Conflitti con l’uomo prima minaccia per la tigre siberiana


Nuovo rapporto WWF: tra il 2000 e il 2016, 279 conflitti hanno portato alla morte di 33 esemplari di tigre siberiana, il 15% della popolazione. L’80% della mortalità di tigri in Russia è causata dall’uomo

Nuovo rapporto WWF: tra il 2000 e il 2016, 279 conflitti hanno portato alla morte di 33 esemplari di tigre siberiana, il 15% della popolazione. L’80% della mortalità di tigri in Russia è causata dall’uomo

Il futuro della tigre siberiana o dell’Amur, di cui sono rimasti 500 individui, dipende strettamente dalla conservazione dell’habitat forestale, dove la tigre caccia e si riproduce e dalla capacità di convivenza con le comunità dell’uomo. La conferma viene dal report WWF The Way of the Tiger, il primo a fare il punto sui conflitti uomo-tigre nell’estremo oriente russo. Il taglio legale e illegale delle foreste sta riducendo sempre di più i vasti territorio di cui la tigre dell’Amur ha bisogno per procacciarsi le prede. La diminuzione delle prede a causa della competizione con l’attività venatoria esercitata legalmente e illegalmente dalle comunità locali e il bracconaggio per il commercio e l’uccisione illegale a causa dei conflitti con le comunità locali. Sono queste le 3 sono le grandi minacce che mettono a serio rischio il futuro di questo felino straordinario, adattatosi ai climi freddi.
I conflitti tra uomo e tigre dell’Amur sono la principale minaccia per questa sottospecie di tigre. Prevenire questi conflitti è una priorità per il futuro delle tigri dell’Amur, in quanto il più delle volte, questi conflitti, vengono risolti con l’uccisione della tigre. E su questo aspetto il WWF lavora sin dal primo progetto di conservazione lanciato nel 1994.
Tra il 2000 e il 2017 i centri di riabilitazione sostenuti del WWF hanno ospitato 24 tigri. 13 sono state rilasciate in natura dopo aver ricevuto le cure necessarie, 6 sono morte a causa delle ferite riportate prima del trasferimento, 3 sono rimaste in cattività e 2 sono ancora in cattività nel centro Alekseevka.
10 delle 13 tigri rilasciate sono state marcate con trasmettitori GPS: di queste 5 sono tuttora segnalate come vive, 2 sono state uccise mentre il destino di 3 è tutt’ora incerto (potrebbero essersi liberate dal radiocollare).
Oltre a riabilitare le tigri coinvolte nei conflitti, i centri svolgono l’importante compito di occuparsi dei cuccioli che hanno perso le loro madri a causa del bracconaggio e delle attività di ritorsione da parte dell’uomo durante i conflitti. Questi cuccioli rimangono nel centro finché non vengono ritenuti adatti al rilascio. Dopo il rilascio vengono monitorati, tramite rilevamento satellitare.
Per il WWF nelle aree in cui si verificano i conflitti (attacchi all’uomo o al bestiame) devono essere organizzate delle squadre di pronto intervento: Rapid Response Teams (RRT) e allestiti dei Centri di riabilitazione e di monitoraggio (Rehabilitation Centres and Monitoring Facilities) per le tigri coinvolte nei conflitti, soprattutto se ferite o orfane. Gli RRT – cui WWF offre supporto logistico, tecnico e materiale – giocano un ruolo molto importante nel risolvere i conflitti rimuovendo animali feriti (che possono diventare molto pericolosi per l’uomo), malati o comunque non adatti alla vita in natura e portandoli nei centri, dove vengono riabilitate con l’obiettivo del successivo reinserimento in natura.
Il centro di riabilitazione di Alekseevka (Provincia di Primorsky) è stato istituito nel 2012. Mentre quello di Utyos nella Provincia di Khabarovsk nel 1991. Uno dei principali successi del WWF nel sostenere questi centri di riabilitazione è quello di poter rilasciare tigri in natura. Ma devono essere potenziati gli sforzi antibracconaggio per evitare che i bracconieri possano approfittare delle situazioni di conflitto per uccidere le tigri. In questo modo sarà anche ridotto il numero degli animali feriti e dei cuccioli orfani.
È possibile sostenere i progetti del WWF per difendere la tigre e tutte le altre specie a rischio attraverso il programma ADOZIONI raggiungibile sulla pagina wwf.it/adozioni.

