Miriam Violi: il medico calabrese in prima linea contro il Covid


Ragazze di talento che onorano la Calabria. Miriam Violi, medico, neolaureata con lode a Pisa, in prima linea in Toscana contro il Covid

Ragazze di talento che onorano la Calabria. Miriam Violi, medico, neolaureata con lode a Pisa, in prima linea in Toscana contro il Covid

Neolaureata giovanissima con lode in medicina a Pisa, la professione di medico “una missione”, l’ottimismo della volontà delle ragazze di Calabria, che affrontano decise le sfide e non si arrendono, mai. La dottoressa Miriam Violi, 25 anni, di Gioiosa Jonica, trae da questi elementi fondamentali la forza, il coraggio, la determinazione di scendere subito in campo, in prima linea nel momento critico dell’emergenza Covid. Lontana dalla sua Calabria, arricchisce la preparazione professionale in Toscana, dopo gli studi compiuti con successo sia nell’amata Gioiosa Jonica (dalle Elementari al Liceo Scientifico), che nella prestigiosa Università di Pisa. Ammette che “non è facile da neolaureata entrare così a capofitto nel mondo del lavoro. Ci vuole tanto, ma tanto coraggio e devo dire che non tutti hanno avuto il mio stesso coraggio e la voglia di mettersi in gioco”.

Altruista. Fin da bambina sognava di fare il medico. Un sogno che questa estate si è concretizzato. Brillantemente. Ce l’ha fatta a centrare l’obiettivo di mettersi molto presto al servizio degli altri, per il bene comune. “Sì, sentivo la necessità impellente e forte di diventare un medico. E per farlo non basta una laurea, anche con il massimo dei voti. Per fare il medico bisogna cominciare. Bisogna avere il coraggio di iniziare. Poi dipende anche dalle ambizioni di ognuno. Per me fare il medico è una missione. Non si tratta di frasi retoriche o frasi fatte. Per me fare il medico inizia e finisce con il contatto con il paziente. L’empatia e la capacità di capire fino in fondo i propri pazienti, per poterli curare davvero nell’anima e nel corpo. Per me, ripeto, è una missione. Bisogna sentirla dentro l’emozione forte che si prova nel prescrivere i primi farmaci, visitare un paziente che è finalmente tuo e sei tu a gestire in toto, l’emozione per la fiducia che i pazienti ripongono in te”.

Ci racconti allora questo inizio di cammino professionale in una situazione per la verità non molto facile.

 “Sto facendo la mia parte in questa situazione emergenziale ma non sto facendo niente di più che il mio lavoro di medico all’inizio della sua formazione professionale. È un anno davvero pieno di opportunità per noi giovani medici”.

 Ha già ricevuto proposte di lavoro?

 “Ricevo chiamate praticamente tutti i giorni, per sostituire i medici di famiglia che si sono ammalati o sono impossibilitati per l’età a praticare la professione in questo periodo. Proposte soprattutto dalle USL, dalla Protezione Civile, da tutta la Regione Toscana, da Arezzo, Grosseto, Firenze, Lucca, dalle USCA (Assistenza domiciliare ai malati di Covid) di Livorno e di Gioia Tauro. Tante proposte accattivanti mi vengono anche dal privato, in primis da quelle cliniche convenzionate con il SSN. Ho dovuto fare una selezione e cercare di capire quale strada seguire, sicuramente non c’è il tempo per fare tutto e bisogna anche valutare le distanze da Pisa”.  

E quali sono state le sue scelte?

“A ottobre ho iniziato a lavorare presso il Dipartimento di Medicina Preventiva, Igiene e Sanità Pubblica della Piana di Lucca e Valle del Serchio con sede a Capannori (Lucca) e contratto della USL Nord Ovest. L’incarico nasce come “medico nelle scuole” ma poi diventa un vero e proprio incarico di Medico Igienista e Medico del Lavoro, incentrato principalmente sul Covid. Ci occupiamo di contact tracing nei singoli casi ma non solo, andiamo a tracciare i contatti nelle scuole e nelle aziende pubbliche e private, predisponendo le quarantene e gli isolamenti necessari anche nel mondo del lavoro, le giuste misure di sorveglianza e continuando a seguire i nostri pazienti passo dopo passo fino alla guarigione. Abbiamo le nostre postazioni, il nostro ufficio personale e tanto ma tanto lavoro di tracciamento, di successiva sorveglianza dei pazienti, delle loro famiglie, dei contatti, nonché di coordinamento dell’ambito scolastico e dell’attività lavorativa in aziende private e pubbliche. Ci occupiamo principalmente di tutta la provincia di Lucca”.

Quante le ore di lavoro al giorno?

“Tante, proprio tante, perché è necessario finire tempestivamente le consegne, velocizzare il più possibile ogni cosa, per predisporre gli isolamenti domiciliari, occupandosi anche della prenotazione dei tamponi”.

