Intestino irritabile con costipazione: tenapanor efficace


Sindrome dell’intestino irritabile con costipazione prevalente, arrivano nuovi dati di efficacia e sicurezza su tenapanor per ridurre i sintomi addominali

Sindrome dell'intestino irritabile con costipazione prevalente, arrivano nuovi dati di efficacia e sicurezza su tenapanor per ridurre i sintomi addominali

Tenapanor può contribuire a ridurre i sintomi addominali, come gonfiore, crampi e pienezza, in pazienti con sindrome dell’intestino irritabile con costipazione prevalente, secondo i risultati di uno studio pubblicato sull’American Journal of Gastroenterology.

La molecola è un inibitore dell’NHE3 e funziona aumentando il sodio nell’intestino.

NHE3 cioè scambiatore di sodio-idrogeno 3 (sodium–hydrogen exchanger 3 (NHE3) conosciuto anche come Sodium–hydrogen antiporter 3 or solute carrier family 9 member 3 (SLC9A3)) è una proteina che nell’uomo è codificata dal gene SLC9A3.

Questa proteina è localizzata sul lato apicale delle cellule epiteliali del tubulo prossimale del nefrone del rene, nella membrana apicale degli enterociti dell’intestino, nonché basolateralmente sulle cellule duodenali e pancreatiche responsabili del rilascio di HCO -3 nel lume duodenale.

È prevalentemente responsabile del mantenimento dell’equilibrio di sodio; in pratica importa un ione di sodio nel citosol di una cellula tubulare espellendo uno ione idrogeno dalla cellula nel lumen del tubulo prossimale. Il sodio all’interno della cellula tubulare può quindi essere mantenuto dall’organismo piuttosto che escreto nelle urine.

Attraverso questa inibizione, tenapanor riduce l’assorbimento di sodio nell’intestino, causando un aumento del volume del liquido intestinale e un tempo di transito più breve, attenuando così la consistenza delle feci e aumentando la frequenza del movimento intestinale.

William D. Chey, direttore del GI Physiology Laboratory dell’Università del Michigan Health System, e colleghi hanno scritto che: “Si dovrebbe prevedere che l’inibizione di NHE3 aumenti l’escrezione di sodio e liquidi nelle feci. Studi preclinici su ratti e studi clinici hanno dimostrato che tenapanor riduce l’assorbimento di sodio, con un’esposizione sistemica minima al farmaco.”

I ricercatori hanno condotto uno studio di fase 3, in doppio cieco, per valutare l’efficacia e la sicurezza di tenapanor rispetto al placebo. Hanno assegnato in modo casuale i pazienti con IBS-C (n=606) a ricevere 50 mg di tenapanor (b.i.d) o placebo due volte al giorno per 12 settimane seguite da un periodo di sospensione di 4 settimane.

Secondo i risultati dello studio, tenapanor ha contribuito a ridurre i sintomi addominali, come gonfiore, crampi e pienezza, in pazienti con sindrome dell’intestino irritabile con costipazione predominante.
L’outcome primario dello studio era la percentuale di pazienti che hanno riportato una riduzione del dolore addominale peggiore settimanale medio di almeno il 30% e un aumento di almeno un movimento intestinale spontaneo completo dal basale, entrambi nella stessa settimana, per almeno 6 settimane di studio.

Dei 629 pazienti randomizzati con IBS-C, 606 (96,3%) sono stati inclusi nel set di analisi intention to treat (tenapanor: n=307; placebo: n=299) e 533 (84,7%) hanno completato le 12 settimane del periodo di trattamento.

Nel set di analisi intention to treat (età media 45 anni, 81,4% donne), una percentuale significativamente maggiore di pazienti trattati con tenapanor ha raggiunto l’endpoint primario rispetto ai pazienti trattati con placebo (27,0% vs 18,7%, p= 0,020).

Anche i sintomi addominali e i sintomi globali dell’IBS sono migliorati con tenapanor (p<0,05 vs placebo). La diarrea è stato l’evento avverso più comunemente riportato, causando l’interruzione del farmaco in studio nel 6,5% e nello 0,7% dei pazienti che hanno ricevuto tenapanor e placebo, rispettivamente, durante il periodo di trattamento di 12 settimane.

“Tenapanor, con il suo esclusivo meccanismo d’azione, l’impatto positivo sui sintomi chiave e l’accettabile sicurezza, potrebbe offrire una nuova entusiasmante opzione terapeutica per i pazienti con IBS-C”, hanno concluso Chey e colleghi.