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Psoriasi pediatrica: terapia sistemica è sicura

Psoriasi pediatrica, la terapia sistemica non aumenta il rischio di infezioni gravi secondo uno studio pubblicato sul Journal of the American Academy of Dermatology

Psoriasi pediatrica, la terapia sistemica non aumenta il rischio di infezioni gravi secondo uno studio pubblicato sul Journal of the American Academy of Dermatology

I pazienti affetti da psoriasi pediatrica che sono stati trattati con farmaci biologici non hanno avuto un rischio maggiore di infezione grave rispetto a quelli trattati con immunomodulatori per via sistemica o con la fototerapia. È quanto emerge da uno studio pubblicato sul Journal of the American Academy of Dermatology.

«Sappiamo che la psoriasi pediatrica colpisce fino all’1,3% dei bambini e sappiamo che è associata a molteplici potenziali comorbidità, oltre ad avere un impatto significativo sulla qualità della vita dei pazienti che ne soffrono» ha detto il primo autore dello studio Maria Schneeweiss, ricercatrice presso il Brigham and Women’s Hospital e la Harvard Medical School.

«I farmaci sistemici hanno migliorato notevolmente i risultati e la qualità della vita nella psoriasi pediatrica, ma non è chiaro il rischio di infezioni gravi associato alla terapia» ha continuato. «Se da un lato abbiamo molta esperienza nella psoriasi adulta e ci sono molti trial comparativi sulla sicurezza di questi farmaci, sono pochissimi gli studi basati sulla popolazione sulla sicurezza di questi agenti sistemici per il trattamento della psoriasi pediatrica. Questo studio basato sulle evidenze del mondo reale ha cercato di fornire informazioni sulla sicurezza comparativa dei farmaci sistemici in questi pazienti»

Confronto tra biologici, immunomodulatori e fototerapia
Lo studio ha utilizzato i dati assicurativi per identificare oltre 57mila soggetti con psoriasi di età inferiore ai 18 anni e ha confrontato la frequenza delle infezioni batteriche e opportunistiche gravi in ​​quanti facevano uso di farmaci biologici, non biologici per via sistemica e la fototerapia.

Sono state identificate quattro coorti. La coorte 1 comprendeva 722 nuovi utilizzatori di biologici in confronto a 988 nuovi utenti di immunomodulatori non biologici; la coorte 2 comprendeva 703 nuovi utilizzatori di biologici e 2.657 pazienti appena trattati con fototerapia; la coorte 3 includeva 952 nuovi utilizzatori di immunomodulatori non biologici rispetto a 2.645 pazienti appena trattati con fototerapia e la coorte 4 includeva 53.999 pazienti pediatrici con psoriasi contro 133.429 pazienti senza psoriasi.

Dopo l’abbinamento 1:1 in base al punteggio di propensione, la coorte 1 includeva 669 coppie di pazienti che iniziavano una terapia biologica in confronto a un trattamento con immunomodulatori non biologici; la coorte 2 comprendeva 681 coppie di pazienti che iniziavano la terapia biologica rispetto alla fototerapia; la coorte 3 comprendeva 909 coppie di pazienti che iniziavano il trattamento con immunomodulatori non biologici rispetto alla fototerapia e la coorte 4 aveva 49.809 coppie di pazienti con o senza psoriasi.

Nessun aumento del rischio di infezioni gravi
In quanti iniziavano una terapia biologica il rischio di infezioni gravi dopo 6 mesi è risultato di 2,99 per 1.000 anni/persona rispetto a 4,48 per 1.000 anni/persona nei nuovi utilizzatori di immunomodulatori non biologici, pari a un rischio relativo (RR) di 0,67. Il rischio relativo era invece di 1,50 quando si confrontavano quanti iniziavano una terapia biologica rispetto alla fototerapia e di 5,00 nel confronto tra terapie non biologiche e fototerapia.

Invece i bambini con psoriasi avevano quasi il doppio del rischio di infezione rispetto a quelli senza psoriasi (RR = 1,84).

«Non abbiamo evidenziato differenze significative nel rischio di infezione tra biologici e non biologici e nessuna differenza sostanziale tra chi faceva uso di terapie sistemiche rispetto alla fototerapia. Indipendentemente dal trattamento, i bambini con psoriasi avevano un rischio più elevato di infezione rispetto a quelli senza psoriasi» hanno riassunto gli autori.

«Nel trattare i pazienti pediatrici con psoriasi, i medici devono tenere presente che la presenza stessa della malattia può aumentare il rischio di infezione nei bambini e negli adolescenti, indipendentemente dal trattamento, ma che gli agenti biologici non aumentano ulteriormente questo rischio», ha commentato Schneeweiss.

«I nostri risultati suggeriscono che, sebbene possa esserci un aumento del rischio di alcune infezioni in base alla sola presenza della psoriasi, tutte le opzioni di trattamento appropriate dovrebbero essere discusse con i pazienti nel corso del processo decisionale condiviso con il proprio medico. I pazienti devono comprendere i rischi, i benefici e le alternative a qualsiasi opzione terapeutica, senza per questo essere limitati nella scelta dei farmaci e avere accesso alle terapia più recenti, mirate e altamente efficaci, a seconda dei casi» ha concluso.

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