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Il Principe della Grotta delle Arene Candide fu ucciso da un orso

Principe della Grotta delle Arene Candide

Fu per morsi o colpi di zampa da orso che 28.000 anni fa morì il “Principe della Grotta delle Arene Candide” trovato a Finale Ligure, in provincia di Savona in Liguria

Fu per morsi o colpi di zampa da orso che 28.000 anni fa morì il “Principe della Grotta delle Arene Candide” (trovato a Finale Ligure, in provincia di Savona in Liguria). Ma non sul colpo, non subito: riuscì probabilmente a sopravvivere dalle 48 alle 72 ore dopo aver subito l’attacco dell’animale. È la nuova interpretazione per un reperto simbolo del Paleolitico europeo e arriva da un nuovo studio pubblicato sul “Journal of Anthropological Sciences” che presenta prove inedite sul tragico destino del celebre uomo del paleolitico noto appunto come “Il Principe della Grotta delle Arene Candide”. Ad occuparsi di questo super-‘cold case’ è stato un un team multidisciplinare composto da ricercatori delle Università di Cagliari, Firenze, Genova, Pisa, della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la Liguria, del Museo civico di Archeologia Ligure, dell’Université de Montréal e del New Mexico Consortium. Insieme, hanno appunto identificato una serie di traumi compatibili con un violento attacco da parte di un grande carnivoro, probabilmente un orso bruno o un orso delle caverne.

LA SPECIALE SEPOLTURA

“Il Principe”, un adolescente vissuto circa 28.000 anni fa, è uno dei più iconici esempi di sepoltura gravettiana in Europa, ovvero una forma di sepoltura che prevede di cospargere il corpo del defunto con ocra rossa e oggetti personali come conchiglie e pendagli, aggiungendo magari anche copricapi decorati. Il ‘Principe’, infatti, fu sepolto proprio in questo modo: con centinaia di conchiglie, pendenti in avorio e un’imponente lama in selce. E questa scelta, quella di un corredo così ricco e quasi ‘eccessivo’, potrebbe essere legata proprio al tipo di morte che ha fatto, dicono gli studiosi: la straordinaria ricchezza della sepoltura potrebbe infatti “riflettere la necessità- per gli studiosi- di ritualizzare eventi traumatici o morti eccezionali, piuttosto che il rango sociale dell’individuo”.

SONO STATI STUDIATI DA CAPO I TRAUMI

La salma del ‘Giovane Principe’ è esposta da decenni al Museo di Archeologia Ligure di Genova Pegli: gli studiosi avevano individuato sul suo corpo una serie di traumi subito, fin dalla scoperta nel 1942. Ad esempio le lesioni al cranio, al volto, e alla spalla, con perdita della metà sinistra della mandibola e parte della clavicola- e le hanno ricondotte a morsi o colpi di zampa. Hanno inoltre identificato fratture da schiacciamento alle vertebre cervicali, compatibili con una compressione violenta del collo. Ora l’ipotesi formulata per la prima volta negli anni ’40 del secolo scorso è stata riconsiderata, fornendo finalmente un’analisi dettagliata e aggiornata delle lesioni, mai descritta con tale accuratezza fino ad oggi.

I SEGNI DEI MORSI E PURE DI UNA ARTIGLIATA

Le nuove scoperte effettuate dal team di ricerca includono segni di un morso sulla fibula destra, e un’incisione lineare sul cranio (parietale sinistro), potenzialmente compatibile con un colpo di artiglio. Inoltre, gli studiosi hanno documentato tracce di iniziale risposta infiammatoria nelle ossa spugnose, e stimano quindi che il giovane sopravvisse 48-72 ore dopo l’attacco. “Il Principe” mostra anche segni di lesioni recenti al piede -una frattura al mignolo e una lesione della cartilagine nella caviglia- che confermano una scarsa aspettativa di vita presso i cacciatori-raccoglitori paleolitici dopo avere subito traumi agli arti inferiori.

Il quadro traumatico è sorprendentemente simile alle lesioni osservate nelle moderne vittime di attacchi di orso“, affermano gli autori, che sottolineano come la sopravvivenza per qualche giorno dopo aver subito le lesioni “potrebbe avere profondamente colpito la banda di cacciatori-raccoglitori a cui apparteneva Il Giovane Principe”.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)

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