La fibromialgia è una sindrome da dolore cronico complessa e altamente invalidante, spesso accompagnata da disturbi emotivi, cognitivi e del sonno
La fibromialgia è una sindrome da dolore cronico complessa e altamente invalidante, spesso accompagnata da disturbi emotivi, cognitivi e del sonno. Nei pazienti con decorso prolungato la risposta alle terapie tende a ridursi, suggerendo l’esistenza di cambiamenti neurobiologici stabili. Un recente studio di neuroimaging, pubblicato su Journal of Affective Disorders, ha analizzato la connettività funzionale tra sostanza bianca e sostanza grigia (WM-GM FC) tramite risonanza magnetica funzionale a riposo, confrontando pazienti con fibromialgia di lunga durata, di breve durata e controlli sani. I risultati mostrano una riduzione diffusa della comunicazione cerebrale nei pazienti cronici, fortemente associato a dolore, ansia e depressione.
Un dolore che diventa malattia del sistema nervoso
La sindrome fibromialgica (Fibromyalgia Syndrome, FMS) è definita come una condizione di dolore cronico centrale, caratterizzata da dolore muscoloscheletrico diffuso, affaticamento, disturbi del sonno e alterazioni emotive. La sua prevalenza nella popolazione generale varia tra il 2% e l’8%, con un forte impatto sulla qualità di vita e sui costi sanitari.
Nonostante ciò, i meccanismi fisiopatologici restano in gran parte oscuri, limitando la possibilità di diagnosi precise e trattamenti mirati. In particolare, i pazienti con FMS di lunga durata mostrano caratteristiche cliniche peculiari: dolore più intenso e persistente, maggiore comorbidità con ansia e depressione e una risposta spesso insoddisfacente alle terapie farmacologiche convenzionali.
Negli ultimi anni, le tecniche di neuroimaging hanno evidenziato alterazioni sia della sostanza grigia (variazioni di volume e attività in aree coinvolte nel dolore e nelle emozioni) sia della sostanza bianca (ridotta integrità dei fasci di connessione). Tuttavia, questi risultati sono risultati spesso eterogenei e difficilmente traducibili nella pratica clinica. Un approccio più recente e promettente è lo studio della connettività funzionale tra sostanza bianca e sostanza grigia (WM-GM FC), che permette di osservare come le vie di connessione e le regioni corticali e sottocorticali cooperino dinamicamente all’interno delle reti cerebrali.
Lo studio: metodo e popolazione
Questo studio ha coinvolto 52 pazienti con fibromialgia primaria (30 con sintomi da almeno un anno, definiti “long-term”, e 22 con sintomi inferiori a un anno, “short-term”) e 49 controlli sani, appaiati per età, sesso e livello di istruzione . Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a risonanza magnetica funzionale a riposo (rs-fMRI) e a una valutazione clinica dettagliata, comprensiva di scale standardizzate per depressione (HAMD), ansia (HAMA), intensità del dolore (VAS), qualità del sonno e durata dei sintomi.
Dal punto di vista metodologico, la WM-GM FC è stata calcolata correlando l’attività BOLD di 48 fasci di sostanza bianca, definiti tramite atlante JHU, con quella di 82 regioni di sostanza grigia basate sulle aree di Brodmann. Questa impostazione consente una visione globale della comunicazione cerebrale, superando la tradizionale separazione tra analisi della sostanza grigia e della sostanza bianca.
Risultati principali: una disconnessione che emerge con il tempo
I risultati mostrano un dato chiave: solo i pazienti con fibromialgia di lunga durata presentano una riduzione significativa e diffusa della connettività WM-GM rispetto ai controlli sani. In totale, sono state identificate 64 connessioni significativamente ridotte, mentre nessuna differenza significativa è emersa tra i pazienti a breve termine e i controlli. Questo suggerisce che le alterazioni osservate non siano caratteristiche iniziali della malattia, ma il risultato di un processo di cronicizzazione.
