Csi a fianco di Bakary Dandio e della famiglia Pozzi


Il Csi lancia la campagna #IoStoConBak e si schiera a fianco del giovane campione nazionale Csi di atletica leggera Bakary Dandio e della famiglia adottiva

Il Csi lancia la campagna #IoStoConBak e si schiera a fianco del giovane campione nazionale Csi di atletica leggera Bakary Dandio e della famiglia adottiva

La Presidenza nazionale del Centro Sportivo Italiano, il Csi Milano e la società sportiva Atletica leggera Melegnano di Lodi si schierano al fianco del giovane campione nazionale Csi di atletica leggera, Bakary Dandio e della famiglia Pozzi. In merito ai recenti fatti di cronaca accaduti a Melegnano, ed alle frasi offensive e pesantemente discriminatorie indirizzate alla famiglia adottiva del 21enne, il Csi si unisce alla solidarietà espressa dalla comunità locale di Melegnano, dove brilla il successo di un modello di reale integrazione sociale: una società sportiva, una famiglia e l’intera cittadinanza hanno collaborato reciprocamente nel far sentire a casa propria un giovane atleta meritevole e rispettoso delle regole di convivenza comune.

Per abbracciare idealmente, e come segno di vicinanza al giovane atleta, nato in Senegal, e laureatosi nel 2018, a Cles (TN) campione nazionale Senior maschile nei 400m e negli 800m, con al collo anche un argento nei 200m, il Centro Sportivo Italiano ha lanciato sui social la campagna #IoStoConBak, dando così la possibilità di sostenere ed incoraggiare il ragazzo e la comunità, che lo ha accolto con affetto e simpatia.

«Viviamo, da tempo, in una società multi-etnica – afferma il presidente nazionale del Csi, Vittorio Bosio – in tutta Italia, purtroppo, non fanno notizia i moltissimi casi di integrazione di successo che conosce il CSI quotidianamente sui propri campi e palestre, come questo di Bak. Credo che in tempi di disorientamento e di rifiuto del diverso, il modello sociale da cui ripartire sia quello trasversale di una reale sinergia tra chi cresce ed educa i nostri giovani. In questo contesto, lo sport e le nostre società sportive da 75 anni combattono la sfida educativa più difficile: quella cioè di rendere “normale” la cultura dell’incontro».