La mano nera: un libro che racconta l’usura


La mano nera: l’usura raccontata da chi è caduto nelle mani dei clan. Ciatti: “Durante la pandemia è la battaglia che lo Stato rischia di perdere”

La mano nera: l'usura raccontata da chi l'ha vissuta

L’emergenza legata al Covid-19 nel 2020 ha radicalizzato il fenomeno dell’usura a livello nazionale e chiunque si trovi in difficoltà è una potenziale vittima: è sufficiente ricevere un ‘no’ da una banca. È questo il focus del libro “La mano nera. L’usura raccontata da chi è caduto nelle mani di strozzini e clan”, di Infinito Edizioni, da oggi in libreria.

Lavoro a quattro mani del giornalista di Repubblica, Salvatore Giuffrida e di Luigi Ciatti, presidente dell’Ambulatorio Antiusura onlus e vicepresidente della Federazione antiracket italiana.

“L’usura è un reato emarginato, sottovalutato, sottostimato. Tutti sanno che c’è e sanno più o meno come funziona. Molti pensano che il problema riguardi i commercianti o gli imprenditori già protestati, o chi se la va a cercare o, peggio ancora, chi ‘frequenta certi giri’. Niente di più sbagliato. L’usura ormai è un fenomeno che non risparmia più nessuno”, spiegano i due autori che hanno raccontato il fenomeno criminale, tramite la voce di chi è caduto nelle mani di strozzini e clan: sette imprenditori italiani, da Messina a Milano, per offrire uno spaccato diverso, per storia e caratteristiche autoctone, in base alla regione d’appartenenza.

Il libro, oltre a raccontare imprenditori coraggiosi che hanno denunciato e sono riusciti a liberarsi della ‘cravatta’, offre le testimonianze anche di chi è ancora invischiato e minacciato dai clan. “Alcuni di questi imprenditori – racconta Giuffrida alla Dire (www.dire.it) – sono in questo momento a rischio per aver parlato con noi, altri invece a causa del Covid potrebbero di nuovo finire nella rete di usurai”.

Storie di imprenditori volte a far capire quanto sia facile cadere in un dramma capace di togliere a una persona la dignità, prima ancora che la vita. Mission del libro, mettere in luce come l’usura nel corso negli anni sia mutata da fenomeno di quartiere a vero e proprio business dei clan di tipo mafioso. Tendenza che il covid sta già confermando, con i clan pronti ad acquisire direttamente le attività commerciali in difficolta. Non un’ipotesi, ma una certezza. “Dal 2008 l’usura è entrata nelle famiglie. Le vittime – spiega Ciatti – ora non sono solo gli imprenditori, ma anche i dipendenti. Al nostro sportello antiusura si stanno rivolgendo persone che non hanno ancora ricevuto la cassa integrazione o che non sono riuscite ad accedere ai fondi covid del ‘Cura italia’ perchè magari avevano delle ‘sofferenze’ del 2010 e si sono viste sbattere la porta in faccia dalle banche. Le chiamate sono aumentate del 50%. È chiaro che queste persone sono state avvicinate da altri personaggi. È in atto una gara di velocità nel distribuire liquidità, tra lo Stato e i clan e abbiamo paura che questi ultimi stiano vincendo”.

Non solo storie ne ‘La mano nera’, ma anche importanti spunti di riflessione: la prefazione è di Roxana Roman, la barista che ha denunciato il clan Casamonica nel quartiere Romanina di Roma, dopo l’aggressione avvenuta nel suo Roxy Bar; il saggio del giornalista di Repubblica, Enrico Bellavia, punta a spiegare una differenza non più banale, quella tra ‘usura’ e ‘pizzo’ per un’evoluzione storica del fenomeno che trova l’affondo nel colloquio con Annapaola Porzio, commissario nazionale per le iniziative antiracket e antiusura, da poco in pensione. Un colloquio sull’evoluzione del fenomeno, che dimostra come anche dal punto di vista giuridico, l’usura sia diventato un fenomeno di tipo mafioso. Con un allarme: proprio ora l’attenzione generale sembra essere calata.