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Decreto dignità: consulenti del lavoro poco convinti

La Compagnia del buon Lavoro coordinata da Massimo Rosa propone al Governo il Lavoro di Cittadinanza: lanciata una petizione online che sta raccogliendo enormi consensi

Il Ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio

In attesa di leggere il testo ufficiale del decreto dignità le anticipazioni non convincono a pieno i consulenti del lavoro. Positivi gli interventi in materia fiscale e sul gioco di azzardo, da rivedere quelli in materia di lavoro

Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto dignità proposto dal Ministro dello Sviluppo economico e del lavoro, Luigi Di Maio. Tante le novità, che hanno scatenato numerose reazioni.

Le anticipazioni mediatiche del decreto dignità non convincono pienamente i Consulenti del Lavoro. In attesa di leggere il testo ufficiale della norma, non disponibile al momento, la Categoria può solo fare considerazioni di carattere generale e se sono positivi gli interventi annunciati dal Governo in materia fiscale e sul gioco di azzardo, da rivedere quelli in materia di lavoro.

Le misure in materia fiscale e contabile sono state ben accolte dai professionisti, sia per la previsione di abolire lo split payment per le prestazioni di servizi rese alle Pubbliche Amministrazioni sia per gli interventi mirati a semplificare le attività di studio, come nel caso del rinvio della scadenza dello spesometro e della revisione del redditometro. Condivisibile anche lo spirito con cui è stata disposta la norma che cerca di salvaguardare i livelli occupazionali penalizzando chi sceglie di delocalizzare, a patto, però, di rendere più accoglienti le condizioni generali del Paese per chi vuole fare impresa, a cominciare dall’elevato costo del lavoro.

Apprezzabili anche gli interventi restrittivi sul gioco d’azzardo, un fenomeno che sta mietendo numerose vittime in questi lunghi anni di crisi economica. Di gran lunga migliorabili, invece, le novità in materia di lavoro, che di fatto irrigidiscono di molto il rapporto di lavoro. Per di più all’inizio del periodo estivo, quando ci sarebbe bisogno di maggiore flessibilità, in particolare nel settore turistico, per incentivare l’occupazione.

La riduzione della durata e del numero di proroghe dei contratti a termine induce al turn over e, quindi, non assicura stabilità al mercato del lavoro. Inoltre, il ritorno alle causali potrebbe alimentare nuovamente il contenzioso, molto ridimensionato negli ultimi anni. Infine, l’equiparazione integrale della disciplina del Contratto a tempo determinato alla Somministrazione paralizza un intero settore, che occupa lavoratori in possesso di ogni garanzia di natura contrattuale e previdenziale.

La lettura del testo ufficiale del decreto dignità darà gli spunti tecnici necessari a elaborare il contributo di idee migliorative, che il Consiglio Nazionale presenterà nel corso delle audizioni parlamentari. Anche se diventa difficile rintracciare l’urgenza insita nello strumento del Decreto-legge.

Il commento del Codacons: “Bene stretta sul gioco d’azzardo”

Bene per il Codacons la stretta sulle pubblicità dei giochi inserita nel Decreto dignità, ma lo stop deve valere per tutti i messaggi pubblicitari in modo incondizionato. Lo afferma l’associazione dei consumatori commentando le novità in materia introdotte dal decreto voluto da Luigi Di Maio.

“Da anni chiediamo di bloccare le pubblicità dei giochi che avvicinano in modo pericoloso i cittadini, specie i più giovani, all’azzardo, e in tal senso accogliamo con favore il decreto – spiega il presidente Carlo Rienzi –. Tuttavia lo stop alle pubblicità non può fare distinzioni e deve valere in modo incondizionato per tutti. Se si inizia ad inserire deroghe come quella prevista per gli spot che godono del logo sicuro dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, il provvedimento rischia di perdere valore e di non produrre gli effetti sperati, perché tutte le pubblicità dei giochi sono potenzialmente pericolose e alimentano la dipendenza”.

“Ed è molto probabile che i privati ricorrano alla Corte Costituzionale per disparità di trattamento pretendendo che la pubblicità, se deve essere vietata, deve esserlo per tutti o se deve essere consentita lo deve essere per tutti” conclude Rienzi.

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