Le cause del conflitto tra uomo e tigre siberiana

  • Le tigri ferite dai bracconieri non possono cacciare in modo appropriato e quindi sono obbligate a cacciare prede più facili e accessibili, come il bestiame.
  • I bracconieri cacciano le prede delle tigri, queste sono dunque costrette a cercare cibo altrove. Circa l’80% della mortalità di tigri in Russia è causata dall’uomo.
  • Il bracconaggio porta anche altri “HTC” (così vengono definiti gli incontri conflittuali), come la collisione con i veicoli. Quando a restare vittima dell’incidente è una mamma, i cuccioli restano orfani. Ogni anno, soprattutto durante l’inverno, molti cuccioli perdono le loro madri e non possono sopravvivere da soli.
  • La distruzione di habitat idonei, come le dense foreste naturali, l’erosione e la frammentazione delle foreste, stanno riducendo l’habitat delle tigri, così come quello delle loro prede, portando le tigri a cercare fonti di cibo alternativo, come il bestiame nelle vicinanze delle abitazioni.
  • Molti capi di bestiame cadono vittime delle tigri a causa delle insufficienti pratiche di allevamento e gestione del bestiame.
  • La competizione tra le tigri e l’uomo per il territorio. Il successo della conservazione della tigre porta all’aumento dei conflitti, perché con l’aumento delle popolazioni delle tigri aumenta la competizione con l’uomo per il territorio.
  • Una tigre dell’Amur può diventare aggressiva quando è rincorsa o quando si trova inaspettatamente a contatto con l’uomo, oppure anche quando sta difendendo i propri cuccioli o quando sta cacciando.
  • Le prede della tigre sono anche influenzate negativamente dal sovrasfruttamento e dalla competizione con il bestiame. Circa l’85% delle prede della tigre sono rappresentate da cervi, sika e cinghiali.
  • Il rischio dell’HTC aumenta anche a causa di alcune attività umane come la caccia e la pesca
I conflitti uomo – tigre sono in aumento e necessitano di una gestione preventiva e intelligente. Nel periodo tra il 2000 e il 2016 sono stati registrati 279 conflitti, che hanno portato alla morte di 33 tigri (ovvero circa il 15% della popolazione), più o meno nello stesso periodo. Il numero dei conflitti tra tigri e persone è raddoppiato dal 2010. Dato il numero crescente delle popolazioni di tigri e le attività umane svolte nei loro habitat, ci si aspetta che questo numero continui ad aumentare mettendo a rischio il futuro delle tigri.
Caratteristiche dei conflitti uomo-tigre:
  • Il 57% dei conflitti registrati coinvolgono tigri che attaccano il bestiame.
  • In Russia, le tigri ogni anno uccidono circa 30 animali domestici o di allevamento.
  • Il 41% dei casi dei conflitti coinvolgono tigri adulte.
  • Il 15% dei conflitti è causato da giovani tigri.
  • Il 6% dei conflitti è causato da tigri adulte con cuccioli.
  • Nel restante 38% dei casi, il sesso e l’età degli animali non sono stati identificati.
  • I 26 casi di attacchi di tigre all’uomo hanno provocato 4 morti e 16 feriti. Tuttavia, la maggior parte di questi attacchi sono stati provocati dalle persone.
Numero di tigri ospitate nei centri di riabilitazione sostenuti dal WWF dal 2000 al 2017.
  • 24 tigri sono state ospitate nel centro di riabilitazione.
  • 13 sono state rilasciate in natura dopo aver ricevuto le cure necessarie.
  • 6 sono morte a causa delle ferite riportate prima del trasferimento nel centro.
  • 3 sono rimaste in cattività.
  • 2 sono ancora nel centro di Alekseevka
Tra il 2009 e il 2017, un totale di 13 tigri (9 cuccioli e 4 giovani) sono state rilasciate in natura dopo la riabilitazione.
  • 10 di queste tigri sono state marcate con dei radiocollari GPS.
  • 5 delle tigri sono tuttora segnalate come vive.
  • 2 sono state sicuramente uccise.
  • Il destino di 3 è tutt’ora incerto (potrebbero essersi liberate dal radiocollare).
Il destino dei cuccioli. Oltre a riabilitare le tigri coinvolte nei conflitti, i centri svolgono l’importante compito di occuparsi dei cuccioli che hanno perso le loro madri a causa del bracconaggio e delle attività di ritorsione da parte dell’uomo durante i conflitti. Questi cuccioli rimangono nel centro finché non vengono ritenuti adatti al rilascio. Dopo il rilascio vengono monitorati, tramite rilevamento satellitare.

La tigre siberiana

La tigre dell’Amur o tigre siberiana (Panthera tigris ssp. altaica) abita nell’estremo Oriente della Russia, una regione montuosa coperta per oltre il 90% da foreste. La regione ha un clima unico, combinando condizioni invernali, con neve e temperature molto basse, ad estati miti. Il Nord ha un clima continentale, mentre nel sud ci sono i monsoni.
Queste condizioni eterogenee permettono la coesistenza di una varietà di animali del sud come tigri dell’Amur, leopardi dell’Estremo Oriente, gatti della foresta dell’Amur, martore dalla gola gialla, orso nero himalayano, goral, sika, ecc. e animali del nord per esempio cervi, caprioli, alci, cinghiali, orsi bruni, lupi, zibellini, ecc.
L’area ha una popolazione umana relativamente piccola rispetto alle regioni abitate da altre sottospecie di tigre. Meno di 3,5 milioni di persone vivono nell’area di distribuzione della tigre dell’Amur o nelle sue immediate vicinanze. Sono circa 100.000 le persone impegnate nella caccia legale.
Al momento la tigre dell’Amur è catalogata come “Endangered” dall’IUCN Red List. Delle 7 sottospecie, la tigre dell’Amur è la più straordinaria per capacità di adattamento ai climi estremamente freddi della Siberia e per la bellezza degli animali. La pelliccia foltissima, le larghe zampe che le permettono di camminare sulla neve senza sprofondare, la testa grande e potente la rendono probabilmente il felino più spettacolare.