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Dalla Siria al Congo: 2018 anno terribile per i minori

Siria, l'allarme dell'UNICEF: più di 500 bambini sono stati feriti o uccisi nei primi nove mesi del 2019, di questi almeno 65 solo nel mese di dicembre

Bambini sotto attacco nel mondo: dalla Siria al Congo, dall’Ucraina orientale al Myanmar, UNICEF lancia l’allarme per il coinvolgimento dei minori nei conflitti

 “Nel 2019 si celebra il 30° anniversario della ratifica della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza e il 70° anniversario della Convenzione di Ginevra, ma oggi, un maggior numero di paesi è coinvolto in conflitti interni o internazionali più che in ogni altro momento degli ultimi 30 anni. I bambini che vivono in situazioni di conflitto sono fra coloro che hanno meno probabilità di avere i loro diritti garantiti. Gli attacchi contro i bambini devono finire”. A lanciare l’allarme è Manuel Fontaine, Direttore dei Programmi di Emergenza dell’UNICEF.

Nel corso del 2018:

Secondo l’UNICEF, il futuro di milioni di bambini che vivono in paesi colpiti da conflitti armati è in pericolo, mentre le parti in guerra continuano a commettere gravi violazioni contro i bambini e i leader del mondo non imputano loro le responsabilità cui dovrebbero rispondere.

“I bambini che vivono in zone di conflitto negli ultimi 12 mesi hanno continuato a soffrire livelli estremi di violenza e il mondo ha continuato a deluderli,” ha dichiarato Manuel Fontaine, Direttore dei Programmi di Emergenza dell’UNICEF.” Da troppo tempo le parti in conflitto stanno commettendo atrocità con un’impunità quasi totale e tutto questo sta solo peggiorando. Molto di più può e deve essere fatto per proteggere e dare assistenza ai bambini.”

I bambini che vivono nei paesi in guerra sono sotto diretto attacco, utilizzati come scudi umani, uccisi, feriti o reclutati per combattere. Stupro, matrimoni forzati e rapimento sono diventati la normalità nelle tattiche di conflitto dalla Siria allo Yemen, dalla Repubblica Democratica del Congo alla Nigeria, al Sud Sudan, al Myanmar.

L’UNICEF chiede alle parti in conflitto di rispettare i loro obblighi secondo il diritto internazionale di porre fine immediatamente alle violazioni contri i bambini e all’utilizzo, come obiettivi, di infrastrutture civili che comprendono scuole, ospedali e infrastrutture idriche. L’UNICEF chiede anche agli stati che hanno un’influenza sulle parti in conflitto di utilizzare quest’influenza per proteggere i bambini.

“È necessario fare molto più per prevenire la guerra e porre fine a molti disastrosi conflitti armati che devastano le vite dei bambini. Eppure, anche se le guerre continuano, non dobbiamo mai accettare gli attacchi contro i bambini. Dobbiamo fare in modo che le parti in guerra abbiano l’obbligo di proteggerli. Altrimenti, saranno i bambini, le loro famiglie e le loro comunità che continueranno a soffrire conseguenze devastanti, ora e negli anni a venire”, ha detto Fontaine.

In tutti questi paesi, l’UNICEF lavora con i suoi partner per fornire ai bambini più vulnerabili servizi sanitari, per la nutrizione, l’istruzione e la protezione. Per esempio, ad ottobre, l’UNICEF ha contribuito al rilascio di 833 bambini reclutati in conflitti armati nel nordest della Nigeria e sta lavorando perché questi bambini siano reintegrati nelle loro comunità. Da quando il conflitto è esploso in Sud Sudan 5 anni fa, l’UNICEF ha riunito circa 6.000 bambini non accompagnati e separati con le loro famiglie. In Bangladesh, nel 2018, l’UNICEF ha raggiunto migliaia di bambini rifugiati Rohingya con supporto per la salute mentale e psicosociale. In Iraq, l’UNICEF sta lavorando con i suoi partner per fornire servizi specialistici alle donne e ai bambini colpiti da violenza di genere.

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