Allarme siccità in Italia: il Po è a secco


Coldiretti: livello idrometrico sceso a -2,56 metri. Agricoltura in ginocchio

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Le piogge sono mancate anche nei mesi di Marzo e Aprile

PIACENZA – Il caldo africano di questi giorni, sommato all’assenza di piogge, ha fatto scattare l’allarme siccità in Italia. Un esempio su tutti: il livello del fiume Po è sceso due metri e mezzo sotto lo zero idrometrico (-2,59), un metro e venti centimetri in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Come sottolinea Coldiretti è l’effetto di una Primavera che in Italia si classifica come la seconda più calda e la quarta più asciutta dal 1800. La Confederazione ha effettuato un monitoraggio al Ponte della Becca e lancia l’allarme siccità nelle città e nelle campagne.

Le precipitazioni nei mesi primaverili sono state quasi il 50% inferiori rispetto al periodo di riferimento dopo un inverno particolarmente asciutto con un deficit idrico del 48%.

“Lo stato del più grande fiume italiano – spiega la Coldiretti – è rappresentativo della crisi idrica del Paese, anche perchè dal bacino idrico del Po dipende il 35% della produzione agricola nazionale”. Ad essere in difficoltà non sono solo le coltivazioni. In molti comuni i cittadini sono stati invitati a non sprecare acqua, mentre autobotti sono in azione per dare un aiuto ai paesi più in difficoltà. Lungo la Penisola con il grande caldo e la siccità gli agricoltori sono già dovuti ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le coltivazioni: dagli ortaggi alla frutta, dai cereali al pomodoro, ma anche i vigneti e il fieno per l’alimentazione degli animali per la produzione di latte per i grandi formaggi tipici.

“L’Italia è a secco e se l’Emilia Romagna ha richiesto addirittura al Governo lo stato di emergenza la situazione è preoccupante quasi ovunque. Dal Veneto al Piemonte, dalla Lombardia alla Liguria, dalla Toscana al Lazio, dall’Umbria alla Calabria, dalla Campania alla Puglia, dalla Basilicata fino in Sicilia e Sardegna sono poche le regioni risparmiate” prosegue la Confederazione.

Le anomalie climatiche della prima parte del 2017 hanno già provocato danni stimati dalla Coldiretti in quasi un miliardo di euro.

Siccità: la mappa delle regioni in crisi idrica

In Sardegna l’assenza di piogge sta condizionando tutti i settori agricoli, con perdite nella produzione di oltre il 40% mentre in Veneto si parla di poche settimane di autonomia mentre in Toscana scarseggiano anche i foraggi per il bestiame e crolla la produzione di miele.

Ma la situazione è drammatica a macchia di leopardo lungo tutta la Penisola. I girasoli e il granoturco stanno seccando in Umbria, ma difficoltà sono segnalate anche in ampie aree del Lazio dove è già scattata la turnazione su tutti gli impianti irrigui dell’Agro Pontino.

In Campania nel Cilento, nell’Alento e nella piana del Sele ci sono problemi per gli ortaggi e la frutta, ma anche per la mozzarella di bufala perché la mancanza di acqua mette in crisi anche gli allevamenti e i caseifici.

In Puglia gli effetti della siccità si vedono nelle perdite di produzione, aumento dei costi per le risemine, ulteriori lavorazioni, acquisti di nuove piantine e sementi.

E in Sicilia la siccità non è uno spettro, ma una realtà concreta con gli invasi a secco e la necessità di anticipare l’inizio della stagione irrigua negli agrumeti.

“Gli agricoltori sono già impegnati a fare la propria parte – sottolinea Coldiretti – per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti. Ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio e la competitività dell’intero settore alimentare”.

“Di fronte alla tropicalizzazione del clima se vogliamo continuare a mantenere l’agricoltura di qualità, dobbiamo organizzarci per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi con interventi strutturali che non possono essere più rimandati. Occorrono interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, creando bacini aziendali e utilizzando le ex cave e le casse di espansione dei fiumi per raccogliere acqua” conclude Coldiretti.