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“Cuore”, se a teatro va in scena l’omaggio ad Astori

Fulvio Cauteruccio porta sul palco del teatro dell’Antella il suo convincente tributo allo scomparso capitano della Fiorentina Davide Astori. In scena fino a domenica

Fulvio Cauteruccio e Flavia Pezzo in “Cuore” (foto Ivan Nocera)

Un monologo che parla di calcio, ma anche di passione, che racconta di vita e di morte, di gioie e fallimenti. Perché è sempre una questione di cuore, in campo e fuori, e se ci metti quello non importa che tu giochi in serie A o per strada. Al Teatro di Antella, fino a domenica 18 ottobre, va in scena “Cuore”, un testo scritto da Sergio Casesi con la costruzione drammaturgica e l’interpretazione di Fulvio Cauteruccio e Flavia Pezzo. Il lavoro è dedicato a Davide Astori, il capitano della Fiorentina scomparso troppo presto, ma non mette in scena la sua vita e le sue gesta, e la dedica si palesa solo alla fine. 

Il testo si tuffa nella storia del calcio, ne ripercorre le vicende con un occhio all’amata Fiorentina – Cauteruccio, calabrese trapiantato a Firenze, ne è sempre stato tifoso – e l’altro verso il mito. Pelè che non sa giocare con le scarpette, abituato a calciare a piedi nudi, Maradona che segna di mano nella finale ai Mondiali dell’86 contro l’Inghilterra, o lo scudetto perso dai gigliati nell’82 e conquistato dalla rivale Juventus, come la guerriglia urbana per la cessione di Baggio, orgoglio di tutta Firenze, nel maggio 1990. O quando la città trattenne il fiato mentre il cuore del capitano Antonioni smise di battere per 30 secondi dopo lo scontro con il portiere del Genoa Martina. 

Fulvio Cauteruccio in “Cuore” (foto Ivan Nocera)

Il protagonista parla con un grande del pallone, Gaetano Scirea, simbolo di correttezza e generosità sul campo e fuori, mentre Flavia Pezzo è di spalle con indosso la maglia numero 6, quella indossata in nazionale dal campione gentile, e solo alla fine del monologo rivelerà il suo volto e la sua vera natura. Cauteruccio si appassiona e ti fa appassionare a una storia raccontata con l’urgenza con cui si racconta la passione, con la sua bella voce baritonale e calda srotola un testo mai banale, che in certi tratti si fa poesia. Sul palco non si risparmia, gioisce, si emoziona, mima azioni di gioco, balla, mentre sullo schermo alle sue spalle scivolano filmati d’archivio, calciatori famosi, ragazzini che palleggiano nelle favelas. Gli stadi d’Italia diventano immagini, San Nicola a Bari è una conchiglia, l’Olimpico ha riportato gli dei a Roma, il Franchi a Firenze è il cuore di chi sa ancora abbracciare il prossimo. Il cuore che non è solo il muscolo che pompa sangue nel nostro corpo, ma anche la sede della passione e del coraggio, qualcosa che rende l’atleta forte, quasi invincibile, ma che a volte lascia il posto a un destino che arriva senza annunciarsi, e batte inesorabile alla porta.

  

 

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