Gotta, firsekibart meglio di colchicina nel prevenire le recidive nei pazienti che iniziano terapia ipouricemizzante
Uno studio clinico di fase II, randomizzato, multicentrico e con controllo attivo, presentato al congresso ACR e pubblicato su ACR Open Rheumatology, ha dimostrato che una singola somministrazione di firsekibart, sia alla dose di 100 mg sia a quella di 200 mg, è superiore alla colchicina 0,5 mg/die nel prevenire gli attacchi acuti nelle 12 settimane successive all’avvio della terapia ipouricemizzante.
I risultati di questo trial suggeriscono che firsekibart potrebbe rappresentare una nuova opzione terapeutica per ottimizzare la gestione della gotta durante la fase iniziale dell’ULT, quando il rischio di riacutizzazioni è storicamente più elevato.
Razionale d’impiego e meccanismo d’azione di firsekibart
L’inizio della ULT, pur essendo fondamentale per il controllo cronico della malattia, è spesso associato alla comparsa di riacutizzazioni dovute alle fluttuazioni dei livelli di acido urico, che destabilizzano i cristalli di urato monosodico articolari e scatenano l’infiammazione acuta.
La profilassi tradizionale, basata su colchicina, FANS o glucocorticoidi, presenta limiti significativi legati alla tollerabilità, alla presenza di comorbidità e alla sicurezza a lungo termine. Per questo, nelle linee guida internazionali e cinesi si riconosce un ruolo crescente agli inibitori dell’IL-1 nei contesti in cui i trattamenti convenzionali siano inefficaci, controindicati o mal tollerati.
Firsekibart è un anticorpo monoclonale umano IgG4/λ ad alta affinità, progettato per legare e neutralizzare selettivamente l’interleuchina-1β, impedendo l’attivazione del suo recettore e l’avvio della cascata infiammatoria.
Rispetto agli anticorpi IgG1, la classe IgG4 è associata, generalmente, a una minore citotossicità complemento-dipendente e ad una minore citotossicità cellulare anticorpo-dipendente, con un potenziale vantaggio in termini di tollerabilità.
Studi preclinici suggeriscono inoltre per firsekibart una maggiore affinità di legame e una maggiore capacità neutralizzante rispetto ad altri inibitori di IL-1β.
Il farmaco aveva già mostrato un buon profilo di sicurezza nel primo studio di fase 1 su volontari sani, e ulteriori studi clinici ne avevano evidenziato l’efficacia nel trattamento delle riacutizzazioni acute di gotta sia in prima linea sia in contesti di seconda linea.
Tutti gli studi clinici sono finanziati e coordinati da Changchun GeneScience Pharmaceutical Co., Ltd., azienda biofarmaceutica con sede in Cina.
Obiettivi e disegno dello studio
L’obiettivo primario di questo trial di fase II è stato quello di mettere a confronto firsekibart con colchicina in termini di numero medio di riacutizzazioni per paziente nelle 12 settimane successive all’avvio dell’ULT.
Lo studio, condotto in 41 centri cinesi, ha arruolato 162 partecipanti, tutti uomini, di età compresa tra 18 e 75 anni, con una storia di almeno due attacchi acuti nell’anno precedente e in fase di inizio ULT o già avviata da meno di una settimana.
I pazienti sono stati randomizzati, secondo un rapporto 1:1:1, a trattamento con una singola somministrazione sottocute di firsekibart 100 mg, firsekibart 200 mg o colchicina 0,5 mg/die per 12 settimane.
L’ULT è stata somministrata in tutti i gruppi per l’intera durata dello studio, prevalentemente con febuxostat (utilizzato da oltre il 90% dei partecipanti), con possibilità di variazione del dosaggio a discrezione dei ricercatori coinvolti nella sperimentazione clinica.
Gli endpoint secondari comprendevano la proporzione di pazienti con almeno una riacutizzazione, il tempo alla prima riacutizzazione, la durata degli episodi e il profilo di sicurezza.
