Olio di palma, importazioni in calo nel 2016


Triplicate negli ultimi dieci anni ma dopo il parere dell’EFSA le cose stanno cambiando

Nei primi sette mesi dell'anno -10% per le importazioni di olio di palma
Nei primi sette mesi dell’anno -10% per le importazioni di olio di palma

ROMA – I sempre più frequenti spot televisivi delle maggiori aziende alimentari che pubblicizzano prodotti senza olio di palma sono l’indice del cambiamento registrato, per questo particolare prodotto, anche dalle importazioni.

Nell’ultimo decennio, infatti, sono più che triplicate (+212%) quelle nel nostro Paese, raggiungendo l’anno scorso la cifra record di oltre 1,6 miliardi di chili. Ma il trend, come rileva un’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat, si sta invertendo perché nei primi sette mesi del 2016 si registra un calo del 10%.

L’associazione collega il decremento dei volumi di olio di palma importati al parere dell’Autorità Alimentare Europea (EFSA) nel quale si segnalano possibili effetti tossico o cancerogeni di alcuni contaminanti di processo che si sviluppano durante il processo produttivo nell’olio di palma e in altri oli vegetali, margarine e alimenti trasformati.

«L’inversione di tendenza è dovuta al numero crescente di industrie alimentari che quest’anno hanno fatto giustamente la scelta prudenziale di togliere l’olio di palma nei propri prodotti. Una opportunità che può essere colta con la valorizzazione delle coltivazioni nazionali grazie alle profonde innovazioni che sono stati introdotte e alla disponibilità delle imprese agricole nazionali» spiega Coldiretti.

Alle preoccupazioni per l’impatto sulla salute a causa dell’elevato contenuto di acidi grassi saturi si aggiungono infatti quelle dal punto di vista ambientale perché l’enorme sviluppo del mercato dell’olio di palma sta portando al disboscamento di vaste foreste. «Senza dimenticare – aggiunge l’associazione – l’inquinamento provocato dal trasporto a migliaia di chilometri di distanza dal luogo di produzione e le condizioni di sfruttamento del lavoro delle popolazioni locali».

Per consentire scelte di acquisto consapevoli da parte dei consumatori il 13 dicembre 2014 è stato introdotto nella legislazione comunitaria l’obbligo di specificare in etichetta la natura dell’olio eventualmente utilizzato nei prodotti alimentari confezionati.

Non è più possibile pertanto utilizzare la dicitura generica olio vegetale, giocando sul fatto che nella nostra tradizione quando si pensa all’olio si pensa a quello di oliva, ma si deve indicare con precisione di quale olio si tratta.

Per i prodotti venduti sfusi al forno o in panetteria invece deve essere sempre esposto e a disposizione dei consumatori, l’elenco degli ingredienti utilizzati.