Marshall vende Green Hill: la Brambilla esulta


«Benissimo, l’Italia da oggi è un po’ più civile»

La Brambilla con alcuni cuccioli salvati da Green Hill
La Brambilla con alcuni cuccioli salvati da Green Hill

ROMA – «Marshall se ne va? Benissimo, l’Italia da oggi è un po’ più civile». Così Michela Vittoria Brambilla, commenta la recente decisione del colosso multinazionale della vivisezione annuncia.

Marshall, infatti, ha intenzione di vendere la controllata Green Hill, l’ultimo allevamento italiano di beagle destinati ai laboratori e di lasciare l’Italia.

Green Hill era finito al centro di un clamoroso processo per maltrattamento ed uccisione di animali e decine di animali erano stati liberati dagli animalisti.

«Non abbiamo bisogno di un’azienda che ha la responsabilità morale (quelle penali sono personali) di aver incoraggiato, come spiega la sentenza d’appello, condotte “rispondenti ad una precisa e voluta politica volta a massimizzare i profitti e a minimizzare i costi di gestione a scapito della salute e del benessere degli animali» tuona la presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente.

«Due gradi di giudizio hanno accertato le responsabilità dell’amministratore delegato, del direttore e del veterinario della controllata Green Hill, che hanno violato leggi penali. Nello stabilimento di Montichiari si producevano morte e sofferenza per sete di guadagno: questi sono i fatti. Ed è assurdo ed ipocrita qualsiasi tentativo di nasconderli con il fantasioso pretesto di una presunta “persecuzione”» prosegue la Brambilla.

«Il testo che vieta sul territorio nazionale l’allevamento di cani, gatti e primati destinati alla sperimentazione, di cui sono autrice e promotrice, è diventato legge, insieme con altre norme “restrittive” sulla vivisezione, grazie ad una scelta etica del Parlamento italiano, che ha risposto alle sollecitazioni della stragrande maggioranza dei cittadini e merita assoluto rispetto» aggiunge.

«Comunque sono altri gli abbandoni che mi dispiacciono. Per esempio quello della giovane studiosa italiana che ha dovuto lasciare l’Italia per poter lavorare a progetti di ricerca medica con metodi alternativi alla sperimentazione animale. Questa ragazza ha appena avuto la soddisfazione di vincere uno dei riconoscimenti del Lush Prize 2016 destinati a ricercatori junior. Per favore, non ci raccontino che l’unica scienza possibile è quella basata sulla sofferenza» conclude.