Un elemento particolarmente rilevante è il coinvolgimento del fascicolo uncinato sinistro (uncinate fasciculus, UF): ben 44 delle 64 connessioni ridotte coinvolgono questo fascio, che collega il lobo temporale (inclusi amigdala e regioni limbiche) con le aree prefrontali. Le regioni di sostanza grigia interessate comprendono corteccia cingolata, corteccia prefrontale dorsolaterale, aree somatosensoriali primarie e secondarie, corteccia temporale e aree motorie.
Connessioni cerebrali e sintomi clinici
Un ulteriore punto di forza dello studio è l’analisi delle correlazioni tra connettività alterata e sintomi clinici nei pazienti long-term. La riduzione della connettività tra il fascicolo uncinato sinistro e specifiche regioni cerebrali mostra correlazioni negative significative con: Depressione (HAMD), in particolare per le connessioni con corteccia motoria primaria e regioni temporali; ansia (HAMA), per le connessioni con la corteccia cingolata e temporale media; intensità del dolore (VAS), per le connessioni con corteccia somatosensoriale, cingolata e prefrontale; durata del dolore, soprattutto per le connessioni con corteccia prefrontale dorsolaterale e regioni limbiche.
In termini neurobiologici, questi risultati suggeriscono che la disfunzione del fascicolo uncinato possa compromettere l’integrazione tra elaborazione emotiva, memoria del dolore e controllo cognitivo discendente, favorendo la persistenza e l’amplificazione del dolore cronico.
Il ruolo centrale del fascicolo uncinato sinistro
Il fascicolo uncinato è una via cruciale per la comunicazione tra sistemi emotivi e cognitivi. La sua lateralizzazione sinistra è particolarmente rilevante per l’integrazione verbale-affettiva e per la codifica dei ricordi legati all’esperienza dolorosa. La marcata riduzione della sua connettività nei pazienti con FMS di lunga durata può spiegare fenomeni clinici frequenti, come la difficoltà a descrivere il dolore, l’esacerbazione dei sintomi in risposta allo stress e la tendenza alla catastrofizzazione.
Gli autori sottolineano come questo pattern di disconnessione sembri tipico della fibromialgia cronica rispetto ad altre condizioni di dolore cronico, come l’emicrania o il dolore lombare cronico, nelle quali risultano coinvolti circuiti differenti. Ciò rafforza l’ipotesi che la fibromialgia di lunga durata rappresenti un vero e proprio sottotipo neurobiologico, caratterizzato da un’alterazione stabile delle reti cerebrali.
Implicazioni cliniche e prospettive future
Sebbene la connettività WM-GM non rappresenti di per sé un bersaglio terapeutico diretto, essa può fungere da biomarcatore per identificare i pazienti a rischio di cronicizzazione e di scarsa risposta ai trattamenti. In prospettiva, tecniche di neuromodulazione come la stimolazione magnetica transcranica profonda (dTMS) potrebbero essere utilizzate per modulare indirettamente le reti coinvolte, in particolare quelle connesse al fascicolo uncinato.
Lo studio presenta alcune limitazioni, tra cui il disegno trasversale (che non consente inferenze causali) e l’uso di una soglia di un anno per definire la cronicità, che potrebbe semplificare un processo neurobiologico graduale. Tuttavia, i risultati forniscono una base solida per studi longitudinali futuri e per lo sviluppo di strategie di trattamento più personalizzate.
In conclusione, gli autori evidenziano che la fibromialgia di lunga durata non è soltanto una condizione di dolore persistente, ma si associa a profonde alterazioni della comunicazione cerebrale. La riduzione diffusa della connettività tra sostanza bianca e grigia, con il coinvolgimento centrale del fascicolo uncinato sinistro, offre una nuova chiave di lettura della cronicità della malattia. Comprendere come il dolore prolungato rimodelli le reti cerebrali apre la strada a nuovi biomarcatori e a interventi mirati, con l’obiettivo di prevenire la progressione della fibromialgia e ridurne l’impatto sulla vita dei pazienti e sulla società.
Ziyi Gao et al., Widespread reductions in white matter-gray matter functional connectivity in long-term fibromyalgia syndrome patients J Affect Disord. 2026 Jan 15;393(Pt B):120499. doi: 10.1016/j.jad.2025.120499. Epub 2025 Oct 17.
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