Trasfusioni sicure in Italia: nessuna infezione da HIV e epatiti da oltre 10 anni


I dati del Centro Nazionale Sangue mostrano l’efficacia dell’attuale sistema

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Il rischio residuo di contrarre un’infezione a seguito di una trasfusione di sangue è prossimo allo zero

ROMA – Il livello di sicurezza delle trasfusioni in Italia è al massimo storico e da oltre dieci anni non ci sono segnalazioni di infezioni da HIV ed epatite. È il dato diffuso dal Centro Nazionale Sangue, organo tecnico del Ministero della Salute e Autorità Competente con funzioni di coordinamento e controllo tecnico-scientifico del sistema trasfusionale nazionale.

Su ogni donazione di sangue, ricorda il Centro, vengono effettuati i test, anche molecolari, per la ricerca di Hiv ed epatite C e B, che hanno permesso ad esempio nel 2015 di trovare e bloccare 1709 positività su 1691 donatori. Tale livello di sicurezza delle trasfusioni è garantito da un sistema basato sulla donazione volontaria, periodica, anonima, responsabile e non remunerata.

Contribuisce anche l’utilizzo per la qualificazione biologica di test di laboratorio altamente sensibili e un’accurata selezione medica dei donatori di sangue, volta a escludere i soggetti che per ragioni cliniche o comportamentali sono a rischio.

“In virtù di questi interventi, il rischio residuo di contrarre un’infezione a seguito di una trasfusione di sangue è prossimo allo zero, come ampiamente dimostrato dal sistema di sorveglianza nazionale coordinato dal Centro Nazionale Sangue” afferma Giancarlo Maria Liumbruno, Direttore generale del Centro.

“A fronte di più di 3 milioni di emocomponenti trasfusi ogni anno (8.349 emocomponenti trasfusi ogni giorno), da oltre dieci anni in Italia non sono state segnalate infezioni post-trasfusionali da HIV, virus dell’epatite B e virus dell’epatite C. Le sentenze della magistratura che vengono riportate periodicamente dai media si riferiscono a trasfusioni avvenute negli anni ‘80 e ‘90, quando il sistema di vigilanza e le stesse conoscenze scientifiche erano molto diverse” aggiunge.

I dati sulle trasfusioni presentati dal CNS, spiega Vincenzo Saturni, coordinatore pro tempore CIVIS (Coordinamento interassociativo volontariato italiano sangue), “confermano gli importanti passi avanti compiuti dall’Italia in tema di qualità e sicurezza, allineandoci agli standard dei Paesi più evoluti in ambito sanitario/trasfusionale”.

“Il volontariato del sangue, inoltre, è impegnato ogni giorno nella fondamentale promozione di stili di vita sani tra i donatori volontari e associati, al fine di rendere ancora più elevati i livelli di sicurezza per gli emocomponenti e i farmaci plasmaderivati. Grazie anche a quest’azione siamo arrivati all’84% di donatori periodici e associati, fattore che ci posiziona ai primissimi posti nel mondo e che rappresenta un ulteriore indicatore di qualità e sicurezza” conclude.