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Diabete di tipo 2, con amicretina perdita di peso significativa

Terapia del diabete di tipo 2 carboidrati

Nei pazienti con diabete di tipo 2 amicretina, un doppio agonista sperimentale del GLP-1 e dell’amilina, ha ridotto il peso corporeo e i livelli di emoglobina glicata

Nei pazienti con diabete di tipo 2 amicretina, un doppio agonista sperimentale del GLP-1 e dell’amilina, ha ridotto il peso corporeo e i livelli di emoglobina glicata, come evidenziato dai risultati principali di uno studio di fase II condivisi da Novo Nordisk, che sta sviluppando la molecola.

Amicretina rappresenta una nuova classe di farmaci poiché combina in un’unica molecola l’attivazione dei recettori del GLP‑1 e dell’amilina, ed è in fase di sviluppo come agente sottocutaneo a somministrazione settimanale e come agente orale a somministrazione quotidiana.

Il GLP‑1 è un ormone incretinico secreto dall’intestino dopo i pasti, la cui azione principale consiste nello stimolare la secrezione di insulina in modo glucosio‑dipendente, ridurre la secrezione di glucagone, rallentare lo svuotamento gastrico e aumentare la sensazione di sazietà. Questi effetti si traducono in un miglior controllo della glicemia post‑prandiale e in una riduzione dell’appetito, con conseguente calo ponderale.

L’amilina, invece, è un peptide co‑secreto dalle cellule beta pancreatiche insieme all’insulina, con una funzione complementare in quanto regola la velocità di svuotamento dello stomaco, modula la risposta del glucagone e contribuisce alla sensazione di pienezza. Nel diabete di tipo 2 la secrezione di amilina è ridotta, e questo contribuisce sia alla disregolazione glicemica sia all’aumento di peso.

Il nuovo farmaco, attivando simultaneamente i due recettori, riesce a potenziare e integrare questi meccanismi. Questo duplice effetto sinergico fa sì che la stimolazione del GLP‑1 ottimizza il controllo glicemico, mentre l’attivazione dell’amilina consolida la regolazione dell’appetito e del metabolismo energetico.

Uno studio di fase II in pazienti con diabete di tipo 2
Lo studio ha valutato efficacia, sicurezza e farmacocinetica di amicretina rispetto al placebo in 448 persone con diabete di tipo 2 non adeguatamente controllato da metformina, con o senza un inibitore SGLT2 come terapia standard (circa il 40% dei partecipanti era già in trattamento con un farmaco di questa classe prima dell’arruolamento).

La sperimentazione, multinazionale, multicentrica, randomizzata, in parallelo, in doppio cieco e controllata con placebo, è stata strutturata come uno studio a dosi multiple ascendenti e ha valutato sei dosaggi sottocutanei settimanali di amicretina, da 0,4 mg a 40 mg, e tre dosaggi orali quotidiani, da 6 mg a 50 mg, con una durata complessiva fino a 36 settimane.

Riduzione dose‑dipendente dell’emoglobina glicata
I risultati hanno mostrato che, partendo da un valore medio di emoglobina glicata (HbA1c) pari al 7,8%, la somministrazione sottocutanea settimanale di amicretina ha prodotto riduzioni dose‑dipendenti fino a ‑1,8% alla settimana 36. La percentuale di pazienti che ha raggiunto valori di HbA1c inferiori al 7% è stata pari all’89,1%, mentre il 76,2% ha ottenuto valori pari o inferiori al 6,5%.

Nei pazienti trattati con la formulazione orale quotidiana, da un valore medio iniziale di HbA1c dell’8,0% sono state osservate riduzioni dose‑dipendenti fino a ‑1,5% alla settimana 36, con il 77,6% dei partecipanti che ha raggiunto valori inferiori al 7% e il 62,6% che ha raggiunto valori pari o inferiori al 6,5%.

I pazienti sottoposti a placebo hanno invece ottenuto riduzioni molto più modeste, pari a ‑0,2% con la formulazione sottocutanea e ‑0,4% con quella orale. Tutti i miglioramenti osservati con amicretina sono risultati statisticamente significativi rispetto al placebo, confermando gli endpoint primari dello studio.

Riduzione significativa vs placebo del peso corporeo
Il trattamento attivo ha prodotto risultati rilevanti anche sul peso corporeo. Nei pazienti con un peso medio iniziale di 99,2 kg, la somministrazione sottocutanea ha portato a una perdita di peso statisticamente significativa fino a ‑14,5%, rispetto al ‑2,6% osservato con placebo, con i soggetti trattati con la dose più alta che hanno mantenuto il dosaggio finale per quattro settimane.

Analogamente, nei partecipanti con un peso medio iniziale di 101,1 kg, la somministrazione orale ha portato a una perdita di peso fino a ‑10,1%, rispetto al ‑2,5% con placebo. Da sottolineare che, per i dosaggi più elevati, indipendentemente dalla via di somministrazione, non è stato osservato alcun plateau nella perdita di peso alla settimana 36.

In termini di sicurezza e tollerabilità, amicretina ha mostrato un profilo coerente con altre terapie basate su incretine e amilina, con eventi avversi più comuni di natura gastrointestinale e, nella grande maggioranza dei casi, di intensità lieve o moderata.

L’azienda ha annunciato l’intenzione di avviare nel 2026 un programma di fase III con amicretina negli adulti con diabete di tipo 2.

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