenute nel materiale lavico che aiutano la crescita delle piante. Ma con le ultime eruzioni – sottolinea la Coldiretti – fra gli agricoltori c’è anche chi ha deciso di utilizzarla come gadget regalo nelle spedizioni di frutta, fra cui gli avocado della Sicilia, dirette in tutta Italia e all’estero. La cenere e le piccole pepite di materiale lavico vengono così inserite in sacchetti trasparenti che si possono esporre a casa o in ufficio per portare un pezzo del vulcano siciliano fra le mura domestiche o sul luogo di lavoro.

Il riciclo della cenere è una necessità per gli agricoltori siciliani visto che da oltre un mese le spettacolari eruzioni dell’Etna stanno riversando lapilli nelle campagne dove sono state danneggiati vivai di piante e fiori, ortaggi così come gli agrumi graffiati dalla potenza della sabbia.

Una situazione che rende ormai indispensabile in Sicilia l’istituzione di una vera “comunità etnea” che preveda norme ad hoc per chi è costretto a subire ormai periodicamente i danni della cenere. Ai danni alle coltivazioni si aggiungono i disagi per chi è costretto alla pulizia straordinaria delle canalette di scolo, o alle pulizia delle strade rurali. Per pulire le strutture e le coltivazioni – spiega Coldiretti – serve tempo, acqua e quindi l’impiego massiccio di manodopera. Siamo di fronte a dei cambiamenti anche del vulcano – conclude Coldiretti – e quindi bisogna avviare anche un nuovo sistema di interventi che salvaguardi anche gli imprenditori agricoli con norme celeri e ad hoc.