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Asma eosinofilico, benralizumab efficace a 2 anni

Gli ormoni sessuali potrebbero giocare un ruolo importante sia sulla patogenesi dell'asma, sia sugli outcome clinici secondo un nuovo studio

Asma severo eosinofilico, benralizumab efficace e sicuro anche a 2 anni secondo un’analisi pubblicata sul the Journal of Asthma and Allergy

L’impiego a lungo termine di benralizumab si è dimostrato efficace e al contempo sicuro in pazienti con asma severo, non controllato, associato a conta eosinofilica elevata.

Questo il responso di un’analisi di efficacia e sicurezza a 2 anni relativa all’impiego dell’anticorpo monoclonale anti-IL5R, pubblicata su the Journal of Asthma and Allergy, che ne suffraga l’impiego continuativo in pazienti con asma severo eosinofilico non controllato.

Razionale e disegno dello studio
Benralizumab è un anticorpo monoclonale umanizzato, disponibile nel nostro Paese dalla primavera scorsa, che ha come bersaglio il recettore dell’interleuchina-5 sugli eosinofili, le cellule che scatenano infiammazione eosinofilica, responsabile della gravità e dei sintomi non controllati dell’asma così come delle continue riacutizzazioni della malattia.

“Il trattamento con questo farmaco riduce in modo significativo le riacutizzazioni di malattia e migliora la funzione polmonare dopo un anno in questa categoria di pazienti – ricordano i ricercatori nell’introduzione al lavoro -. (…) In due studi registrativi di fase 3 alla base dell’indicazione d’impiego (studi SIROCCO e CALIMA), benralizumab ha ridotto ad un anno il manifestarsi di attacchi asmatici, migliorando la funzione polmonare e la sintomatologia asmatica, con un profilo di sicurezza e di tollerabilità di tutto rispetto”.

L’obiettivo del nuovo studio è stato quello di valutare il mantenimento del profilo favorevole di efficacia e di sicurezza del farmaco dopo un anno ulteriore di trattamento.

A tal scopo, i ricercatori hanno integrato, nell’analisi dei dati, la valutazione dei risultati degli studi SIROCCO (durata dello studio= 48 settimane)  e CALIMA (durata dello studio= 56 settimane) con quelli provenienti dallo studio di estensione di safety di fase 3 BORA, che aveva reclutato pazienti dei due trial precedenti che avevano dato l’assenso a continuare la terapia per un altro anno.

I pazienti dei trial in questione erano stati sottoposti a trattamento sottocute con benralizumab 30 mg a cadenza mensile o bimestrale.

Risultati principali
Lo studio ha confermato la riduzione della frequenza di riacutizzazioni asmatiche osservate nei trial originari (SIROCCO/CALIMA). Nello specifico, un paziente su 2 non ha avuto episodi di esacerbazione di malattia nel corso dei due anni di osservazione (che prevedevano anche lo studio di estensione BORA), con un tasso grezzo di riacutizzazioni nei pazienti con somministrazione bimestrale del farmaco pari 0,56 episodi/anno, in presenza di conta di eosinofili nel sangue  ≥300 cellule/μL).

Nel corso dei 2 anni di osservazione previsti dal protocollo dello studio, si è avuto anche il mantenimento dei benefici sulla funzione polmonare, come documentato da incrementi della FEV1 pre-broncodilatazione pari a 0,343 l e a 0,364 l, rispetto al basale, rilevati nel gruppo trattato con benralizumab a cadenza bimestrale per uno e per due anni, rispettivamente.

Non solo: un trend analogo è stato confermato per l’outcome della qualità della vita legato allo stato di salute, migliorato negli studi registrativi e preservato nel corso dell’anno aggiuntivo di follow-up.

Da ultimo, è stata rilevata una sovrapponibilità tra gli eventi avversi e gli AE seri rilevati nello studio di estensione BORA e nei due trial registrativi originari, in assenza di nuovi segnali di safety.

In sintesi

Nonostante l’ammissione di un limite metodologico intrinseco dello studio, rappresentato dall’assenza di un gruppo placebo nel secondo anno di conduzione di questa analisi, lo studio suffraga i benefici a lungo termine di benralizumab nei pazienti con asma severo eosinofilico non controllato, in costanza di un profilo di safety accettabile.

“Tale analisi – concludono i ricercatori – sarà importante per guidare le decisioni cliniche in merito all’impiego del farmaco nel lungo termine”.

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