Insulta i Carabinieri su Instagram, denunciato per vilipendio


Insulta i Carabinieri su Instagram, denunciato per vilipendio: i militari sono risaliti a un giovane reggiano nonostante il nickname utilizzato sul social

Insulta i Carabinieri su Instagram, denunciato per vilipendio: i militari sono risaliti a un giovane reggiano nonostante il nickname utilizzato sul social

Come gli haters che, nascosti sotto i nickname più improbabili, “con crescente frequenza diffondono in rete l’odio sociale”, è apparso nella pagina ufficiale di Instagram dell’Arma dei Carabinieri per lanciare “le più disparate offese nei confronti dell’Istituzione pubblicando decine di post oltraggiosi”. Gli è però andata male perchè è finito denunciato per vilipendio.

Infatti, sebbene stesse usando un falso profilo, i Carabinieri della stazione di Reggio Emilia Santa Croce sono riusciti a identificarlo e denunciarlo. Nei guai è finito un adolescente reggiano: secondo quanto accertato dai Carabinieri di via Adua, il giovane su un post che pubblicava l’attività dei Carabinieri del Reparto Operativo Tutela patrimonio culturale, relativo al recupero dello “scudo di Garibaldi” (opera unica del suo genere donato dal popolo siciliano in segno di affetto e riconoscenza dopo lo sbarco di Marsala e trafugato nel 2000 dal Museo Nazionale del Risorgimento di Palazzo Vittoriano), ha scritto decine di commenti “gravemente lesivi del decoro e del prestigio delle Istituzioni e dell’Arma dei Carabinieri”.

I militari di Santa Croce, come spiega l’agenzia di stampa Dire (www.dire.it) hanno allora avviato le indagini: nonostante il falso nickname, grazie alla foto del profilo i militari sono risaliti al giovane reggiano trovando a suo carico “incontrovertibili elementi di responsabilità” sulle offese via social. Di qui la denuncia. I Carabinieri, nel raccontarlo, ricordano che “l’offesa pubblica rivolta nei confronti delle Istituzioni, quindi, può essere punita fino a tre anni di reclusione, perché il social network è considerato un mezzo pubblico e non di uso privato come molti erroneamente ancora credono”.