Accise post terremoto, da Agosto quasi due miliardi all’erario


Indagine Cgia di Mestre: dal 24 Agosto con l’aumento lo Stato ha incassato 1,8 miliardi per finanziare la ricostruzione

L’aumento delle accise sui carburanti colpirebbe ancora gli automobilisti, già tartassati

ROMA – L’aumento delle accise sui carburanti, ipotizzato dal Governo per rispondere alle richieste di riduzione del deficit arrivate da Bruxelles, tiene ancora banco.

Nei giorni scorsi da più parti si sono levate voci contrarie all’ipotesi di nuovi rincari.

Oggi la Cgia di Mestre ricorda che per finanziare la ricostruzione post terremoto lo Stato finora ha incassato quasi due miliardi dall’aumento delle accise sui carburanti.

In particolare, da Settembre 2016 al 31 Gennaio 2017 gli italiani hanno versato all’erario 1,8 miliardi di euro interamente ascrivibili alle accise sui carburanti introdotte per finanziare la ricostruzione di 5 aree colpite da altrettanti terremoti avvenuti in Italia in questi ultimi 50 anni.

Accise, ricordano gli artigiani di Mestre, che ancora adesso, sebbene siano state rese permanenti, paghiamo perché dovrebbero finanziare i lavori del dopo-sisma del Belice (1968), del Friuli (1976), dell’Irpinia (1980) dell’Abruzzo (2009) e dell’Emilia Romagna (2012).

Ma considerato che buona parte di queste ricostruzioni sono terminate da molti anni «almeno in linea puramente teorica possiamo affermare che per i primi interventi di messa in sicurezza e di avvio dei lavori di ricostruzione nelle aree del centro Italia colpite dal terremoto del 24 Agosto scorso in soli 5 mesi gli italiani hanno versato nelle casse dello Stato 1,8 miliardi di euro» dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo.

«Pertanto, sostenere che non è facile trovare le risorse economiche per affrontare queste emergenze non corrisponde al vero. Pur sapendo che queste entrate provenienti dall’applicazione delle accise non hanno alcun vincolo di spesa e in larga parte finiscono nel capitolo delle uscite pubbliche, resta il fatto che gli italiani continuano a pagare delle imposte che sono state introdotte per fronteggiare gli effetti negativi provocati da calamità naturali che, in massima parte, sono stati risolti» aggiunge.

«Preso atto di ciò, correttezza vorrebbe che queste risorse, che continuiamo a pagare ogni qual volta ci rechiamo ad una stazione di servizio con la nostra auto, fossero utilizzate per fronteggiare le nuove emergenze come quelle che hanno colpito il centro Italia a partire dal 24 Agosto scorso. E non voci di spesa che nulla hanno a che vedere con le finalità per cui sono state introdotte» sottolinea Zabeo.

La stima di 1,8 miliardi di accise pagate in 5 mesi

Prendendo a modello i dati e le stime dei consumi di gasolio per autotrazione e di benzina registrati a partire dall’1 Settembre 2016 fino al 31 Gennaio 2017, l’Ufficio studi della Cgia ha stornato dal prezzo alla pompa la quota riconducibile alle 5 accise introdotte per la ricostruzione post-sisma e gli effetti sull’Iva incassati dal fisco.

«Ogni volta che ci rechiamo a fare il pieno alla nostra autovettura 12 centesimi di euro al litro ci vengono prelevati per finanziare la ricostruzione delle zone che sono state devastate negli ultimi decenni da questi eventi sismici. Con questa destinazione d’uso gli italiani continuano a versare all’erario circa 4 miliardi di euro all’anno» sottolinea il Segretario della Cgia, Renato Mason.

«Se, come dicono gli esperti, questi fenomeni distruttivi avvengono mediamente ogni 5 anni, è necessario che queste risorse siano impiegate in particolar modo per realizzare gli interventi di prevenzione nelle zone a più alto rischio sismico e per fronteggiare i primi interventi nelle zone appena colpite» conclude.

Gli artigiani di Mestre: no all’aumento delle accise

La Cgia, inoltre, ribadisce la sua contrarietà al possibile aumento che le accise potrebbero subire nelle prossime settimane per far fronte alle richieste dell’Ue di correzione del nostro disavanzo per un importo complessivo di 3,4 miliardi di euro.

«Se oggi Bruxelles ci chiede di rivedere i nostri conti pubblici – conclude Zabeo – ciò è in parte dovuto al fatto che il Parlamento ha approvato una legge di Bilancio per il 2017 molto generosa sul fronte della spesa. I vari bonus erogati con una certa magnanimità e l’innalzamento della no tax area per i pensionati, ad esempio, ci costeranno poco più di 1,3 miliardi di euro. Quasi lo stesso importo che il Governo Gentiloni vuole recuperare con il ritocco all’insù delle accise sui carburanti».

La Cgia, infine, ricorda che entro la fine di quest’anno il Governo dovrà recuperare 19,5 miliardi di euro, altrimenti dal 1° gennaio 2018 scatterà la clausola di salvaguardia che “provocherà” l’innalzamento dell’aliquota ordinaria dell’Iva dal 22 al 25% e quella ridotta dal 10 al 13%. Se non evitati, questi aumenti faranno salire alle stelle anche i prezzi dei carburanti.

«Un motivo in più per non anticiparne l’aumento già dalla fine di questo mese visto che, tra le altre cose, continuiamo a pagare le accise introdotte per la guerra di Abissinia (1935), per la crisi di Suez (1956), per il disastro del Vajont (1963), per l’alluvione di Firenze (1966), per la missione in Libano (1983), per la missione in Bosnia (1996) e per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri (2004)» affermano gli artigiani di Mestre.