Si ammalò di tumore: Monsanto condannata per pesticida


Negli Stati Uniti Monsanto condannata a pagare un risarcimento di 289 milioni di dollari a un uomo che ha denunciato l’azienda dopo essersi ammalato di tumore

Negli Stati Uniti Monsanto condannata a pagare un risarcimento di 289 milioni di dollari a un uomo che ha denunciato l'azienda dopo essersi ammalato di tumore

è una sentenza che fa e farà discutere quella comminata da un giudice di San Francisco alla Monsanto, gruppo che si occupa di biotecnologie nel comparto agricolo. La multinazionale infatti è stata condannata a risarcire con 289 milioni di dollari un uomo ammalatosi di tumore e secondo il quale la causa sarebbe da ricondurre a un pesticida prodotto dal colosso biotech.

Dewayne Johnson, questo il nome dell’uomo, custode di siti scolastici a San Francisco, aveva utilizzato il pesticida dal 2014, quando aveva 42 anni: in seguito gli è stato diagnosticato un linfoma non-Hodgkin.

Monsanto si è difesa spiegando che la patologia impiega anni per manifestarsi e che quindi Johnson deve esserne stato affetto da prima ma il giudice ha condannato la multinazionale che non avrebbe fornito adeguate indicazioni sui rischi del prodotto.

Coldiretti: Italia leader dei divieti al glifosato

In Italia è vietato l’uso del glifosato nelle aree frequentate dalla popolazione o da “gruppi vulnerabili” quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili ed aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie, ma anche in campagna in pre-raccolta “al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura”.

Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare gli effetti del decreto del Ministero della Salute in vigore dal 22 agosto del 2016 in riferimento alla condanna in Usa della Monsanto.

“L’Italia deve porsi all’avanguardia nelle politiche di sicurezza alimentare nell’Unione Europea e fare in modo che – sottolinea la Coldiretti – le misure precauzionali introdotte a livello nazionale riguardino coerentemente anche l’ingresso in Italia di prodotti stranieri trattati con modalità vietate nella Penisola”.

“Si tratta – continua la Coldiretti – di una misura per garantire i primati acquisiti dall’Italia nella sicurezza alimentare ed ambientale confermati dall’ultimo rapporto del Ministero della Salute”.

Più precisamente sui controlli effettuati sul territorio nazionale su frutta, ortaggi, cereali, olio, vino, baby food e altri prodotti e di origine italiana solo lo 0,4% dei campioni e risultato superiore ai limiti massimi ammessi per residui chimici mentre sui prodotti all’importazione la percentuale di irregolarità sale al 3,2%.

L’agricoltura italiana è la più green d’Europa con la maggior percentuale di prodotti agroalimentari in regola per residui chimici irregolari, la leadership nel biologico con 72mila operatori, la decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati (Ogm), 40mila aziende agricole impegnare nel custodire semi o piante a rischio di estinzione, 415 vini Doc/Docg e 295 specialità Dop/Igp/Stg riconosciute a livello comunitario ottenute nel rispetto di precisi disciplinari di produzione.