Ora è il cane a rincorrere il Padrone. L’alternative rock che scappa dal guinzaglio e morde la libertà nel nuovo singolo dei Tundra
Padrone è il ritorno dei Tundra, singolo con cui la band racconta ruvidamente il sottile confine tra libertà e prigionia. Un brano che mastica rock alternativo e lo sputa fuori con rabbia, incalzando l’ascoltatore e chiedendo quanto è davvero disposto a perdere pur di sentirsi vivo.
Siamo davvero sicuri di dover salvare un cane ogni volta che lo vediamo vagare da solo? Forse quel momento di solitudine è la sua unica fuga da un’esistenza fatta di recinti, comandi e obbedienza. I Tundra portano alla luce questo paradosso: se da una parte scappare dall’ospedale significa strappare via il tubo che ci tiene in vita, dall’altra può significare libertà. A volte può essere dolorosa, selvaggia, perfino autodistruttiva, ma è pur sempre libertà.
Sul piano sonoro, Padrone è un animale ferito: nelle strofe mostra gli occhi scuri, sospesi tra nostalgia e rabbia repressa; nei ritornelli spalanca i denti, affila le chitarre, accelera fino a trasformarsi in un bolide che corre oltre i limiti, fino allo schianto finale. La struttura stessa del brano – nata dall’unione di due canzoni scartate in un primo momento, ma molto affini – riflette l’incoerenza di chi lotta per respirare nonostante il peso di doveri e obblighi che lo soffocano.
I Tundra costruiscono un sound diretto, viscerale, che non cerca mai la via più comoda, ma che sbatte in faccia la realtà.
Padrone parla di tagliare i legami quando fanno troppo male, senza paura. Di affetti che stringono al punto da togliere il fiato, di chi divora il nostro tempo e poi lo getta quando non gli serve più. Il nuovo brano dei Tundra è un cane che corre, morde e non chiede scusa: un inno a chi ha il coraggio di scegliere la libertà anche quando questa lascia cicatrici sul corpo.