Instancabile, la giovane e brillante dottoressa calabrese, molto apprezzata in Toscana, ha anche un altro rilevante incarico, nel settore privato. “Sì, oltre all’impegno di Lucca ho accettato quello di una Clinica Privata di Pistoia, in sostituzione di una geriatra. Un ruolo di rilievo, che mi piace moltissimo. Sto a contatto con il paziente ricoverato e mi occupo della gestione in toto proprio come un internista. È una clinica prestigiosa. Pur essendo   lontana da Pisa, non potevo rifiutare, perché è un’opportunità che giudico molto importante per la mia formazione personale e professionale. Come sostituta di questa geriatra, dovrò anche gestire il suo reparto e seguire il team di infermieri e terapisti”.

In pratica due lavori contemporaneamente. Come fa a gestirli?

“In effetti è come se facessi due lavori, ma sto riuscendo a conciliarli. A Pistoia vado principalmente nel weekend, quando la geriatra è assente per malattia o quando sarà in   ferie, che prenderà soprattutto in periodi già concordati. Mi ha dato un ruolo importante e soprattutto tanta fiducia. Confesso che nell’accettare ho avuto tanto coraggio. Piano piano ce la sto facendo. E sono molto contenta perché gli innumerevoli sacrifici compiuti in anni di intenso studio, oggi cominciano ad essere adeguatamente ripagati da queste opportunità di lavoro”.

La differenza pratica tra i due lavori?

“A Lucca, come emergenze, mi trovo per lo più a fronteggiare quelle dal punto di vista burocratico. In Clinica invece mi trovo a gestire il paziente dal punto di vista clinico vero e proprio. Ed è importante intervenire bene con le adeguate terapie per scongiurare eventuali aggravamenti e agire anche in emergenza, con cognizione di causa. Diciamo che si tratta di una responsabilità diversa. Nel privato i dispositivi di protezione non mancano così come anche l’organizzazione è impeccabile”.

Intelligenza, cultura del bene, umanità e schiettezza. “Non è tanto il ruolo che ricopro a rendermi orgogliosa del mio percorso, ma molto di più valgono le parole dei pazienti: un sorriso, un grazie, mi riempiono davvero il cuore. A volte fino a tarda sera mi scrivono messaggi di ringraziamento. Io ho scelto di studiare Medicina per questo, perché il “must” della mia vita dovrà essere e sarà sempre la cura del paziente, il contatto con il paziente, l’essere in prima linea per il paziente. Sembrano scontate queste parole ma sul mio percorso ho incontrato molta gente che voleva fare il medico solo per i soldi, o forse solo per la carriera accademica, o solo forse per avere una posizione sociale elevata. Ma anche gente che non ha interesse ad imparare ad agire in emergenza, a provare, a sporcarsi le mani ma ancora di più a prendersi la responsabilità di essere un medico”.

Come valuta questa esperienza professionale?

“Magari non sarà il lavoro che vorrò fare in futuro, però sono esperienze importanti per la formazione. Vorrei sfruttare questi mesi, dopo la laurea, per formarmi dal punto di vista pratico, per sentirmi un medico vero e non soltanto dal punto di vista teorico”.

Finora ha incontrato qualche difficoltà?

“Nonostante qui il sistema sanitario sia davvero all’avanguardia, anche noi facciamo fatica a contattare tutti gli innumerevoli casi della giornata. Il lavoro è davvero tanto e si continua anche a casa, cercando di soddisfare le richieste dei pazienti, i dubbi, i quesiti, le necessità, seguendo anche la storia dei contagi nelle proprie famiglie e tra i propri contatti”.

E gli strumenti a disposizione per fronteggiare questa nuova ondata di contagi sono sufficienti?

“I dispositivi di protezione non mancano qui in Regione Toscana, così come anche l’organizzazione del lavoro e la collaborazione tra colleghi. Ci diamo molto da fare ma i casi positivi sono così tanti che a volte, nonostante il personale sanitario, è difficile stare dietro a tutti e soprattutto soddisfare le richieste di tutti. Però ci proviamo in tutti i modi. Devo dire che qui il SSN funziona alla perfezione anche se sta risentendo moltissimo dell’emergenza. Ad esempio cominciano a mancare i reagenti per refertare i tamponi, questo crea molti ritardi, così come cominciano a scarseggiare anche i vaccini antinfluenzali, che sono essenziali in varie categorie della popolazione ma che andrebbero fatti a tutte le età, soprattutto in questo periodo. Mi sento di dire che il SSN della Regione Toscana sta risentendo molto di più rispetto a marzo e aprile dei nuovi casi positivi. Tuttavia c’è questo lavoro di tracciamento che ci permette molte volte di evitare focolai e di seguire bene i pazienti”.

La dottoressa Miriam Violi, costituisce indubbiamente un altro buon esempio di speranza, per un futuro migliore. Elogio alla concretezza e autorevolezza delle donne calabresi, che si fanno apprezzare anche a livello nazionale. Come la recente storica elezione della reggina Antonella Polimeni alla guida dell’Università La Sapienza di Roma, subentrata ad un altro calabrese, il cosentino Eugenio Gaudio. Antonella Polimeni è la prima donna che diventa rettrice della più grande università d’Europa, una delle più antiche del mondo, essendo stata fondata nel 1303. E la Calabria positiva avanza, grazie al talento delle donne, riconosciuto e premiato, anche se il cammino della parità è ancora molto lungo.

Intervista a cura di Domenico Logozzo