Risultati principali
Differenze di efficacia osservate rispetto alla colchicina
L’analisi ha mostrato differenze nette tra firsekibart e colchicina. Nel gruppo trattato con firsekibart 200 mg non si è verificato alcun attacco nell’intero periodo di osservazione; con firsekibart 100 mg solo un paziente (1,8%) ha sperimentato una riacutizzazione, avvenuta 23 giorni dopo la dose e con durata di soli 2 giorni.
In confronto, 12 pazienti su 55 (21,8%) nel gruppo colchicina hanno sperimentato almeno una recidiva di malattia, con una durata media di 11,6 giorni. Anche il numero medio di attacchi per partecipante ha confermato la superiorità di firsekibart: 0 nella coorte 200 mg, 0,02 nella coorte 100 mg, contro 0,34 nel gruppo colchicina.
L’analisi del rate ratio ha mostrato per firsekibart 100 mg una riduzione del rischio del 95% rispetto alla colchicina (rate ratio: 0,05; IC95%: 0,01-0,43; p = 0,006).
Per la dose di 200 mg, non essendosi verificati eventi, non è stato possibile stimare un intervallo di confidenza, ma il confronto non parametrico ha confermato la significatività statistica (p = 0,0004).
Anche il tempo alla prima riacutizzazione non è stato raggiunto nei gruppi firsekibart, mentre nel gruppo colchicina le recidive si sono distribuite lungo tutte le 12 settimane dello studio.
Valutazione della sicurezza e dell’immunogenicità
Sul piano della sicurezza, firsekibart ha presentato un profilo comparabile alla colchicina, con un’incidenza di eventi avversi tra il 76% e l’80% nei diversi gruppi.
La maggior parte degli eventi era di gravità lieve o moderata; nessun partecipante nei gruppi firsekibart ha sospeso il trattamento per eventi avversi e non sono stati riportati eventi correlati al farmaco di gravità elevata.
Le infezioni delle vie respiratorie superiori, spesso considerate un possibile segnale associato all’inibizione della via dell’IL-1, sono risultate simili tra firsekibart (10,3%) e colchicina (9,1%).
L’immunogenicità si è mantenuta bassa e senza impatto clinico: gli anticorpi anti-farmaco erano presenti solo in modalità transitoria, a basso titolo e senza rilevanza per la sicurezza o l’efficacia.
Implicazioni cliniche e prospettive future
I risultati dello studio indicano che firsekibart potrebbe rappresentare una nuova strategia efficace e sicura per prevenire gli attacchi acuti di gotta nella delicata fase di avvio dell’ULT, un momento cruciale per l’aderenza del paziente e per il successo terapeutico a lungo termine.
L’efficacia osservata, in particolare l’assenza totale di riacutizzazioni nel gruppo 200 mg, suggerisce come un singolo trattamento possa fornire una protezione superiore rispetto alla profilassi standard con colchicina, e con una migliore tollerabilità.
La possibilità di ottenere un controllo così efficace con una singola somministrazione potrebbe inoltre migliorare la gestione clinica, riducendo la complessità terapeutica e favorendo la compliance.
Pur considerando i limiti dello studio, come la durata relativamente breve e la popolazione composta esclusivamente da pazienti cinesi, i dati raccolti offrono un’importante evidenza preliminare a supporto di firsekibart come potenziale opzione innovativa per la profilassi delle riacutizzazioni gottose.
Studi più estesi e di maggiore durata saranno necessari per definirne il ruolo nella pratica clinica internazionale, ma i risultati ottenuti aprono prospettive significative per il futuro trattamento della gotta.
Bibliografia
Yu Y et al. Firsekibart as a Prophylactic Treatment for Acute Gout Flare in Participants Initiating Urate‐Lowering Therapy: A Phase 2, Randomized, Open‐Label, Multicenter, Active‐Controlled Trial. ACR Open Rheumatol. 2025;7(11). doi: 10.1002/acr2.70111
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