Boom di multe dei vigili urbani ma a pagarle sono in pochi


Indagine della CGIA di Mestre: dal divieto di sosta ai limiti di velocità aumentano le multe dei vigili urbani agli automobilisti ma solo il 39% paga. Al Sud quasi nessuno

Indagine della CGIA di Mestre: dal divieto di sosta ai limiti di velocità aumentano le multe dei vigili urbani agli automobilisti ma solo il 39% paga. Al Sud quasi nessuno

Negli ultimi 10 anni le multe comminate dai vigili urbani a seguito della violazione del codice della strada sono aumentate di quasi l’81 per cento, ma il numero di automobilisti che le hanno pagate è sceso drasticamente.

Nel 2016, ultimo anno in cui i dati sono disponibili, appena il 39 per cento di chi ha ricevuto una contravvenzione per aver lasciato l’auto in divieto di sosta o per non aver rispettato i limiti di velocità ha eseguito il pagamento. Il rimanente 61 per cento non lo ha proprio fatto e, ipotizza la CGIA di Mestre in una sua indagine, forse lo ha eseguito solo in seguito, approfittando dell’introduzione della rottamazione delle cartelle avvenuta in più riprese in questi ultimi 2 anni.

Gli artigiani mestrini fanno sapere che nel 2016 gli oltre 8 mila Comuni italiani hanno disposto quasi 2,5 miliardi di euro di multe per la violazione del codice della strada, anche se poi hanno riscosso circa 1 miliardo (cioè il 38,8 per cento). Rispetto a 10 anni prima, la situazione per le casse comunali è peggiorata moltissimo. Nel 2006, infatti, a fronte di 1,3 miliardi di multe comminate, a onorarle era stato quasi il 60 per cento dei destinatari della sanzione.

“La farraginosità del sistema – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – rende molto difficile l’opera di riscossone. C’è la necessità di efficientare e velocizzare l’attività di recupero nei confronti di chi non paga entro i limiti di legge, anche se è necessario che molte amministrazioni comunali si ravvedano. Gli automobilisti, e in particolar modo coloro che usano gli automezzi per ragioni di lavoro, non sono un bancomat. Pertanto, l’utilizzo degli autovelox o dei T-red, ad esempio, andrebbe regolato con maggiore attenzione, tenendo conto delle fasce orarie della giornata che, come si sa, presentano flussi di traffico molto differenziati”.

E’ altresì vero che il massiccio utilizzo degli autovelox avvenuto in questi ultimi anni ha contribuito, assieme alla diffusione negli autoveicoli di sistemi di sicurezza sempre più efficienti, a ridurre drasticamente il numero di feriti e di morti nelle nostre strade.

“Sicuramente – segnala il Segretario della CGIA Renato Mason – il massiccio utilizzo dei rilevatori elettronici di velocità e gli alcol test hanno dissuaso molti automobilisti a correre a velocità elevate che, ricordo, è una delle principali cause degli oltre 3 mila incidenti stradali mortali registrati in Italia nel 2016. Tuttavia, l’applicazione degli autovelox fissi e mobili andrebbe coordinata meglio, intensificandone la presenza solo nelle strade dove l’incidentalità è nettamente superiore alla media”.

Come detto, negli ultimi 10 anni sia le persone ferite sia quelle morte a seguito di incidenti stradali sono scese drasticamente. Le prime sono diminuite del 25 per cento (332.955 nel 2006 passati a 249.175 nel 2016), le seconde, invece, hanno subito una contrazione del 42 per cento (5.669 nel 2006 ridotti a 3.283 nel 2016). Tuttavia, l’Italia rimane ancora oggi uno dei Paesi dove i morti sulle strade sono tra i più elevati d’Europa.

A livello regionale, infine, la percentuale della riscossione delle contravvenzioni stradali comminate dai Vigili urbani dei Comuni del Sud si attesta al 27,5 per cento, con punte minime del 23,2 per cento in Campania e addirittura del 18,4 per cento in Sicilia. Sale al 34,2 per cento nel Centro, per attestarsi al 42,9 per cento nel Nordovest e al 56 per cento nel Nordest. Le amministrazioni comunali più virtuose per le multe sono quelle ubicate nella Regione Friuli Venezia Giulia (65,2 per cento di riscossione), nella Provincia Autonoma di Bolzano (74,2 per cento) e, in particolar modo, nel Molise (74,5 per cento).

COSA SUCCEDE SE NON SI PAGANO MULTE STRADALI?

Quando si commette una violazione al codice della strada, la multa è l’inizio di un complesso procedimento sanzionatorio che in estrema sintesi può essere riassunto come segue.

Entro 5 giorni dal ricevimento della contravvenzione è possibile pagare la sanzione nella misura minima, usufruendo di uno sconto del 30 per cento. Decorso tale termine e sino al 60° giorno successivo, la sanzione è dovuta in misura piena (senza sconti).

In caso di mancato pagamento, presso la residenza del proprietario del veicolo verrà notificato un “verbale” contro il quale è possibile ricorrere al Giudice di Pace nel termine di 30 giorni o al Prefetto entro 60 giorni.

Se si continua a non pagare, si riceverà una cartella di pagamento (nell’ipotesi in cui l’ente locale si avvale del concessionario della riscossione, ad esempio, l’ Agenzia delle Entrate-Riscossione). Decorsi 60 giorni dalla notifica di quest’ultima, persistendo la morosità, l’ente della riscossione attiverà le procedure cautelari ed esecutive. Nel caso di debiti sino a 1.000,00 euro, prima di procedere, il concessionario dovrà inviare al contribuente per posta ordinaria un’ulteriore comunicazione di sollecito.

Tra le procedure cautelari, vi può essere il fermo amministrativo dei veicoli intestati al debitore. Prima di procedere, anche in questo caso il contribuente riceverà una comunicazione di preavviso con la quale viene invitato a mettersi in regola.
Infine, vengono attuate le procedure esecutive vere e proprie che in questi casi consistono nel pignoramento di somme del contribuente presso terzi, ad esempio conto corrente o stipendio.