Un ampio studio randomizzato giapponese, pubblicato su Scientific Reports, confronta paracetamolo e celecoxib nel trattamento del mal di schiena cronico
Un ampio studio randomizzato giapponese, pubblicato su Scientific Reports, confronta paracetamolo e celecoxib nel trattamento del mal di schiena cronico. I risultati mostrano la non inferiorità del paracetamolo nel controllo del dolore e, sorprendentemente, un miglioramento superiore su ansia, depressione e qualità di vita. Secondo gli autori si tratta di un’evidenza in grado di ridefinire le scelte terapeutiche e le future linee guida.
La sfida della lombalgia cronica e la necessità di nuove evidenze
Il mal di schiena cronico rappresenta una delle principali cause di limitazione funzionale, assenza dal lavoro e disabilità a livello globale. La complessità della condizione, influenzata da fattori biomeccanici, psicologici e sociali, rende la gestione terapeutica un tema centrale per la medicina moderna. Nonostante ciò, molte opzioni farmacologiche sono ancora sostenute da evidenze limitate, soprattutto nel lungo periodo.
Nel corso degli anni, i FANS hanno rappresentato il trattamento di riferimento, mentre il paracetamolo è stato spesso considerato un farmaco “debole”, nonostante un utilizzo vastissimo. La scarsa presenza di studi rigorosi che ne valutassero l’efficacia nel dolore cronico ne aveva relegato il ruolo a seconda scelta. Da questa esigenza nasce uno studio giapponese, concepito come trial di non inferiorità, che per la prima volta confronta direttamente paracetamolo e celecoxib in pazienti con lombalgia cronica stabile.
Lo studio ha coinvolto 156 pazienti, selezionati da un gruppo iniziale più ampio, e li ha assegnati in modo randomizzato ai due trattamenti: paracetamolo (3 g/die) o celecoxib (200 mg/die) per un periodo di quattro settimane. L’elevato tasso di completamento conferma la buona tollerabilità delle terapie e la solidità dei risultati finali.
Paracetamolo equivalente al celecoxib nel controllo del dolore
L’obiettivo principale dello studio era valutare la variazione del dolore percepito attraverso una scala numerica (NRS).
Lo studio ha arruolato 156 pazienti con lombalgia cronica, assegnati in modo equivalente ai due trattamenti: 70 a paracetamolo e 69 a celecoxib. Diciassette pazienti (10,9%) sono usciti dal follow-up, senza differenze significative tra i gruppi (p = 0,797), indicando una paragonabile aderenza.
Al basale, i due gruppi non presentavano differenze significative nei punteggi di dolore (NRS), catastrofizzazione (PCS), depressione (HADS-D) e qualità di vita (EQ-5D). Il gruppo paracetamolo mostrava invece valori peggiori di PDAS e ansia (HADS-A).
L’endpoint principale, variazione del dolore su NRS, ha mostrato che il paracetamolo non è inferiore al celecoxib: in tutte le valutazioni la differenza tra i gruppi non ha mai superato il margine di non-inferiorità di 0,3 punti. La null hypothesis (“paracetamolo almeno 0,3 punti meno efficace”) è stata sempre rigettata.
Il risultato è stato chiaro, come precisano gli autori: la riduzione del dolore è risultata sovrapponibile nei due gruppi, con una differenza ben al di sotto della soglia definita per la non inferiorità. Questo significa che il paracetamolo non è meno efficace del celecoxib nel trattare il mal di schiena cronico.
Questa equivalenza assume particolare rilievo alla luce del fatto che il celecoxib, FANS selettivo COX-2, è considerato più potente e specifico nel trattamento del dolore muscoloscheletrico. Il paracetamolo, invece, agisce attraverso meccanismi centrali ancora non pienamente chiariti, ma sempre più riconosciuti come rilevanti nella modulazione del dolore cronico.
Nei risultati secondari, il paracetamolo ha mostrato miglioramenti significativi a 2 e 4 settimane in tutti gli outcome (NRS, PCS, PDAS, ansia, depressione, EQ-5D). Nel gruppo celecoxib sono migliorati solo NRS e PCS, mentre PDAS, HADS-A, HADS-D ed EQ-5D non hanno mostrato cambiamenti rilevanti. A confronto diretto, paracetamolo ha ottenuto riduzioni significativamente maggiori di PDAS, ansia e depressione a entrambe le settimane, oltre a un miglioramento più marcato della qualità di vita alla settimana 4.
Dunque, i pazienti trattati con paracetamolo hanno mostrato miglioramenti più marcati sul piano psicologico: ansia e depressione si sono ridotte in misura maggiore rispetto al gruppo celecoxib. Allo stesso modo, l’impatto del dolore sulle attività quotidiane è diminuito più rapidamente e la qualità di vita complessiva ha registrato un incremento superiore.
