Il pianista russo Sokolov al teatro del Maggio Fiorentino


Il maestro Grigory Sokolov arriva al teatro del Maggio Fiorentino venerdì 7 giugno con un recital dedicato alle profondità compositive di Brahms e Beethoven

Grigory Sokolov
Il pianista Grigory Sokolov si esibisce al teatro del Maggio Fiorentino ©Mary Slepkova

Il grande maestro russo Grigory Sokolov venerdì 7 giugno alle 20 arriva al Teatro del Maggio grazie alla coproduzione firmata Amici della Musica di Firenze e Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino.

La serata prevede un ricco programma a partire dalla Sonata in do maggiore op. 2 n. 3 e le Undici Bagatelle op. 119 di Ludwig van Beethoven, prima di un immersione nelle atmosfere di Johannes Brahms per i Klavierstücke op. 118 e Klavierstücke op. 119.

Proprio questi ultimi sono stati così descritti nella nota di sala curata da Francesco Dilaghi e proveniente dall’archivio storico degli Amici della Musica di Firenze: “I Klavierstücke op. 119 costituiscono il congedo di Brahms dal pianoforte. Il primo brano è un Intermezzo in si minore in tempo “Adagio” che rappresenta, al di là delle sue esigue dimensioni, una delle più sorprendenti e intense creazioni brahmsiane, quasi sospeso in una indefinita e mutevolissima fluttuazione armonica, al limite dell’indeterminatezza tonale.

Dopo questa pagina, prediletta da Clara Schumann (“meravigliosa, dolcemente triste nonostante le sue dissonanze”), segue un più elaborato Intermezzo in mi minore, in tempo “Andantino un poco agitato”, dominato da un tema inquieto e dal ritmo insistente, mentre l’episodio centrale, in maggiore, può essere considerato una variazione del tema iniziale.

Il terzo Intermezzo in do maggiore, in tempo “Grazioso e giocoso”, è invece una breve pagina di più leggera e delicata atmosfera, tutta giocata su un unico tema di tre note ricorrenti in senso circolare. Più complesso lo schema costruttivo della Rapsodia in mi bemolle maggiore, l’ultimo brano pianistico di Brahms, che si apre con un vigoroso e squillante tema in accordi, seguito da una seconda idea in do minore, cupa e assorta, e da una terza, di carattere più sereno e disteso, in la bemolle. Quest’ultima si presenta una sola volta nel corso del pezzo, mentre la seconda torna combinata insieme alla prima (della quale è in realtà fin dall’inizio una derivazione), fino alla burrascosa conclusione in tonalità di mi bemolle minore; ma il vero elemento unificante di questa Rapsodia è costituito da una semplice cellula ritmica di quattro note ripetute, ora ben evidente in accordi, ora in singole, inquietanti presenze nel registro basso del pianoforte”.