Don Benoni Ambarus nuovo vescovo ausiliare di Roma


Papa Francesco nomina don Benoni Ambarus, direttore della Caritas di Roma dal primo settembre 2018, nuovo vescovo ausiliare di Roma

Don Benoni Ambarus in una foto del suo profilo Twitter

Papa Francesco ha nominato don Benoni Ambarus vescovo ausiliare di Roma, assegnandogli la sede titolare di Tronto. L’annuncio è stato dato dal cardinale vicario Angelo De Donatis nella Cittadella della Carità Santa Giacinta, di via Casilina Vecchia, alle ore 12 di oggi, sabato 20 marzo 2021. Il nuovo vescovo avrà la delega alla Carità, alla Pastorale dei migranti (in particolare Rom e Sinti) e l’incarico dell’Ufficio missionario diocesano. L’ordinazione episcopale avrà luogo il primo maggio alle ore 17.30 nella basilica di San Giovanni in Laterano“. È quanto si legge in una nota del Vicariato di Roma.

CHI È ‘DON BEN’

“Nell’annunciare la nomina, il cardinale De Donatis ha tracciato una breve biografia di don Ambarus, da tutti chiamato semplicemente ‘don Ben’. Il nuovo vescovo-spiega il comunicato- è direttore della Caritas di Roma dal primo settembre 2018. A nominarlo alla guida dell’organismo diocesano, di cui era già vicedirettore dal 16 ottobre 2017, è stato il cardinale De Donatis. Nato il 22 settembre 1974 a Somusca-Bacau (Romania), don Ambarus entra al Seminario Minore della diocesi di Iasi, in Romania, nel 1990; consegue la maturità nel 1994 e quindi, fino al 1996, frequenta il Seminario Maggiore di Iasi. Il 23 novembre del 1996 arriva a Roma, presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore, dove completa gli studi e consegue il baccalaureato in Teologia. Il 29 giugno del 2000 viene ordinato presbitero a Iasi. Ma poi rientra a Roma, dove, nel 2001, consegue la licenza in Teologia dogmatica alla Pontificia Università Gregoriana. Dal 2001 al 2004 svolge il servizio di educatore al Seminario Romano Maggiore; dal 2004 al 2007 è collaboratore parrocchiale a San Frumenzio ai Prati Fiscali; dal 2007 al 2010 è viceparroco presso la stessa parrocchia”.

E ancora: “Dal 2010 al 2012 è invece viceparroco nella comunità di Santa Maria Causa Nostrae Laetitiae a Torre Gaia. Nel 2012-prosegue la nota- don Ambarus diviene parroco dei Santi Elisabetta e Zaccaria a Valle Muricana: sarà la prima parrocchia a ricevere la visita pastorale di Papa Francesco, il 26 maggio del 2013. Infine, nel 2017, la nomina a vicedirettore della Caritas di Roma e poi quella a direttore“.

Il cardinale ha sottolineato che “non è facile per nessuno incarnarsi in una realtà umana ed ecclesiale diversa dal proprio Paese d’origine. L’esperienza personale ha reso don Ben molto sensibile alle condizioni di chi vive in mezzo a noi da immigrato in una terra straniera, alla ricerca di un lavoro e di una condizione stabile. Stiamo parlando di una porzione enorme degli abitanti di questa città: oltre mezzo milione di persone, il 12,8% della popolazione romana. L’episcopato di don Ben è segno concreto dell’attenzione di Papa Francesco verso questa realtà umana, in particolare verso le tante comunità cristiane cattoliche (sono più di 150) che ogni domenica si riuniscono con il loro cappellano per la celebrazione dell’Eucarestia“.

LE PRIME PAROLE DEL NUOVO VESCOVO

Don Ambarus ha accolto la nomina con “emozione e incredulità”, dicendo che “non posso che confessarvi il mio stupore per il fatto che il Signore, attraverso la Chiesa ed il nostro vescovo Francesco, abbia guardato alla mia povera persona per questo ministero. Ringrazio il Signore con tutto il cuore per la sua bontà verso di me. Tutta la mia vita, tutta la mia storia, è avvolta da questa bontà. Ringrazio il nostro vescovo Papa Francesco per la fiducia che mi ha manifestato. Un prete straniero, romeno romano, vescovo ausiliare a Roma! Sono scherzi del Signore e… del Papa, verso di me, che sarei dovuto rimanere in Italia solo quattro anni”.

Ancora, spiega la Dire (www.dire.it), il nuovo vescovo ha ripercorso gli ultimi anni e ha aggiunto: “In questi anni, avendo il privilegio di vivere il ministero nella Caritas diocesana, tante volte ho detto, negli incontri e negli interventi: siamo tutti poveri, e io sono il primo povero, cioè mancante, alla scuola del Vangelo dei poveri. Ecco, ho imparato cosa significa mancante, mendicante, cosa significa gridare la preghiera e aspettare la salvezza, cosa significa credere e affidarsi. Allo stesso tempo- ha concluso- ho imparato da loro, veri maestri di vita, che ogni morte e caduta è garanzia di risurrezione, di salvezza. Ecco, con tutti i doni abbondanti vissuti, vivo la consapevolezza che si aggiunge grazia su grazia rispetto al ministero a cui sono chiamato“.