Erdogan non arretra sulla pena di morte


Erdogan sfida Bruxelles: «Solo nella Ue non c’è, il nostro statuto è revocabile». Gentiloni: «Stop ai negoziati»

Il presidente turco Erdogan ha promesso punizioni esemplari agli autori del tentato golpe
Il presidente turco Erdogan ha promesso punizioni esemplari agli autori del tentato golpe

ROMA – In Turchia, dopo il fallito colpo di stato militare e la caccia ai traditori, la reintroduzione della pena di morte si avvicina ogni giorno di più. Le immagini drammatiche di centinaia di prigionieri politici seminudi, ammanettati e ammassati come bestie hanno fatto il giro del mondo provocando un’ondata di sdegno. Ma il presidente turco Erdogan, scampato il pericolo del golpe, fa orecchie da mercante agli appelli arrivati dall’Unione europea e dagli Stati  Uniti. Le minacce di Bruxelles e di Washington rispettivamente di un’interruzione dei negoziati di adesione all’Unione e dell’uscita dalla Nato, hanno fatto il solletico ad Ankara che non è arretrata di un millimetro dalla propria posizione. «La pena di morte – ha detto Erdogan alla Cnn – c’è negli Stati Uniti, in Russia, in Cina e in diversi Paesi nel mondo. Solo in Europa non c’è». L’abolizione nel Paese non è un problema per il presidente turco, che sempre alla televisione americana ha spiegato che in Turchia «non ci sono statuti irrevocabili» e che se il Parlamento deciderà per la reintroduzione lui non si opporrà. Erdogan è tornato di nuovo ad attaccare anche l’imam Gulen, paragonato a Osama Bin Laden e da lui ritenuto la mente dietro al tentativo di rovesciare la sua presidenza.

Nella foto diffusa su Twitter le armi sottratte ai militari autori del golpe
Nella foto diffusa su Twitter le armi sottratte ai militari autori del golpe

La tensione con Bruxelles sale dunque di ora in ora mentre non si ferma la caccia ai complottisti in Turchia dopo il fallito colpo di stato militare. Sono migliaia le persone arrestate con l’accusa di aver partecipato al golpe: di queste, oltre 6mila sono militari, centinaia invece i poliziotti oltre a magistrati e funzionari ministeriali che sono stati rimossi dall’incarico. Lunedì Steffen Seibert, il portavoce della Cancelliera tedesca Angela Merkel, aveva detto che la reintroduzione della pena di morte «significherebbe la fine dei negoziati di adesione di Ankara all’Unione europea. La Germania e la Ue hanno una posizione chiara – aveva proseguito il portavoce della Merkel – e rifiutano categoricamente la pena di morte. L’Unione europea è una comunità di valori unita attorno all’idea che la pena capitale si situa fuori da questi valori. Queste affermazioni della Turchia sono inquietanti». Una linea ribadita ieri anche dal ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, che a Radio Anch’io ha usato parole simili a quelle dell’alleato tedesco: «Se la Turchia dovesse reintrodurre la pena di morte i negoziati per l’adesione di Ankara all’Unione europea si interromperebbero – ha spiegato il titolare della Farnesina -. Appare chiaro che non sta né in cielo né in terra di continuare un qualsiasi percorso negoziale con un Paese dove viene reintrodotta la pena di morte, visto che tra i principi dell’Unione europea c’è ovviamente l’abolizione».