Studiati i sedimenti marini delle Marche meridionali


Un nuovo studio del Cnr ha analizzato l’inquinamento da metalli e la deposizione dei sedimenti marini davanti alla costa delle Marche meridionali

Studiati i sedimenti marini delle Marche meridionali

È stato pubblicato su Applied Sciences dall’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Ancona (Cnr-Irbim) un importante studio sui sedimenti marini situati davanti alla costa delle Marche meridionali. La ricerca affronta per la prima volta i meccanismi di deposizione e il livello di inquinamento dei sedimenti che si trovano al largo della costa marchigiana meridionale fino a 40 m di profondità e a 50 km dalla costa.

La ricerca ha permesso di evidenziare la presenza di tre fasce parallele alla costa che hanno una composizione geochimica ed una origine diverse. “Davanti alle Marche meridionali è presente una fascia costiera di sedimenti provenienti dalle montagne appenniniche marchigiane che presentano una composizione prevalentemente carbonatica. A questa segue verso il centro dell’Adriatico una fascia intermedia di transizione e poi una fascia a maggiore profondità con una composizione prevalentemente argillosa di sedimenti provenienti da nord ed in particolare dal Fiume Po”, spiega Federico Spagnoli del Cnr-Irbim. “La ricerca ha anche evidenziato una possibile contaminazione da metalli pesanti dei sedimenti costieri di una zona delle Marche meridionali, in particolare da Arsenico. L’inquinamento da Arsenico potrebbe essere dovuto alla perdita nell’ambiente, oramai risalente ad alcuni decenni fa, dei residui di lavorazione per la produzione di fertilizzanti, dovuti alle attività dei vari impianti presenti lungo la costa adriatica”. Naturalmente queste ipotesi avrebbero bisogno di ulteriori ricerche ed approfondimenti per essere confermate e spiegate.

“Ci auguriamo che questo lavoro possa essere l’inizio di una serie di ricerche che possano essere condotte davanti alla costa marchigiana per capire meglio come “funziona” il nostro mare, quale è il suo stato ambientale e quali potranno essere le eventuali mitigazioni da mettere in campo per renderlo ancora più sano”, conclude Spagnoli.