Intestino irritabile, ne soffre 1 italiano su 3: i sintomi


Sindrome dell’intestino irritabile: secondo le stime ne soffre un italiano su tre. Attenzione ai sintomi con cui può manifestarsi

Sindrome dell’intestino irritabile: secondo le stime ne soffre un italiano su tre. Attenzione ai sintomi con cui può manifestarsi

Si stima che un italiano su tre soffra della sindrome dell’intestino irritabile, un disordine funzionale dell’apparato gastrointestinale in assenza di altra patologia specifica che ne causi i sintomi.I sintomi possono essere diversi, così come le cause. Ne parla il professor Silvio Danese, Responsabile del Centro per le malattie infiammatorie croniche intestinali di Humanitas e docente di Humanitas University.

I sintomi

“I sintomi riferiti dai pazienti sono molteplici: irregolarità intestinale che tende verso la stitichezza oppure verso la diarrea, ma anche una componente mista o un’alternanza tra le due; gonfiore addominale frequente; dolore addominale che non è sempre ben localizzato; urgenza nell’evacuazione. Sono sintomi che impattano notevolmente sulla qualità di vita, peggiorandola. Si pensi che la sindrome del colon irritabile è la seconda causa di assenza dal lavoro dopo l’influenza stagionale.

Possono inoltre esservi anche sintomi extra-intestinali, come emicrania, disturbi urinari, irritabilità, ansia e depressione, fatica cronica e perdita di concentrazione.”, spiega il professor Danese.

Le cause

“Le cause responsabili della sindrome dell’intestino irritabile possono essere molteplici. Occorre innanzitutto sottolineare che si tratta di una patologia funzionale: è dunque il funzionamento dell’intestino a essere anomalo; nei pazienti che ne soffrono infatti non si rilevano lesioni o alterazioni a carico dell’organo. Tra le cause annoveriamo: un’alterazione della motilità intestinale, un’alterazione del microbiota, un’infiammazione, infezioni, un’aumentata sensibilità dell’intestino, eventuali intolleranze alimentari ma anche condizioni di ansia, stress e depressione.

La sindrome dell’intestino irritabile non è una malattia genetica, vi è una familiarità ma non è preponderante. È possibile vi sia riscontro di questa malattia in diverse persone della stessa famiglia per via della somiglianza della flora intestinale tra questi soggetti dovuta a fattori ambientali”.

La diagnosi

“In presenza dei sintomi è importante effettuare una visita gastroenterologica: lo specialista per la diagnosi terrà conto della storia del paziente, di quanto rilevato mediante l’esame obiettivo e valuterà la prescrizione di esami del sangue e delle feci, utili per escludere la presenza di infezioni e infiammazione.

I sintomi della sindrome del colon irritabile possono anche essere legati ad altre patologie, è dunque importante escludere condizioni quali: malassorbimento, infezioni, malattie croniche (malattia di Crohn, rettocolite ulcerosa), alterazioni metaboliche (come in presenza di diabete), disturbi psichiatrici (depressione) e intolleranze alimentari”, continua lo specialista.

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Attenzione all’alimentazione

“L’alimentazione gioca un ruolo nel benessere del paziente. È bene però precisare che non esiste una regola valida per tutti: ogni paziente infatti ha una propria tolleranza all’assunzione dei diversi alimenti, è dunque importante valutare con gli specialisti (gastroenterologo, nutrizionista o dietista) – aiutandosi anche con la compilazione di un diario alimentare – la dieta più appropriata per la propria condizione, così da sapere quali alimenti contribuiscono alla persistenza dei sintomi e quali invece sono di aiuto. Pian piano, il paziente imparerà anche a conoscere la propria soglia di tolleranza sui singoli alimenti, così da sapersi regolare in autonomia.

Spesso si consiglia la dieta FodMap (“Fermentable Oligo-saccharides, Disaccharides, Mono-saccharides and Polyols”) che esclude alimenti contenenti zuccheri scarsamente assorbibili e dal forte potere fermentativo che l’intestino fatica a digerire e che pertanto possono favorire l’insorgenza dei sintomi. Nei pazienti con sindrome del colon irritabile può essere consigliabile limitare il consumo di alimenti quali asparagi, carciofi, funghi, cipolla e aglio; mele, ciliegie, pere, anguria, pesche e frutta essiccata; pistacchi, legumi, latte vaccino e yogurt, miele e prodotti ottenuti dalla lavorazione del grano come pasta e pane. Via libera invece ad alimenti come carote, patate, pomodori, zucchine e melanzane; melone, kiwi, fragole, arance e mandarini; brie, feta e latticini senza lattosio; uova e tofu; carne bianca; quinoa, riso, mais e cioccolato fondente. Inizio modulo

Si ricorda che in generale per la salute dell’intestino è bene assicurarsi una sufficiente idratazione, bevendo circa due litri di acqua al giorno e praticare regolare attività fisica”, ha concluso il professor Danese.