Questi dati suggeriscono che il paracetamolo, pur non essendo un antinfiammatorio, possa agire su dimensioni centrali della percezione del dolore e sulle componenti emozionali che spesso amplificano la sensazione dolorosa nei pazienti con lombalgia cronica.
Per quanto riguarda la sicurezza, gli eventi avversi sono stati più frequenti con celecoxib (8,6%) rispetto al paracetamolo (2,8%), sebbene il confronto non sia risultato statisticamente significativo. Nessun paziente ha dovuto interrompere o modificare il trattamento.
Gli eventi avversi sono stati quindi più numerosi nel gruppo trattato con celecoxib, sebbene nessuno dei due trattamenti abbia determinato interruzioni dello studio. La maggiore tollerabilità del paracetamolo potrebbe rappresentare un ulteriore vantaggio, soprattutto nei pazienti con rischio gastrointestinale o cardiovascolare.
Oltre il dolore: la rilevanza degli aspetti psicologici e della sensibilizzazione centrale
Uno dei contributi più innovativi dello studio risiede nella discussione sui meccanismi che potrebbero spiegare i benefici psicologici osservati con il paracetamolo. Negli ultimi anni è emersa l’idea che questo farmaco non agisca solo come analgesico periferico, ma influenzi anche circuiti cerebrali coinvolti nell’elaborazione emotiva del dolore. È possibile che questo effetto spieghi perché i pazienti trattati con paracetamolo abbiano riportato riduzioni più consistenti in termini di ansia e depressione.
Il mal di schiena cronico, infatti, non è semplicemente un dolore meccanico: è spesso caratterizzato da sensibilizzazione centrale, una condizione in cui il sistema nervoso diventa ipersensibile agli stimoli, amplificando il dolore. Le componenti emotive, cognitive e comportamentali contribuiscono in modo significativo all’intensità del dolore percepito, influenzando sia il decorso della malattia sia il successo del trattamento.
In questo contesto, un farmaco che agisce anche sulla dimensione emotiva del dolore potrebbe offrire un vantaggio significativo. Studi precedenti hanno già evidenziato come il paracetamolo possa modulare le risposte affettive a stimoli positivi e negativi, suggerendo un ruolo più complesso di quanto tradizionalmente attribuito.
Sebbene lo studio presenti limiti intrinseci, come l’assenza di un braccio placebo e il disegno open-label, i risultati sono coerenti, robusti e metodologicamente solidi.
Una possibile svolta nella pratica clinica
I risultati dello studio potrebbero modificare in modo significativo l’approccio terapeutico alla lombalgia cronica. Molte linee guida hanno ridimensionato il ruolo del paracetamolo sulla base di evidenze deboli o indefinite, privilegiando i FANS come prima scelta. Tuttavia, questo nuovo trial dimostra che il paracetamolo: è efficace tanto quanto un FANS selettivo; ha un profilo di sicurezza più favorevole; offre miglioramenti aggiuntivi in termini psicologici e di qualità di vita; è economicamente accessibile e facilmente gestibile; può rappresentare una soluzione ideale per pazienti fragili o con controindicazioni ai FANS.
Il lavoro giapponese suggerisce anche la necessità di ripensare la valutazione dei trattamenti, includendo in modo più sistematico variabili come benessere psicologico, partecipazione sociale e qualità di vita, che sono elementi centrali per chi convive quotidianamente con una condizione cronica.
Le prospettive future potrebbero includere nuovi trial in doppio cieco, studi interculturali o analisi su sottogruppi specifici di pazienti, per comprendere quali profili rispondano meglio a un trattamento rispetto all’altro.
Paracetamolo, nuova prospettiva
Lo studio offre una prospettiva nuova sul ruolo del paracetamolo nella gestione del dolore lombare cronico. Mostra che non solo è in grado di controllare il dolore quanto il celecoxib, ma può avere un impatto più ampio su dimensioni fondamentali della qualità di vita.
Secondo gli autori, il paracetamolo merita di essere rivalutato come trattamento di prima linea per il mal di schiena cronico, soprattutto in quei pazienti che richiedono terapie sicure, ben tollerate e capaci di agire anche sugli aspetti psicologici del dolore.
In un contesto sanitario che spinge sempre più verso una medicina personalizzata, questa evidenza ricorda che talvolta le soluzioni più efficaci sono già nelle nostre mani: serve soltanto il coraggio di guardarle con occhi nuovi.
Kazuhiro Hayashi et al., Randomized open-label non-inferiority trial of paracetamol or celecoxib for patients with chronic low back pain Sci Rep. 2025 Dec 9. doi: 10.1038/s41598-025-31094-y.

