Se Pinocchio si muove a passo di danza


Danza, parola, video e musica per il Pinocchio in scena al Teatro Goldoni di Firenze sabato 16 marzo (in replica il 17). Tamara Aydinyan, danzatrice armena, interpreta il celebre burattino, mentre lo spettacolo si avvale della partecipazione straordinaria dell’attore Virginio Gazzolo che recita testi da Collodi, Kleist, Rilke, Hugo, Baudelaire, Meyerhold

Pinocchio (foto Salvatore Abrescia)
Pinocchio (foto Salvatore Abrescia)

Va in scena sabato 16 marzo in prima nazionale al Teatro Goldoni di Firenze alle ore 20,00 lo spettacolo PINOCCHIO, frutto del percorso di collaborazione artistica iniziato nel 2018 di Opus Ballet, diretto da Rosanna Brocanello, e Giardino Chiuso, diretto da Patrizia de Bari e Tuccio Guicciardini e realizzato in coproduzione con Versiliadanza e con Fondazione Fabbrica Europa ,ed in collaborazione con Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino.

Lo spettacolo prevede una replica domenica 17 marzo alle ore 16,30 ed è programmato per le scuole in quattro matinée che si snodano dal 12 al 15 marzo alle ore 10.30.

In scena dieci sono i danzatori : Tamara Aydinyan è l’ interprete armena, proveniente dalla compagnia  Small Theatre/NCA di Yerevan, che incarna Pinocchio, affiancata da Leonardo Diana, Lorenzo Di Rocco, Isabella Giustina, Gianmarco Martini Zani,Stefania Menestrina, Giulia Orlando, Riccardo Papa , Françoise Parlanti e Jennifer Rosati. Lo spettacolo si avvale della partecipazione straordinaria dell’attore Virginio Gazzolo che recita testi da Collodi, Kleist, Rilke, Hugo, Baudelaire,Meyerhold . Firma la coreografia Patrizia de Bari, la drammaturgia è curata da Tuccio Guicciardini , i video creati da Andrea Montagnani , i costumi disegnati da Santi Rinciari.

 

Riproporre un Pinocchio in danza, uno dei personaggi più conosciuti al mondo, non è mai banale. Il celeberrimo burattino di legno è stato protagonista di innumerevoli letture sceniche, dal teatro alla danza, dal musical al cinema, con più o meno fortuna, con più o meno correttezze drammaturgiche, con più o meno rispetto per il fantastico e controverso personaggio collodiano; ma è proprio questa facoltà camaleontica che ha contribuito a costruire il suo indiscusso successo. Sezionato, ridotto, stravolto, rivolto, Pinocchio riesce sempre, da buona “birba”, a mantenere la sua coerenza, il suo impertinente sguardo di burattino, il suo buon nome.

Grazie a questa sua generosità interpretativa anche questo lavoro vuole far rivivere il suo mondo ma con una distinta direzione immaginifica e simbolica. Nello spettacolo Pinocchio prende forma, si modella sulle necessità espressive contemporanee, il ceppo di legno prende vita per raccontarsi sotto una luce ancora diversa.

“Le parole di Kleist che aprono lo spettacolo, tratte dal “Trattato delle marionette”,- dichiara Tuccio Guicciardini, autore della drammaturgia – ci danno l’opportunità di situare immediatamente il nostro Pinocchio in una lettura intuitivamente riconoscibile. La marionetta si colloca tra il divino e il terreno, ricreando continuamente quella fase irripetibile che viene spesso coniugata con l’opera d’arte, la stessa condizione soprasensibile dell’artista, che percepisce la realtà quotidiana con alti punti di vista, libero, per quanto possibile, da retaggi sociali e umani, nella condizione di un “quasi” semidio”

Un legno magico, quindi, misteriosamente e consapevolmente apparso nella bottega di Mastro Ciliegia pronto per una nascita meravigliosa, intricante e fantastica di un personaggio che trascende inequivocabilmente dal quotidiano umano e immediatamente pronto per una fuga verso la scoperta e la ingenua curiosità di far parte del mondo terreno.

Sincero e dispettoso verso l’umanità e il mondo, Pinocchio, qui è il riflesso dell’artista, scruta curioso e pieno di aspettative tutto quello che accade intorno a lui. Ma tutte le sue disavventure e la sua voglia di libertà lo porteranno, suo malgrado, ad assoggettarsi completamente al mondo terreno, scegliendo di diventare di carne e ossa e accettando l’anonimato della massificazione, praticamente annientando la sua parte “divina” in favore di quella umana.

Le scene si susseguono senza tregua, vorticosamente in viaggi fantastici e perigliosi, alla scoperta delle sensazioni, degli affetti, della giustizia, dell’incerto, dell’amicizia, del tradimento, del divertimento, delle lacrime, della povertà, dell’onestà.

Lo spettacolo incrocia diversi linguaggi teatrali contemporanei. Danza, parola, video, musica si equilibrano nella messa in scena trasportando lo spettatore in un mondo coinvolgente e magico, in una dimensione sospesa. Il movimento aiuta, pur rimanendo fedelmente nelle righe dell’opera di Carlo Lorenzini, la creazione di scene immaginifiche e surreali, sintetizzandone i capitoli più significativi.

La parola agisce da collante drammaturgico essenziale, mentre i video e le scenografie amplificano lo spazio scenico sovradimensionando, scardinando le proporzioni della realtà, come d’altronde è il mondo che appartiene a Pinocchio. La musica è in dialogo con il movimento in una sorta di contrasto/armonia senza soluzione di continuità.

Non sarà come sappiamo un viaggio facile – affermano gli artisti – bensì pieno di tranelli, traversie varie e soprattutto bugie. Ma cercheremo di raccontare e difendere la libertà intrinseca di Pinocchio, un Pinocchio che, come l’artista, guarda il mondo come fosse sempre la prima volta, con occhi ingenui e sempre curiosi. Un’anima pura.”