Coronavirus: scuole ancora chiuse in 3 regioni


Coronavirus: in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna le scuole e le università restano chiuse. Stop anche al calcio: Juventus-Inter e altre quattro gare rinviate al 13 maggio

Il Coronavirus non è una semplice influenza: attacca le vie respiratorie profonde e non esistono medicine: anziani e malati a rischio

Il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini conferma la chiusura di nidi, scuole e universita’ anche per la prossima settimana, per l’emergenza coronavirus. Una decisione che riguarda anche Lombardia e Veneto, ovvero le regioni piu’ colpite dall’epidemia insieme all’Emilia-Romagna, e che e’ stata assunta “sulla base del parere del comitato tecnico-scientifico nazionale”. Il team di esperti e il Governo, spiega Bonaccini in una nota diffusa anche sui social, “ritengono inoltre di dover aggiornare settimanalmente tale previsione sulla base dell’andamento della situazione epidemiologica”.

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“È in corso la riunione con il premier Giuseppe Conte e gli altri presidenti delle Regioni. Per ora l’unica notizia che posso anticipare, soprattutto nel rispetto delle famiglie, e’ che anche la prossima settimana l’attivita’ didattica delle scuole e degli asili resta sospesa. Vi aggiornero’ non appena avremo altre notizie certe”, scrive sulla sua pagina Facebook il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana.

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I pediatri FIMP: decisione giusta

“In Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna al momento è in cura il 93% di tutti gli 821 positivi al nuovo Coronavirus in Italia. Riteniamo pertanto saggia la decisione del Governo, inserita nel nuovo decreto sull’epidemia, di prorogare la chiusura delle scuole in queste Regioni per altri 8 giorni. Abbiamo bisogno di tempo per contenere il contagio, evitare il caos negli studi pediatrici e nei pronto soccorso e occuparci di chi ha bisogno di cure”. Così il Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri, Paolo Biasci sul rinvio dell’apertura delle scuole nelle Regioni interessate alla massima espansione dell’epidemia.

“Va evidenziato – prosegue Biasci – che il ritorno in classe determinerebbe anche un ulteriore fattore di possibile diffusione del virus favorito dall’utilizzo affollato di mezzi pubblici, nelle ore di punta di ingresso e uscita dalle lezioni, e la frequentazione di luoghi di aggregazione”. “Ci auguriamo – sottolinea il Presidente FIMP – che questo tempo che abbiamo in più, prima della riapertura delle scuole, sia utile per correggere la norma contenuta nel DPCM del 25 febbraio che prevede il certificato medico obbligatorio per tutti, per le assenze superiori a 5 giorni. Ci confortano le parole del Commissario Straordinario Angelo Borrelli che ha parlato di un provvedimento univoco per tutte le regioni. Segnaliamo però che nelle Regioni in cui le scuole riapriranno, ovvero Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Marche, l’obbligo del certificato, che allo stato attuale delle conoscenze ha solo la funzione di certificare l’assenza dei sintomi e non quella dello stato di portatore di nCoV19, resta in vigore. Così si mettono in grande difficoltà i medici di cure primarie e le famiglie, con il rischio di affollare gli studi e in questo modo favorire il contatto dei sani e con i malati, come è accaduto ieri in alcuni studi pediatrici del Veneto dove si sono recati all’ultimo momento molti genitori alla notizia della possibile riapertura delle scuole e del ripristino dell’obbligo del certificato”.

“Ribadiamo – conclude Biasci – che occorre attenzione all’ambito della medicina del territorio sottoposta, nella gestione di questa epidemia, a incredibili pressioni, con strumenti spesso insufficienti. Auspichiamo un maggiore coordinamento regionale che permetta a tutti i pediatri di famiglia e ai medici di medicina generale di poter contare in tempi stretti sui necessari dispositivi di protezione individuale. Se si ammalano i medici delle cure primarie rischia di collassare l’intero sistema”.

Si ferma anche il calcio

Sono state rinviate al 13 maggio le cinque partite della serie A di calcio che si dovevano disputare a porte chiuse per l’emergenza Coronavirus, previste per il turno di campionato di questo fine settimana. La decisione e’ stata ufficializzata dalla Lega serie A. Si tratta di Juventus-Inter, Milan-Genoa, Parma-Spal, Sassuolo-Brescia, Udinese-Fiorentina.

Il recupero delle cinque gare di serie A di calcio, rinviate per l’emergenza Coronavirus al 13 maggio, fa si’ che la finale di Coppa Italia, prevista nello stesso giorno, sia “conseguentemente programmata per il giorno mercoledi’ 20 maggio”, spiega la Lega di Serie A. Lo slittamento di data potrebbe comportare anche il trasferimento da Roma della finale, considerato che lo stadio Olimpico dovrebbe essere consegnato alla Uefa il 18 maggio per i preparativi di Euro 2020, con la partita inaugurale prevista proprio nella Capitale il 12 giugno.