Palio di Siena: la Lupa trionfa di rincorsa


Giuseppe Zedde detto Gingillo su Porto Alabe vince il Palio di Siena del 16 agosto 2018: trionfo da outsider, la cronaca della “carriera” in Piazza del Campo

Giuseppe Zedde detto Gingillo su Porto Alabe vince il Palio di Siena del 16 agosto 2018: trionfo da outsider, la cronaca della "carriera" in Piazza del Campo

Lupa, Lupa, Lupa. E’ la terza vittoria della Contrada di Vallerozzi, proprio la stessa che aveva dovuto attendere 27 anni per inaugurare il trittico. Per i non intenditori è un trionfo totalmente inatteso, per quelli che ci capiscono era statisticamente difficile dopo che la sorte l’aveva messa di rincorsa con un lotto di cavalli in cui più o meno tutti si fregiavano della qualifica di “partitore”.

E invece il coraggio del fantino Giuseppe Zedde detto Gingillo, un tempo promessa e vincitore, poi gravemente infortunato e incapace al ritorno di pretendere cavalli importanti, è stato decisivo. Con tutti i barberi avviati prima di lui verso San Martino, Gingillo ha scelto il “viottolo di Beppe” (un tempo solo appannaggio del grande fantino Giuseppe Gentili detto Ciancone), correndo il rischio di sfiorare gli steccati interni e soprattutto quello di affrontare la prima curva con un minimo spazio per svoltare.

L’affidabilità di Porto Alabe al suo dodicesimo Palio e alla sua seconda vittoria ha fatto il resto. Dal “polverone” di San Martino esce la Lupa prima e così resterà mentre alle sue spalle si appannavano le carriere dei più gettonati pretendenti al drappellone di Charles Szmkowicz.

Ai canapi

Facciamo un passo indietro. L’ordine di ingresso tra i canapi è il seguente:  Drago con Pathos de Ozieri (baio castrone di 10 anni di Giorgio Campanini) e Andrea Mari detto Brio; Giraffa con Queen Winner (baio femmina di 9 anni di Sandra Rossi) e Francesco Caria detto Tremendo; Civetta con Tabacco (sauro C 6 di Antonio Siri) e Giosuè Carboni detto Carburo; Pantera con Rexi (baio oscuro C 8 di Nicola Sandroni) e Jonatan Bartoletti detto Scompiglio; Tartuca con Rodrigo Baio (baio C 8 di Massimo Maria Alessi) e Giovanni Atzeni detto Tittia; Nicchio con Tale e Quale (baio C 6 di Osvaldo Costa) e Luigi Bruschelli detto Trecciolino; Valdimontone con Schietta (baio F 7 di Anna Maoddi) e Antonio Siri detto Amsicora; Bruco con Solo Tue Due (sauro C 7 di Chiara Falciani) e Sebastiano Murtas detto Grandine; Leocorno  con Osama Bin (baio C 11 di Mark Harris Getty) e Carlo Sanna detto Brigante; di rincorsa la Lupa con Porto Alabe (sauro C 10 di Fabrizio Brogi) e Giuseppe Zedde detto Gingillo. Il prolungarsi della mossa e le tre uscite dai canapi sono inizialmente addebitate al Montone che prende anche due avvertimenti dal mossiere, poi appare chiaro che la Lupa non rinuncia al Palio.

La carriera

Attardato solo il Drago, il gruppo dei partenti si getta avanti a cominciare dalla Giraffa, ostacolandosi e intruppandosi dieci secondi dopo quando si tratta di prendere la prima curva nella miglior traiettoria.

Al primo San Martino, la Giraffa allarga e la Lupa passa davanti. Perde coordinazione il Montone che cade e attarda la Tartuca. Da dietro il Drago è in rimonta, ma nelle retrovie sono il Nicchio e il Bruco a farsi strada dopo Lupa e Giraffa. La lunghezza e mezza presa da Porto Alabe e Gingillo diventa una costante e che nessuno più li raggiungerà diventa evidente quando Nicchio e Bruco cadono al secondo Casato. L’arrivo è a nerbo alzato davanti a Giraffa e Drago.

La chiusura della carriera apre alla notte dei vincitori e all’inverno dei rimpianti. Piazza del Campo un po’ più vuota del solito, testimonianza di solidarietà per le vittime di Genova espresso da una piazza attonita la mattina della quarta prova e curiosa polemica che non accenna a svanire per il fatto che l’arcivescovo Buoncristiani ha rifiutato di benedire il drappellone dell’artista Szmkowicz per mancanza della necessaria sacralità.