Fibrosi epatica: giovani bevitori più a rischio


I giovani adulti con steatosi epatica e un consumo elevato di alcol hanno un rischio di fibrosi epatica più elevato secondo quanto emerso da uno studio

I giovani adulti con steatosi epatica e un consumo elevato di alcol hanno un rischio di fibrosi epatica più elevato secondo quanto emerso da uno studio

I giovani adulti con steatosi epatica e un consumo dannoso di alcol hanno un rischio di fibrosi epatica più elevato, secondo quanto emerso da uno studio basato sulla popolazione appena pubblicato su The Lancet Gastroenterology & Hepatology.

«Circa un adulto su quattro negli Stati Uniti e nel Regno Unito svilupperà una steatosi epatica non alcolica (NAFLD)», ha detto il primo autore dello studio Kushala Abeysekera dell’Università di Bristol in UK. «Per i medici, i giovani adulti rimangono una zona d’ombra nella comprensione dell’onere della malattia, poiché generalmente hanno un buono stato di salute e non vengono valutati con regolarità. Questo studio è il primo tentativo di fare uno screening di questi soggetti asintomatici nella popolazione generale tramite il Fibroscan, un dispositivo che utilizza la tecnologia di elastografia transitoria».

Il Fibroscan è un apparecchio molto simile a un ecografo che, attraverso una sonda poggiata sulla parete toracica tra gli spazi intercostali, invia al fegato delle onde elastiche. La velocità di propagazione di queste onde attraverso il tessuto epatico viene elaborata da un calcolatore, che fornisce in tempo reale una stima quantitativa dell’elasticità/rigidità del fegato. Si tratta di un esame indolore della durata di circa 5-10 minuti.

Identificare la prevalenza di steatosi nei giovani adulti
«La prevalenza stimata a livello mondiale della NAFLD negli adulti è del 25%, ma non è così chiara nei soggetti più giovani. Con questo studio abbiamo cercato di identificare la prevalenza della steatosi e della fibrosi epatica nei giovani adulti» hanno specificato gli autori.

Il trial Avon Longitudinal Study of Parents and Children (ALSPAC) ha reclutato oltre 15mila donne in gravidanza nella zona di Bristol che avrebbero partorito tra aprile 1991 e dicembre 1992. I loro figli sono poi stati invitati alla clinica Focus@24+ presso l’Università di Bristol tra giugno 2015 e ottobre 2017.

Dei 10.018 partecipanti attivi invitati alla clinica, hanno aderito in 4021 (40,1%, età media 24 anni) ed è stato loro chiesto di digiunare per almeno 6 ore oppure per tutta la notte precedente agli esami del sangue e all’elastografia transitoria con Fibroscan.

Il rischio derivante dal consumo di alcol è stato valutato con questionari basati sul test AUDIT-C (Alcohol Use Disorder Identification Test for Consumption), poi i partecipanti sono stati classificati in tre gruppi: bevitori a basso rischio (punteggio AUDIT-C inferiore a 5), ​​bevitori con consumo di alcol “pericoloso” (punteggio di 5 o più) e bevitori con livelli di consumo “dannosi” (evidenza di disturbo da abuso di alcol).

Fibrosi nei giovani forti bevitori e con steatosi
Dei 3768 partecipanti eleggibili per le analisi, il 20,7% aveva una sospetta steatosi e il 10% una steatosi grave di grado S3. In totale 3600 soggetti presentavano risultati validi di elastografia transitoria per la fibrosi, il 2,7% dei quali con sospetta fibrosi e il 10,6% con fibrosi in fase avanzata.

Un indice di massa corporea a indicare sovrappeso o obesità è stato associato positivamente alla steatosi dopo essere stato aggiustato per il consumo eccessivo di alcol, la classe sociale e il fumo (p<0,0001 per entrambi).

In sintesi i risultati dello studio hanno evidenziato che un giovane adulto su cinque aveva la steatosi e uno su 40 aveva la fibrosi intorno ai 24 anni d’età, con un rischio più elevato di fibrosi nei soggetti definiti bevitori dannosi e con steatosi.

Obesità infantile e malattie epatiche in gioventù
«Uno dei processi che guidano la progressione verso la cirrosi comporta l’accumulo di grasso nel fegato correlato all’alcol o all’obesità, vale dire la malattia del fegato grasso legata all’alcol e la NAFLD», ha scritto in un editoriale di accompagnamento Elisabetta Bugianesi del dipartimento di scienze mediche dell’Università di Torino.

Con il costante aumento dell’obesità infantile, sarà più frequente la comparsa in giovane età delle morbilità, mortalità e dei trapianti correlati alle malattie epatiche avanzate, e questo aumenterà l’onere sociale. Affrontare e monitorare ogni fattore di rischio per le malattie del fegato nelle prime fasi della vita potrà aiutare a prevenire le malattie del fegato, ha spiegato.

«Lo studio ha il merito indiscutibile di evidenziare l’onere della NAFLD nei giovani adulti, oltre ad aver confermato la sinergia del consumo di alcol e dell’obesità nell’amplificare la fibrogenesi epatica, smentendo al contempo l’ipotesi di un effetto benefico del consumo moderato di alcol nella NAFLD» ha concluso Bugianesi.