Strage di Via Fani, 40 anni dopo Mattarella ricorda le vittime


Il Capo dello Stato ha deposto una corona di fiori in via Mario Fani dove le Brigate Rosse sequestrarono il Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro uccidendo i cinque agenti della scorta

Il Presidente Sergio Mattarella in Via Fani depone una corona di fiori dinanzi alla lapide che ricorda il tragico agguato all'On. Aldo Moro ed agli uomini della sua scorta

Quaranta anni fa la strage di Via Fani a Roma e il rapimento di Aldo Moro. Oggi nella Capitale si è svolta la cerimonia di commemorazione per il quarantennale della strage di Via Fani, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, delle più alte cariche dello Stato, delle autorità civili, dei familiari delle vittime e di circa 60 studenti.

Il Presidente della Repubblica ha deposto una corona di fiori in via Mario Fani dove le Brigate Rosse sequestrarono il Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro uccidendo i cinque agenti della scorta.

L’anniversario è stato celebrato con l’inaugurazione di un monumento commemorativo dedicato a Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi.

Presenti anche il Presidente del Senato della Repubblica, Pietro Grasso, la Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini e rappresentanti delle istituzioni.

La cerimonia ha avuto inizio con lo scoprimento, da parte della sindaca di Roma Virginia Raggi, del capo della Polizia Franco Gabrielli e del comandante generale dei Carabinieri Giovanni Nistri, del nuovo monumento che testimonia una “nuova” memoria per ricordare le vittime della strage di Via Fani.

Le celebrazioni sono poi proseguite, in Largo Cervinia, poco distante da via Fani, per l’inaugurazione di un giardino in ricordo del sacrificio dei cinque uomini della scorta, con una targa toponomastica a loro dedicata con la scritta “Giardino Martiri di via Fani”.

La storia della strage di Via Fani

Ore 9,03 del 16 marzo 1978 a Roma. Una telefonata anonima al 113 segnala colpi d’arma da fuoco in via Fani.

Dentro un’Alfa Romeo Alfetta il cadavere della guardia di Pubblica Sicurezza Giulio Rivera ed il corpo agonizzante del vice brigadiere di Pubblica Sicurezza Francesco Zizzi; dentro la Fiat 130 che precedeva l’Alfetta, i cadaveri dell’appuntato dei Carabinieri Domenico Ricci e del maresciallo dei Carabinieri Oreste Leonardi; a terra la guardia di Pubblica Sicurezza Raffaele Iozzino.

L’eccidio venne compiuto da un commando delle Brigate Rosse che in quella circostanza sequestrarono l’onorevole Aldo Moro, lo statista della Democrazia Cristiana poi ucciso 55 giorni dopo. I 3 giovani poliziotti caduti nella strage di Via Fani, il 16 febbraio del 1979 furono insigniti della medaglia d’Oro al valor civile.

I loro nomi sono incisi anche nelle piccole lapidi del Sacrario presente alla Scuola superiore di Polizia dove si è conclusa la giornata commemorativa: il capo della Polizia Franco Gabrielli insieme al prefetto Filippo Dispenza, al direttore della Scuola Annamaria Di Paolo e ai familiari delle vittime, hanno assistito prima alla Santa Messa nella Cappella interna al Sacrario dei Caduti e poi hanno osservato un momento di raccoglimento davanti alle lapidi dei tre poliziotti.

Fedeli: “Ricordo ancora vivo da testimoniare alle nuove generazioni”

 

“Il ricordo di quello che è avvenuto in Via Fani 40 anni fa è nitido in noi che quei tempi li abbiamo vissuti. Il rapimento del presidente della Democrazia cristiana e l’uccisione dei cinque uomini della scorta per mano di un commando di terroristi sono immagini di una pagina terribile della storia del nostro Paese che rimane indelebile nella nostra memoria. Ma ancora più indelebili rimangono la figura e la lezione di Aldo Moro, eccelso statista, uomo di valori democratici, di inestimabili serietà e apertura. Oggi, a 40 anni di distanza, abbiamo il dovere di mantenere vivo il suo ricordo e quello dei fatti che lo hanno visto protagonista: le nuove generazioni devono conoscere la storia di chi ha lottato a costo della vita per costruire un Paese di diritti e di partecipazione democratica”. Così la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli.

“La sua vita è stata tutta orientata a garantire una tenuta democratica al nostro Paese: da professore universitario, da componente della Commissione dei Settantacinque che aveva il compito di redigere il testo costituzionale, da uomo di governo. È a lui che, da Ministro della Pubblica Istruzione, dobbiamo l’introduzione dell’Educazione civica come materia d’insegnamento nelle scuole. È a lui che dobbiamo il tentativo – a dispetto delle resistenze esterne e interne al suo partito – di costruire un’esperienza di governo che si giovasse del contributo del PCI con l’obiettivo di imprimere una nuova spinta riformista al Paese” aggiunge.

“L’uomo del Compromesso storico fu rapito mentre si stava recando in Parlamento dove si votava la fiducia al primo governo con il sostegno dei comunisti. Cinquantacinque giorni dopo il suo corpo verrà ritrovato nel portabagagli di un’auto in via Caetani a Roma. Ma la sua lezione è viva ancora oggi, i valori per cui si è battuto sono a fondamento della vita civile e sociale del nostro Paese. Lavoriamo per continuare a dare loro forza, per rinnovarli e per trasmetterli alle nostre giovani e ai nostri giovani affinché li riconoscano e non li disperdano”, ha concluso la Ministra.