Editoriale, un esercito solo dentro i confini


Molte le operazioni estere dell'esercito italiano
Molte le operazioni estere dell’esercito italiano

Sulla questione Libia, dibattito politico aperto sull’utilizzo di basi ed esercito italiani

Non sono tra quelli che continuano a giudicare M5S un fenomeno di colore. Sentendo Di Battista contrastare la decisione del Governo italiano di impegnarsi non con l’Esercito, o altra forza militare, ma indirettamente con la cencessione della basi strategiche per raggiungere la Libia, tuttavia ho sentito esprimere concetti che mi sono sembrati populistici, atti a piacere alla gente o, meglio ancora, validi per un futuro prossimo a mo’ di “io l’avevo detto”.

M5S è contrario all’impegno diretto, che non è immediata questione, e al fiancheggiamento agli Usa. Al no, viene accostata una previsione di inutilità oggettiva della guerra aerea oltre al timore di reprimende terroristiche su un territorio nazionale finora indenne. A ben guardare la posizione di M5S è la medesima sostenuta lo scorso anno in Parlamento e con la lettera al segretario Onu Ban Ki-moon; risalendo di due anni ancora la visione del M5S si fa più ristretta: no categorico a ogni missione coordinata e rientro dei militari da ogni sito estero. M5S non è dichiaratamente pacifista e antimilitarista, ma nega l’utilità – visti i precedenti – di ogni operazione fuori dai confini.

Quanto all’immigrazione, tema connesso, M5S è contraria anche qui a Frontex e ogni altra operazione coordinata con stati amici e propende per la via di aiuti allo sviluppo in loco trattati direttamente da delegazioni italiane con gli stati destinatari.

Coerenza che, tuttavia, qui non si accoppia alla maturità politica in quanto tale strategia nel caso migliore equivale a quello che negli scacchi è definito arrocco; mossa che generalmente passa all’avversario il diritto all’iniziativa.