Accadde oggi: la mattina del 6 dicembre 1990, 35 anni fa, un aereo militare andato in avaria si schiantò su una scuola, l’istituto Salvemini di Casalecchio di Reno, alle porte di Bologna
La mattina del 6 dicembre 1990, 35 anni fa, un aereo militare andato in avaria si schiantò su una scuola, l’istituto Salvemini di Casalecchio di Reno, alle porte di Bologna. L’aereo entrò dalla finestra di un’aula, quella della classe 2A, dove si stava facendo lezione, e causò la morte di 12 ragazzi, tutti di 14 o 15 anni. I feriti furono 88. Questa tragedia venne poi definita e sempre ricordata come la strage del Salvemini. La immagini di quell’incidente, drammatiche, restano scolpite nella memoria di tutti i bolognesi e non solo.
LA STRAGE DELLA 2°A
L’incidente fu provocato da un aereo militare in avaria per un guasto tecnico: il pilota Bruno Viviani, non riuscendo più a controllarlo, si lanciò con il paracadute poco prima dello schianto. Fu processato e condannato per omicidio colposo e disastro aereo, insieme ad altri due militari tra cui l’ufficiale di controllo della torre aerea.
Quel giorno morirono sul colpo: Deborah Alutto, Laura Armaroli, Sara Baroncini, Laura Corazza, Tiziana di Leo, Antonella Ferrari, Alessandra Gennari, Dario Lucchini, Elisabetta Patrizi, Elena Righetti, Carmen Schirinzi, Alessandra Venturi. Della 2A, riuscirono a salvarsi soltanto quattro ragazzi. I sopravvissuti della 2A parlarono in un cortometraggio che fu realizzato nel 2020, in occasione del trentennale della strage.
(Le immagini sono tratte dal sito dedicato alla tragedia del Salvemini)
DOLORE E RABBIA MAI RISOLTI
Il dolore e la rabbia per questa tragedia sono ancora vivi e non possono dirsi risolti. Le famiglie dei ragazzi hanno sempre parlato di mancata giustizia. E per l’esito del processo e per i risarcimenti permessi da una legge, quella sulle vittime, che ha tante carenze. “Ci sono responsabilità che volevamo fossero provate”, ricordava cinque anni fa il presidente dell’associazione, Roberto Alutto, papà di Deborah morta nella strage. “Significava- proseguiva- avere rispetto delle persone, dare una fine al processo e risolvere i problemi che le tragedie portano, evitando che si ripetano”. E sottolineava il fatto che l‘Italia è uno dei pochi Paesi che non si è ancora ancora adeguata alla normativa europea per la tutela delle vittime“.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)

