Debutta la nuova etichetta con l’indicazione obbligatoria dell’origine del latte


Il 19 Aprile entra in vigore il decreto che tutela la produzione lattiero-casearia made in Italy

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Nei prossimi 180 giorni potranno essere smaltite le scorte con la vecchia etichettatura

ROMA – Da domani, mercoledì 19 Aprile, scatta l’obbligo per i produttori di indicare in etichetta l’origine del latte e dei prodotti lattiero-caseari. Secondo un monitoraggio della Coldiretti, due confezioni di latte a lunga conservazione su tre sono già in regola con la nuova etichetta di origine che consente di smascherare il latte straniero spacciato per italiano.

La Confederazione ha raccolto i campioni di latte in vendita nei principali supermercati e negozi italiani, alla vigilia dell’entrata in vigore del decreto “Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011” firmato dai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.15 del 19 gennaio 2017.

“La situazione – sottolinea la Coldiretti – è più variegata per yogurt e formaggi anche perché il provvedimento prevede che sarà possibile, per un periodo non superiore a 180 giorni, smaltire le scorte con il sistema di etichettatura precedente anche per tenere conto della stagionatura”.

“Con l’etichettatura di origine però si dice finalmente basta all’inganno del falso made in Italy con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, cosi come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, senza che questo sia stato obbligatorio fino ad ora riportarlo in etichetta”, ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo.

Cosa è indicato nella nuova etichetta

Il provvedimento riguarda l’indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari, si applica al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale e prevede l’utilizzo in etichetta delle seguenti diciture:

a) “Paese di mungitura”: nome del Paese nel quale è stato munto il latte;

b) “Paese di confezionamento e trasformazione”: nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato.

Come spiega la Coldiretti qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte”: nome del Paese.

Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate – precisa la Coldiretti – le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Infine qualora le operazioni avvengano nel territorio di più Paesi situati al di fuori dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: “latte di Paesi non UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi non UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Per le violazioni si applicano le sanzioni di cui all’art. 4, comma 10, della legge 3/2/2011, n. 4.

Codacons: “Ora estendere la nuova etichettatura a tutti i prodotti alimentari”

Il Codacons in una nota esprime soddisfazione per la nuova etichetta del latte: “Da decenni attendevamo un simile provvedimento e finalmente, dopo anni in cui i consumatori hanno totalmente ignorato la provenienza del latte bevuto e del formaggio mangiato, sarà possibile garantire piena trasparenza” spiega il presidente, Carlo Rienzi.

“Quello sul latte però è solo un primo passo: chiediamo infatti di estendere l’obbligo di etichettatura d’origine alla totalità dei prodotti alimentari. Oggi per beni di elevato uso quotidiano come sughi e pasta regna il mistero, e non si conosce da quale Paese del mondo provenga la materia prima” prosegue Rienzi.

“I consumatori, al contrario, hanno pieno diritto di sapere cosa mangiano perché l’origine dei prodotti modifica le scelte economiche degli utenti” conclude.

L’associazione dei consumatori chiede inoltre di chiudere definitivamente la strada a qualsiasi semaforo in etichetta, sistema chiesto dalla lobby delle multinazionali dell’alimentare, che danneggerebbe il made in Italy e gli stessi consumatori.