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Bobby Solo torna con “Shishkebab”

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Bobby Solo torna con “Shishkebab”: un messaggio di ritmo vestito di pop. Un brano che apre lo sguardo alla pace

Parlare di Bobby Solo significa ripercorrere un tratto importante della musica italiana, un percorso che continua a rinnovarsi anche quando sembra impossibile aggiungere qualcosa di nuovo. “Shishkebab”, il singolo in uscita il 16 dicembre, è l’ennesima dimostrazione di come un artista con decenni di carriera alle spalle possa ancora sorprendere. Il brano arriva con passo tranquillo, senza l’intenzione di imporsi, ma finisce per restare addosso grazie alla sua semplicità e alla sua chiarezza.

A un primo sguardo, il titolo può sembrare un gioco leggero. In realtà nasconde un’idea precisa: lo shishkebab è un piatto che attraversa frontiere, religioni e abitudini diverse. È un simbolo di scambio e convivenza, e Bobby lo usa per raccontare un bisogno urgente del nostro tempo. Il riferimento al conflitto tra Israele e Palestina non è mascherato. Il testo parla in modo diretto, quasi quotidiano, evitando retorica e puntando subito al Non l’assalto dei parà / stop a guerre e crudeltà”. Non cerca l’effetto poetico, ma una verità semplice, detta senza paura.

C’è poi una delle immagini più riuscite del Apri i tuoi occhi ai colori senza dividerli / gli arcobaleni nascono così”. Una frase che ricorda quanto sia facile dividere il mondo in categorie e quanto sia più impegnativo accettare la complessità dei colori che convivono. È un invito a guardare l’insieme senza smontarlo in parti che finiscono per diventare muri.

Il testo non evita nemmeno figure di riferimento come il Papa. La citazione “Anche il Papa guarda in là / predicando santità / per ognuno in libertà” serve a ricordare che il desiderio di pace non appartiene solo ai discorsi istituzionali. La canzone lo riporta a un livello umano, quotidiano, come se stesse dicendo che chiunque, dal più semplice al più autorevole, può scegliere di guardare oltre.

Il progetto nasce sotto la cura di Luigi Mosello per Music Universe APS. La produzione tiene insieme l’anima storica dell’artista e un suono moderno che scivola verso il pop e la danza senza perdere autenticità. Il ritmo è immediato, la melodia resta in testa, ma ciò che davvero sostiene il brano è il messaggio. Tutti condividono la stessa tavola, reale o simbolica, e quando si condivide, la guerra perde significato.

“Shishkebab” non alza la voce, non pretende di essere un inno ufficiale. È una spinta gentile che invita a fermare un attimo e ricordare ciò che conta davvero. È un brano che combina leggerezza e consapevolezza, due elementi che spesso sembrano lontani ma che qui trovano un equilibrio naturale. La musica, ancora una volta, diventa un’occasione per unire invece di dividere.

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